di Paolo Salom
Presentare una notizia è come presentare se stessi. Mi spiego. I fondamenti del giornalismo, nel lontano Occidente, predicano obiettività e, soprattutto, neutralità. Qualità più sottolineate nel nord d’Europa che nel Sud. Ma insomma, queste sono sfumature. Perché quando si tratta di riferire di un (orribile) attentato terroristico a Tel Aviv, quasi sempre casca l’asino. Perdonatemi la battuta. Ma a leggere la notizia sul sito della Bbc mi è sembrato di vedere il mondo con un binocolo. O meglio, mi è sembrato che girasse al contrario. “Un palestinese è stato ferito a colpi di arma da fuoco e arrestato dopo che aveva accoltellato undici passeggeri di un autobus”.
Capite? Prima vi informano che il “palestinese è stato ferito” dalla polizia (che brutalità!), e solo dopo che quel “giovanotto” aveva accoltellato undici esseri umani inermi. Ora, la notizia è comparsa in questi termini anche su alcuni siti italiani mentre il britannico Guardian non ha fatto cenno, nella titolazione, alla nazionalità dell’attentatore parlando semplicemente di un “sospetto arrestato”. Altri si sono arrischiati fino ad affermare che il palestinese “secondo gli israeliani sarebbe un terrorista”.
Potrei andare avanti ancora a lungo. Ma penso di aver reso l’idea: quando si tratta di Israele, la prudenza è d’obbligo. I terroristi sono “attivisti” o “militanti”, o “lupi solitari” e via inventando perifrasi. Mai quello che sono obbiettivamente: terroristi. Ovvero persone che agiscono con la violenza per provocare terrore. Intendiamoci, non siamo ingenui al punto da non intravedere le finalità politiche di tali atti. Ma a noi, qui, interessa evidenziare l’uso del linguaggio dei media del lontano Occidente.
Pochi, a meno che gli attacchi in questione non siano rivolti contro cittadini non ebrei (vedi Charlie Hebdo), descrivono gli attentati in Israele come dovrebbero, senza tanti se e senza nessun ma. E il linguaggio utilizzato, lo ripetiamo, ci spiega molto dell’opinione di chi lo trasforma in notizie. Ovvero è come dire: “Gli israeliani se le cercano”. E quindi: “Non dovrebbero essere lì”. Esagero? Provate a intavolare una discussione con il vostro vicino non ebreo sull’ultimo attentato e vedete come va a finire. Quanti sono pronti a riconoscere che Israele è la casa legittima degli ebrei, patria ancestrale rinata in un processo storico permanente (per quanto miracoloso) e che, dunque, qualunque violenza gratuita contro i suoi cittadini è, semplicemente, un atto di terrorismo?