Cosa accomuna la moglie di un camionista veneto e un docente universitario di Siena? L’odio antico contro l’ebreo

Taccuino

di Paolo Salom

[Voci dal lontano Occidente] La moglie di un autotrasportatore veneto si definisce il “sergente di Hitler” e sogna di ricostituire in Italia il partito nazista. Un professore di filosofia del diritto dell’Università di Siena elogia il Führer spiegando a chi lo contesta che, pur non essendo mai stato un santo (!) “in quel momento difendeva l’Europa dai veri mostri, quelli che oggi governano il mondo”. Non riporto i nomi degli autori di queste follie. Non hanno importanza. Quello che mi preme evidenziare, qui, è il fenomeno, ormai in piena fioritura in Europa e non solo: lo sdoganamento dell’antisemitismo più brutale, quello che nel cosiddetto secolo breve, il Novecento, ha portato alla Shoah. Badate bene: non è una rinascita, questi sentimenti ci sono sempre stati, sono rimasti attivi come brace sotto la cenere per tutti questi decenni. Solo che fino ad ora non era possibile (o consigliabile) manifestarli apertamente. Pochi osavano e in diversi casi i giudici hanno chiuso le loro farneticazioni con giustissime condanne al carcere.

Molti intellettuali e politici, di fronte alle sentenze, hanno spiegato, in passato, come fosse un errore combattere le idee, per quanto orrende, nei tribunali. Oggi capiamo invece che il lavoro dei magistrati era e rimane non solo opportuno: forse è l’ultimo argine prima del disastro. Perché se il nazismo (e l’odio che si porta con sé nei nostri confronti ma anche contro tutti i “diversi” del momento) è ancora un punto di riferimento, una risposta ideologica alla crisi sociale e economica che accomuna la moglie di un camionista (con il massimo rispetto per chi svolge questa professione) e un docente universitario (qui il rispetto vacilla…), noi dobbiamo trarne le dovute conseguenze: l’odio antico verso gli ebrei non si è estinto e pervade ogni strato della comunità di individui che forma la nazione, dal più basso al più alto.

Quest’odio è stato in passato la benzina, il collante che ha portato allo sterminio di sei milioni di nostri fratelli e sorelle. Se non fosse stato presente – almeno in nuce – negli animi, nelle coscienze di individui separati peraltro dai fronti di guerra, forse la Storia sarebbe stata diversa, meno atroce per noi. Perché l’antisemitismo presente nell’amministrazione americana d’anteguerra impedì di bloccare sul nascere la violenza dei nazisti tedeschi; perché i “volenterosi carnefici di Hitler” sarebbero stati minori di numero e meno efficienti; così come tutti quelli che nel corso dell’Olocausto hanno aiutato i tedeschi, in Francia, in Olanda, in Belgio, in Italia e ovunque si presentasse l’occasione, nella loro opera di annichilimento di un intero popolo, fatte salve le azioni di un ristretto numero di Giusti.
Dunque, se le cose stanno così, se la marea torna a minacciarci, cosa dobbiamo/possiamo fare? Per fortuna la Storia non si ripete necessariamente, e soprattutto, sta a noi impedirlo. Tutto considerato ci sono ragioni per essere ottimisti: noi siamo vaccinati, conosciamo questo fenomeno e abbiamo i mezzi per contrastarlo e per difenderci. Ma in primo luogo, e non mi stancherò di ripeterlo, noi oggi abbiamo una cosa che i nostri sfortunati fratelli non avevano: Israele.