“Un simbolo di resilienza”: il ‘pianista della pace’ Pavel Kushnir muore durante lo sciopero della fame contro la guerra in Ucraina

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Uno sciopero della fame per protestare contro la guerra in Ucraina: ecco com’è morto Pavel Kushnir, il pianista ebreo tenuto prigioniero dai servizi di sicurezza russi all’interno del carcere di Birobidžan, nel distretto autonomo ebraico della Siberia orientale.

Il 39enne era stato arrestato lo scorso maggio per ‘presunta istigazione all’attività terroristica’ dopo aver pubblicato un video su YouTube in cui denunciava la guerra in Ucraina, il ‘regime fascista’ di Putin e il massacro dei civili nella città di Buča.

Nel corso della sua vita, Kushnir ha condotto diversi scioperi della fame per contrastare il governo di Putin, ma questa volta avrebbe rifiutato persino l’acqua e ogni genere di liquidi, sottoponendo il proprio corpo ad uno sforzo eccessivo.

È stato confermato morto dalla madre, Irina Levina, che ha ricevuto la notizia il 28 luglio da un investigatore del servizio di sicurezza FSB a Birobidžan.

“Secondo i testimoni, nei suoi ultimi giorni Pavel era ‘scheletrico’” ha raccontato Levina alla rivista Mediazona. “Come madre, volevo solo che mio figlio si comportasse in modo tranquillo e che rimanesse al sicuro, lontano dalla politica.”

Oggi, a distanza di mesi, la morte di Kushnir è diventata un simbolo di resilienza per tutti i prigionieri politici.

“Migliaia di persone sono chiuse ogni giorno in prigione e muoiono senza alcuna protezione o interesse da parte del mondo. È giunto il momento di dire ‘basta!’” ha dichiarato la concertista e amica di lunga data di Kushnir, Maria Nemtsova, durante la sua intervista rilasciata a The Times of Israel. “La gente dovrebbe sapere della morte di Pavel per rendersi conto davvero della sofferenza e dell’ingiustizia che pervadono il nostro mondo”.

La vita di Pavel Kushnir

Nato nel 1984 da genitori insegnanti di musica provenienti da famiglie ebraiche artistiche, Pavel Kushnir è stato etichettato fin da piccolo come un prodigio musicale.

Con il passare degli anni ha continuato ad affinare la sua passione iscrivendosi al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, suonando per la Filarmonica della regione di Kursk, per la Filarmonica di Kurgan e, infine, ricoprendo il ruolo di solista nella Filarmonica regionale di Birobidžan.

Secondo le testimonianze dei suoi amici, Kushnir non ha mai cercato la fama come musicista, ritenendo che le arti dovessero essere accessibili a tutti.

Nel suo programma radiofonico settimanale discuteva delle composizioni di Chopin e, fondendo la passione per la musica con l’attivismo politico, salutava gli ascoltatori con slogan antifascisti, invitando loro a documentarsi per a formarsi una propria opinione: “la verità è là fuori”.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato l’attivismo di Kushnir ad un nuovo livello, spingendolo a creare volantini e video contro il regime di Putin ed esortando altri ad unirsi a lui, creando una vera rete di sostegno.

“Non abituatevi al fascismo, non abituatevi alla guerra. E anche se non c’è futuro crediamo nel presente” ha affermato Kushnir in un video pubblicato su YouTube. “Abbasso la guerra in Ucraina! Abbasso il regime fascista di Putin! Libertà a tutti i prigionieri politici!”

Gli scioperi della fame

Il 9 maggio 2023 Kushnir ha scritto sulla piattaforma VKontakte il seguente messaggio: “oggi inizio lo sciopero della fame. Chiedo la liquidazione del regime fascista, la fine della guerra in Ucraina e il rilascio di tutti i prigionieri politici.”

Questo primo sciopero è durato 20 giorni, mentre quello successivo ben 100, durante i quali il pianista ha continuato a lavorare e ad esibirsi in vari concerti.

“Non ho problemi a sopportare la fame fisicamente. Ho scelto questa forma di protesta quando pensavo che la gente avesse cominciato ad abituarsi alla guerra, ad accettarla, per dare un esempio e attirare l’attenzione” ha affermato Kushnir in un’intervista rilascia al periodico russo Novaja Gazeta.

Nel gennaio 2024, per via del suo attivismo costante, Kushnir è stato licenziato dalla Filarmonica di Birobidžan. Pur avendo pubblicato solo quattro video contro la guerra e nonostante avesse solo cinque iscritti al suo canale YouTube, il pianista è stato costantemente tenuto sotto controllo dalle autorità russe che a maggio lo hanno arrestato e imprigionato.

Il suo arresto però non è mai stato notificato ufficialmente, bensì è stato solo riportato da un canale Telegram dedicato alle notizie dell’area di Birobidžan.

Anche in prigione in attesa di processo, Kushnir non ha mai abbandonato il suo attivismo politico ed ha iniziato il terzo sciopero che, però, gli è stato fatale.

La causa ufficiale del decesso è stata indicata come ‘cardiomiopatia dilatativa, insufficienza cardiaca congestizia’.

“Dopo la sua morte c’è stato un silenzio radio da parte da tutte le autorità russe” ha affermato a The Times of Israel Olga Romanova, responsabile del gruppo per i diritti civili Russia Behind Bars.

Questo silenzio è continuato anche al funerale dove hanno partecipato solo 11 persone e nessuno ha voluto pronunciare un elogio funebre per timore di ripercussioni da parte dei servizi di sicurezza sovietici.

Diverse foto dell’evento hanno raggiunto la rete e mostrano Pavel nella bara con un livido intorno ad un occhio e le labbra insanguinate, lasciando intendere che il pianista abbia subito diverse percosse prima della morte.

Secondo un censimento redatto dagli attivisti per i diritti umani, sono più di 1.000 i cittadini russi imprigionati o processati dal regime di Putin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

“Il vero problema è che siamo costantemente tenuti all’oscuro di questi fatti” ha affermato il deputato indipendente siberiano Svetlana Kaverzina a The Times of Israel. “Non potevamo raccogliere fondi per mandare un avvocato a Pavel perché non sapevamo nemmeno che fosse stato arrestato. Non gli abbiamo potuto scrivere lettere di sostegno e non lo abbiamo neanche potuto dissuadere dal sacrificarsi. Era solo.”

Negli ultimi mesi sempre più persone hanno aderito su X ad una raccolta fondi per far tornare i resti del ‘pianista della pace’ nella sua città natale, Tambov, a 400 chilometri da Mosca.

“Pavel ha sacrificato la vita per noi. La sua è quasi una storia biblica” ha detto Nemtsova che, insieme ad altri amici e artisti, ha raccolto numerose lettere e scritti di Kushnir per commemorare la sua vita e diffonderne il messaggio.

Oggi, i video di Pavel sono condivisi da centinaia di utenti e la sua storia è fonte di ispirazione per il mondo intero.