di David Zebuloni
Lily Ebert, una delle figure di maggior spicco dell’ebraismo britannico, è venuta a mancare la mattina del 9 di ottobre all’età di 100 anni, circondata dalla sua numerosa famiglia: tre figli, dieci nipoti e trentotto pronipoti. Lily è nata in Ungheria nel dicembre del 1923 e nel mese di luglio del 1944, quando aveva 20 anni, è stata deportata con la sua famiglia nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Sua madre Nina, suo fratello minore Bela e sua sorella minore Berta sono stati immediatamente mandati nelle camere a gas, mentre lei e le sue sorelle Rena e Piri sono state scelte per il lavoro forzato. Così, sopravvissero all’inferno. Dopo la liberazione dai campi, Ebert si è trasferita in Svizzera per ricostruire la sua vita. All’inizio degli anni Cinquanta ha deciso di lasciare tutto e partire di nuovo, questa volta per migrare nel neo Stato ebraico. In Israele Lily ha trovato l’amore, si è sposata e ha dato alla luce tre figli. Nel 1967 lei e la sua famiglia si sono trasferiti definitivamente a Londra, dove abitano ancora oggi.
In questa terza fase della sua vita, dopo essere diventata mamma e nonna, Lily ha iniziato la sua missione di sopravvissuta. È stata membro fondatore del Centro per i sopravvissuti alla Shoah in Gran Bretagna e ha portato la sua testimonianza in decine e decine di scuole in tutto il paese. Ebert ha deciso di condividere la sua storia soprattutto con i più giovani, convinta che solo loro potessero garantirle un futuro di pace.
Lily è dunque diventata una figura conosciuta e molto amata all’interno dalla Comunità ebraica locale, ma solo nel 2021, nel pieno del Covid, alla veneranda età di 97 anni, il suo nome è diventato noto a tutti i giovani del mondo.
È accaduto quando il suo giovane e intraprendente pronipote Dov Forman (nella foto con lei) ha deciso di condividere la sua storia in rete. Nel pieno del lockdown, i due hanno cominciato a caricare dei filmati commoventi nei quali la bisnonna, seduta sulla sua soffice poltrona in salotto, raccontava la sua storia di sopravvissuta.
Così è successo. Contro ogni previsione. Senza alcun preavviso. È successo e basta. Lily Ebert è diventata un vero e proprio fenomeno social. C’è chi direbbe: un’influencer. Con milioni di follower sparsi in tutto il mondo, Lily è diventata una vera celebrità. Ma non solo. Per molti è diventata una fonte di ispirazione. Un modello da cui attingere forza, coraggio, speranza. Fede.
“Questo digiuno mi è familiare, perché ho digiunato durante tutto il periodo della mia prigionia nei campi”, ha spiegato la sopravvissuta in un filmato che ha condiviso lo scorso Yom Kippur. “Ricordo di aver detto a Dio che anche nel luogo più buio del mondo, non avrei mai rinunciato alla sua luce”.
E non è tutto: il successo su Instagram e Tiktok ha presto varcato lo schermo del cellulare ed è diventato un libro biografico scritto proprio dal giovane Forman. Mi chiamo Lily Ebert e sono sopravvissuta ad Auschwitz (edito in Italia da Newton Compton Editori), è presto stato tradotto in molte lingue ed è diventato un bestseller in tutto il mondo. Il libro è stato anche promosso da Re Carlo, che ne ha scritto la prefazione. Lo stesso Re Carlo che un anno fa ha assegnato a Lily l’importante decorazione civile dell’Ordine dell’Impero Britannico, in una toccante cerimonia tenutasi al Castello di Windsor.
“Ho il cuore infranto”, ha scritto Dov Forman quando ha annunciato la scomparsa della sua amata bisnonna. “La storia di Lily ha toccato milioni di persone in tutto mondo, insegnandoci cosa sia la resilienza e la fede. Lily non si è mai chiesta ‘Perché è proprio a me?’. Al contrario, ha investito tutte le sue forze per ricostruire la sua vita, sempre con il sorriso. Nonna Lily era la regina della nostra famiglia, ed era il mio eroe”.
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Dal 2021 a oggi, la sopravvissuta ad Auschwitz ha condiviso sul web centinaia di filmati indimenticabili. Filmati commoventi ed esilaranti nei quali parlava, pregava, cantava e ballava. Uno in particolare mi ha sempre toccato. “Quando compierò 120 anni e lascerò questo mondo, incontrerò Dio, gli mostrerò il numero che i nazisti mi hanno tatuato e gli chiederò di lasciarmi entrare in paradiso, perché all’inferno ci sono già stata”, ha detto Lily mostrando il marchio sbiadito sul braccio. Parole che oggi assumono un significato profondo, terribile, dolce e struggente.
Possa il ricordo di Lily Ebert esserci di benedizione. E possa la sua anima in paradiso continuare a illuminare questo mondo sempre più incline al buio.