di Michael Soncin
Lo studio effettuato per un vaccino per il covid-19 da parte del professor Jonathan Gershoni dell’Università di Tel Aviv ha ottenuto un brevetto negli Usa dall’USPTO United States Patent and Trademark Office.
Quale sarebbe la peculiarità di questa vaccinazione? Prendere di mira la parte che permette al virus di legarsi e colpire la cellula infettandola. Così facendo la particella virale non è in grado di attaccare la struttura cellulare perché viene a mancare quella porzione che gli permette di allacciarsi ad essa, de facto si può dire che il soggetto vaccinato sarà di conseguenza immune al patogeno.
La ricerca condotta che ha permesso di ottenerne il brevetto, riguarda la famiglia dei coronavirus in generale.
Parlando del nuovo covid-19, come riporta NoCamels , l’RBM Receptor Binding Motif è la sua proteina chiave, detta “spike”, quella di cui è composta la corona e cioè la parte superficiale del virus, che poi va ad unirsi tramite un recettore con le cellule del corpo. “Come una chiave che devi inserirsi nel buco della serratura”, afferma il professor Gershoni.
Metaforicamente parlando il vaccino non permette alla porta di aprirsi, perché la serratura non è più compatibile con essa.
Se dovessimo spiegarlo ad un bambino gli si potrebbe raccontare che per certi versi funziona un po’ come l’Alice di Carroll, dove assaggiando la magica torta, diventa troppo piccola e non riesce ad inserire la chiave per aprire la porta.
Come ha inizio l’infezione? “Dopo che la glicoproteina S (Spike) e si lega al recettore delle cellule umane, la membrana del virus si fonde con la membrana cellulare, permettendo al genoma virale di penetrare nelle cellule umane infettando l’organismo”.
Il professor Gershoni è all’opera sullo studio dei coronavirus col suo gruppo già dal 2004, durante il periodo in cui si diffuse la SARS Sindrome respiratoria acuta grave, e durante questi anni sono riusciti a riconoscere 50 degli amminoacidi che compongono l’RBM.
“Abbiamo usato i trucchi della biologia molecolare per identificare i punti deboli nella speranza di sconfiggere il virus; lavorando sui coronavirus negli ultimi 15 anni, siamo stati in grado di sviluppare un metodo per ricostruire e ricostituire la funzionalità RBM della proteina spike nella SARS-Cov e successivamente nella MERS-Cov Sindrome respiratoria medio-orientale“.
La glicoproteina S del nuovo coronavirus contiene circa 1.200 amminoacidi, i mattoncini che vanno a comporre la struttura proteica. Si tratta di una sezione alquanto grande, motivo per il quale la ricerca si è limitata alla regione del dominio del recettore che comprende circa 200 amminoacidi.
“Il problema è che queste aree relativamente grandi hanno differenti tipologie di bersagli e il sistema immunitario produce anticorpi indiscriminatamente per tutti, riducendo l’efficacia di un potenziale vaccino”.
“Più piccolo è l’obiettivo e il centro d’attacco, maggiore è l’efficacia del vaccino“, afferma lo studioso. “Il virus adotta strategie di vasta portata per nascondere il suo RBM al sistema immunitario umano, ma il modo migliore per “vincere la battaglia” è sviluppare un vaccino che colpisca in modo specifico l’RBM del virus”.
“Gli scienziati hanno iniziato a lavorare con il genoma del nuovo coronavirus, conosciuto come SARS-CoV2 (che causa la malattia COVID-19) all’inizio di gennaio”.
Il professor Gershoni fa sapere che con i campioni di siero ricevuti dovrebbero essere in grado di isolare i candidati al vaccino all’incirca nei prossimi due mesi, oltre a puntualizzare che la scoperta e la produzione di un RBM funzionale per il covid-19 sono fondamentali per la produzione del vaccino proposto. Ha inoltre affermato che il vaccino potrebbe essere pronto indicativamente entro un anno e mezzo e che nei i prossimi tre mesi saranno in grado di capire se l’esito darà le aspettative sperate.
“Il nostro riuscito isolamento e ricostituzione di un RBM funzionale consentirà all’industria di incorporarlo in un vaccino, che sarà prodotto da un’azienda farmaceutica. Lo sviluppo di un vaccino a base di RBM dovrebbe richiedere mesi e quindi dovrebbe essere testato in studi clinici di fase 1, 2 e 3 che richiederebbero fino a un anno”.
“Il vaccino dovrebbe anche passare attraverso il solito processo per ottenere l’approvazione della FDA Food and Drug Administration”, conclude lo scienziato.
Il professor Jonathan Gershoni della School of Molecular Cell Biology and Biotechnology presso la George S. Wise Faculty of Life Sciences della TAU dell’Università di Tel Aviv è uno dei diversi biologi in Israele assieme al Migal e al Technion ad aver sviluppato un trattamento contro il covid-19, un gruppo che si unisce a circa altri 70 laboratori lungo il globo.