di Ilaria Ester Ramazzotti
I giganti dei social media dovrebbero programmare un ritardo nella trasmissione delle dirette sulle loro piattaforme, per impedire l’eventualità che dei terroristi le utilizzino per trasmettere attacchi in tempo reale. È quanto ha suggerito il Simon Wiesenthal Center lo scorso 16 marzo, due anni dopo l’attentato alla moschea di Christ Church in Nuova Zelanda. La raccomandazione è parallela alla pubblicazione della relazione annuale del Centro Wiesenthal sul terrorismo digitale e l’odio online.
“È stato il secondo anniversario del massacro di Christ Church: quegli omicidi erano stati trasmessi in diretta”, ha spiegato a proposito il rabbino Abraham Cooper, che collabora con il Wiesenthal Center alla guida delle analisi sull’odio online. Come accaduto in altri casi, “parte del piano di quegli estremisti era la possibilità di trasmettere in diretta tutto ciò che facevano”. Le dichiarazioni sono state riportate dal Jerusalem Post.
Su questo tema, si legge nella relazione, “la pandemia di Covid-19 e i relativi lockdown hanno esacerbato i risultati di quest’anno, visto che le persone trascorrono più tempo sui social media. Nell’ultimo anno c’è stata un’esplosione di odio e di orribili cospirazioni che proliferano attraverso i canali dei social media, denigrando e minacciando ebrei, asiatici americani, afroamericani, la comunità Lgbtq, gli immigrati e altri gruppi minoritari. Se, da un lato, alcuni giganti dei social network hanno intrapreso passi senza precedenti per frenare la disinformazione e l’incitamento all’odio, troppo spesso questi sforzi sono stati sorprendentemente selettivi, politicamente contaminati e grossolanamente insufficienti nell’affrontare in tempo reale l’odio e il bigottismo”.
“È preoccupante vedere come ci muoviamo nella direzione sbagliata, in questo frangente della storia – ha sottolineato a riguardo il rabbino Cooper -. I social media, che per decenni si sono mossi lentamente contro l’odio online, sono entrati improvvisamente nell’arena politica, influenzando le elezioni e le questioni sanitarie legate al Covid 19”. A loro “chiediamo di concentrarsi ancora su […] bigotti, antisemiti, terroristi stranieri e nazionali”.
Sotto la lente dell’analisi del Centro Wiesenthal sono passati, far gli altri, Facebook, Instagram, Twitter, YouTube e Google, che non hanno ricevuto un’ottima valutazione in merito alla sorveglianza sui contenuti di odio e potenzialmente terroristici. Ancora peggio è andata per Telegram e Parler. In fondo alla lista si sono posizionati i siti AnonUp, Gab e 8Kun e la piattaforma video Brighteon.