Indonesia: cresce l’antisemitismo, ma la sinagoga di Tondano è ancora un’oasi di pace

Personaggi e Storie

di Ilaria Ester Ramazzotti

È l’unica sinagoga in una nazione che conta oltre 255 milioni di persone. Di modeste dimensioni e col suo tipico tetto rosso, il tempio Shaar Hasyamayim a Tondano, sull’isola di Sulawesi in Indonesia, è il punto di riferimento della piccola comunità ebraica locale. Una comunità che ha trovato l’accettazione e la tranquillità nonostante la crescente intolleranza che caratterizza la restante parte del Paese, il quarto più popoloso al mondo e dalla numerosa popolazione musulmana. Ne parla il Times of Israel del 27 aprile scorso.

Qui “possiamo indossare la kippa al centro commerciale o ovunque vogliamo, non è un problema”, ha dichiarato Yobby Hattie Ensel, residente a Manado vicino a Tondano. Ma in tutto l’arcipelago indonesiano, negli ultimi anni, l’intolleranza religiosa è aumentata parallelamente alle ali più conservatrici dell’Islam. E le tensioni in Medio Oriente, in particolare tra Israele e palestinesi, acuiscono le divisioni fra le fedi.

Yakov Baruch, ebreo ortodosso che gestisce la sinagoga di Tondano, è stato di recente minacciato di morte in un centro commerciale di Jakarta mentre camminava insieme alla moglie incinta. “Non vogliamo che tu porti la tua kippa in questo Paese. Se continui a usarla, ti uccideremo”, gli ha detto un gruppo di uomini dopo averlo apostrofato come “pazzo ebreo”. Nel 2013 l’altra sinagoga indonesiana, sorta nella città di Surabaya, è stata demolita. Da anni era diventata il luogo delle proteste anti-israeliane.

La Comunità Ebraica Unita Indonesiana (UIJC) stima che nel Paese ci siano circa 200 ebrei, ritenuti i discendenti di commercianti giunti dall’Europa e dall’Iraq, mentre per Rotem Kowner, professore dell’Università di Haifa in Israele, la popolazione ebraica in Indonesia contava circa 3 mila persone negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale.

Oggi gli ebrei indonesiani, a parte quelli praticanti la sinagoga-oasi di Tondano, si sentono costretti a pregate in segreto. Il mese scorso, il rabbino Benjamin Verbrugge, a capo della UIJC, ha celebrato la festa di Purim nascosto in una piccola stanza d’albergo con una manciata di fedeli. Intanto, alcune chiese cristiane e moschee di minoranze musulmane, come gli sciiti e gli Ahmadis considerati eretici da parte di alcuni sunniti, sono state chiuse dopo aver subito pesanti attacchi.