di Marina Gersony
Nei giorni scorsi Vogue Arabia ha pubblicato sul suo sito web e sulla sua pagina Instagram una mappa di Israele interamente cosparsa di rose e di fiori definendola “Palestina”, salvo l’evidente eccezione della Cupola della Roccia. Un’immagine in apparenza glam, ma in realtà provocatoria, che ha suscitato immediate reazioni di protesta sul web ma che ha anche raccolto migliaia di like da parte della comunità araba e dei suoi alleati (fino ad alcuni giorni fa i like erano oltre 350.000). Questi ultimi hanno subito sottolineato che non si tratta di un problema nuovo, bensì di una questione in corso da anni. Con il plauso di attivisti e artisti in tutto il mondo che hanno condiviso l’immagine che per loro valeva più di mille parole.
Dall’altra parte si sono alzate le voci critiche che hanno evidenziato di come cancellando del tutto Israele, l’illustrazione non offra affatto una comprensione equilibrata del conflitto israelo-palestinese e hanno puntato il dito contro una propaganda araba e palestinese contemporanea – diffusa anche su media considerati a-politici o “rispettabili” – con il tentativo di occultare un atavico disprezzo per milioni di israeliani e di ebrei sotto etichette riconoscibili come “espressione artistica o persino “sforzo educativo”. Con una domanda cruciale: come si fa a pacificarsi con chi ti nega?
Si legge sul sito di Vogue “che il 16 luglio, un incendio sui social media è iniziato quando le persone di tutto il mondo hanno capito che la Palestina era assente in modo notevole da Google Maps. In realtà la Palestina non è mai stata etichettata su Google Maps. Sebbene nel 2016 sia stato diffuso questo dato di fatto, la società tecnologica non ha intrapreso azioni per modificare la sua inesistenza, spiegando che i territori contesi sono rappresentati con una linea grigia tratteggiata”.
Creata dall’illustratore turco Adige Batur, l’immagine s’intitola “La vera mappa”, ed è stata realizzata in risposta a un’ulteriore e recente controversia riguardo a Google Maps che non indicava il nome Palestina sulla sua piattaforma. Una questione che ha suscitato polemiche e discussioni accese con enormi ripercussioni anche politiche. Secondo varie fonti, un utente di Twitter ha accusato Google, ma anche Apple, di aver cancellato dalle loro mappe la Palestina mentre altri utenti hanno sostenuto a loro volta che il nome fosse stato rimosso già in passato, in particolare nel 2016 dal Forum dei giornalisti palestinesi.
In una lunga didascalia su Instagram, Vogue Arabia scrive che “l’immagine che mette in mostra la Palestina al posto di Israele, è stata rapidamente condivisa da alcune delle celebrità più importanti del mondo arabo, tra cui gli attori egiziani Sherihan e Yasmin Raeis. Il post incoraggia inoltre i follower a “leggere la storia completa su Vogue.me, ma non si collega alla storia in questione. Conclude infine all’insegna del politically correct, scrivendo che “il conflitto israelo-palestinese è un argomento hot-button, spesso controverso e divisivo con complessità storica”.
Numerosi i commentatori che si sono sentiti indignati e oltraggiati da questa “vera mappa artistica” che hanno considerato un vero e proprio tentativo di cancellare l’esistenza o la legittimità dello Stato ebraico.
Secondo i redattori della pagina Facebook del Centro informazioni palestinese, la mappa di Batur ha ottenuto oltre due milioni di visualizzazioni.