di Roberto Zadik
A volte, come spesso si dice, la realtà e specialmente la storia superano l’immaginazione e il sito Jewishjournal.com racconta la straordinaria vicenda di Marthe Hoffnung Cohn, ebrea francese che nei tremendi anni della Shoah, riuscì a penetrare nelle maglie dell’esercito nazista. Fra il 1944 e il 1945 la giovane che all’epoca aveva 24 anni, venne arruolata nell’esercito francese diventando agente segreto, incarico di fondamentale importanza per il suo Paese. A lei, oggi lucida e grintosa 96enne, è stato dedicato il recente documentario “Behind the enemy Lines: la vera storia di una spia ebrea francese nella Germania nazista”. Diretto dal regista tedesco Nicolas Hens il filmato è disponibile su amazon.
Una vita piena di rischi
Nata in una famiglia osservante e numerosa il 13 aprile 1920, fino all’avvento del nazismo visse una vita tranquilla con la sua famiglia a Metz. Il 10 maggio 1940, quando Marthe aveva 20 anni, le truppe tedesche invasero i Paesi Bassi e la Francia. La ragazza riuscì a scampare all’arresto della sua famiglia e della sua amata sorella Stephanie che aiutava gli ebrei del luogo al lasciare la Francia per cercare salvezza prima che le SS arrivassero a prenderli.
Nonostante le innumerevoli vicissitudini da lei sofferte, riportate accuratamente sul sito Jewish Journal, Marthe non si diede per vinta dimostrando grande forza di carattere e coraggio. Cercò di aiutare lei e i suoi famigliari e tentò di camuffarne l’identità, portando documenti e mediando con i nazisti e alla fine vestiti come contadini francesi, i suoi parenti furono portati a Saint Secondin una zona che non era stata ancora assediata dai nazisti.
Molto importante per la sua vita fu l’incontro nel 1941 con Jacques Delaunay, uno studente di medicina che la aiutò molto nella sua complessa missione, di salvare la sua vita e quella della sua famiglia cercando di sopravvivere agli orrori della Shoah. Pagando consistenti somme di denaro ai soldati , gli ebrei della zona riuscirono a trattare con loro e anche Marthe diverse volte dovette scendere a dolorosi compromessi. Intanto la ragazza continuava i suoi studi per diventare infermiera mentre l’invasione nazista si stava propagando incessantemente in tutto il suo Paese, fino al 1942, quando i nazisti occuparono l’intera nazione. Allora lei viveva a Marsiglia e riuscì a rivedersi alcune volte con Jacques, che nel suo apprendistato come dottore aveva inavvertitamente ucciso un medico francese collaboratore dei nazisti, diventando sostenitore di gruppi di resistenza contro l’occupazione; presto per queste sue attività sovversive egli venne arrestato e ucciso. Per Marthe, innamorata del ragazzo, fu un colpo molto duro e dopo aver appreso della morte del ragazzo decise che non voleva più sposarsi.
Ma come riuscì Marthe a entrare dentro le truppe naziste? Successe tutto nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale. Il 25 agosto 1944, Parigi venne liberata dai nazisti, e Marthe si arruolò nell’esercito francese e entrò nel 151esimo Reggimento di Fanteria, che la mandò sul fronte Alsaziano. A quel punto le dissero che stavano cercando una interprete di lingua tedesca e le venne chiesto di lavorare nell’intelligence dell’esercito e prendere informazioni dalle truppe naziste. Per questo cambiò identità diventando una spia di nome Martha Ulrich, una infermiera tedesca di Metz , alla ricerca del suo fidanzato tedesco, ovviamente inventato, Hans, membro delle SS. Uno stratagemma geniale ma ad altissimo rischio.
Così comincio la sua missione con entusiasmo e forte della sua profonda conoscenza della lingua e delle cultura tedesca. Iniziò a esercitare il suo ruolo di “007” dell’esercito francese il 20 gennaio 1945, interrogando militari tedeschi e civili alsaziani. Successivamente, visti i suoi meriti professionali, Marthe venne mandata come infiltrata nelle truppe nemiche sulla montagna di Amselkopf. Dopo quattro milia però venne fermata dalle truppe francesi per un errore dei suoi superiori. Le missioni rischiose furono numerose e una volta miracolosamente riuscì a salvarsi da un carro armato in fiamme durante un combattimento. Dimostrò sempre una grande tenacia e finalmente al 15esimo tentativo riuscì a attraversare il confine dalla Svizzera alla Germania dove iniziò a prendere informazioni sui movimenti delle truppe naziste. Attaccò discorso, vicino alla cittadina di Westwall, sul fronte tedesco, con il sergente maggiore dell’esercito Helmut Werner che la invitò presso il suo comando per un tour guidato del distretto militare da lui presieduto. Fu una grande occasione per lei per compiere la sua missione al meglio e tornò indietro presso le sue truppe per raccontare tutte le informazioni ai suoi superiori.
Attraversando la Foresta Nera riuscì a penetrare in numerosi accampamenti tedeschi. Correndo pericoli di ogni genere, la donna riuscì egregiamente nei suoi compiti, inviando costante comunicazione al suo esercito e alle forze Alleate. Dopo che la Germania si arrese l’8 maggio 1945, Marthe continuò a lavorare in Germania, per l’intelligence dell’esercito francese fino al gennaio 1946.
Una storia interessante, avvincente e commovente che racconta come una ragazza ebrea sia riuscita a opporsi alle avversità della sua epoca e delle sua famiglia con coraggio e dignità. Dopo la Guerra, apprese che la sua amata sorella Stephanie era stata deportata nel lager di Auschwitz, il 21 settembre 1942. Malgrado tutto, si impegnò costantemente e mantenne forza morale e lavorativa, emigrata a Ginevra dove riprese i suoi studi da infermiera, incontrò nel 1953 un certo Lloyd Cohn, uno studente di medicina come il compianto Jacques, che divenne suo marito. Una volta sposati emigrarono negli Stati Uniti e dopo aver vissuto a New York, a Minneapolis e a Pittsburgh, nel 1979 si stabilirono definitivamente a Los Angeles dove ebbero due figli, Stephan Jacques e Remi Bemjamin.
Una vita tutto sommato piena e intensa, anche se non priva di sofferenze e difficoltà, quella di Marthe Cohn che per il suo valore umano e militare venne premiata nel 2005 con il prestigioso titolo di Cavaliere della Legion d’Onore e in Germania le venne riconosciuto, nel 2014, il merito di aver aiutato il Paese a diventare una democrazia.
E oggi che ha 96 anni, mantiene lucidità e grinta, tiene conferenze e incontri, e ringrazia costantemente la sua buona sorte, sottolineando: “ho sempre incontrato le persone giuste al momento giusto”.