L’antisemitismo è ancora una condizione patologica in Europa. Il pogrom di Amsterdam 2024 ne è una diretta conseguenza

Taccuino

di Paolo Salom

[Voci dal lontano occidente] Ripensando al pogrom di Amsterdam, quando una masnada di immigrati arabi inferociti ha inseguito, picchiato, investito e umiliato i fan del Maccabi Tel Aviv per le strade e i vicoli della città vecchia, mi è capitato di sentire una rabbia profonda. Intanto per la provata malafede delle autorità olandesi, in particolare della polizia: sapevano benissimo che cosa era in programma quella notte disgraziata, hanno scelto di non fare nulla. E poi per il coro di stupore e indignazione che si è sparso per i media europei, italiani compresi, di fronte alla “caccia all’ebreo” che si era svolta per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale “nelle nostre strade”, per di più proprio in occasione di un anniversario fatidico, la “Notte dei cristalli” (9-10 novembre 1938).

Ma davvero vi siete sorpresi per quanto accaduto ad Amsterdam? Davvero non ve lo aspettavate? Perché, ai nostri occhi, era tutto nell’aria. Basta leggere un normale quotidiano, ascoltare un normale servizio di un qualunque telegiornale, giorno dopo giorno, a proposito del conflitto in Medio Oriente. C’è sempre un bel riferimento alla “strage” di civili (“oltre 40 mila massacrati a Gaza”!), ai “bambini” sotto le bombe israeliane ovunque ci sia un’operazione dell’aviazione, alle speranze di cessate il fuoco annichilite dal premier Netanyahu, sempre impegnato a prendere decisioni “devastanti”. Tutto questo accade giornalmente da un anno. E nessuno – nessuno! – si è mai preoccupato delle conseguenze di un martellamento mediatico che ha posto, senza esitazione, sin dall’inizio, Israele sul banco degli accusati mentre stava reagendo a un attacco terroristico violento, crudele, senza paragoni, questo sì, nella pur tormentata storia del popolo ebraico, almeno dai tempi della Shoah?

Quindi, di nuovo, chiedo: che c’è da stupirsi se un branco di arabi con la bava alla bocca ha aggredito “i sionisti” (chiedendo loro il passaporto prima, per non sbagliare obiettivo) massacrandoli di botte? Questo bel risultato lo avete preparato voi con le vostre cronache fondate sulle falsità della propaganda palestinese, che ha trovato orecchie attente e penne svelte a (con poche eccezioni) trasformare una guerra legittima, doverosa, sacrosanta come poche in questo scorcio di secolo, in una “punizione indiscriminata di un popolo intero”. Perché è noto che gli arabi palestinesi da decenni cercano la pace con tutti loro stessi, aiutati in questa missione dall’Onu e dalle agenzie internazionali, l’Unrwa in prima fila, a diffondere messaggi di convivenza con i vicini “sionisti”.

E quindi è inevitabile che si dia addosso a Israele quando reagisce di fronte a un attacco (“che non è arrivato dal nulla”, parole del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres) di pochi combattenti spinti dalla miseria delle loro condizioni. Avete percepito il sarcasmo, spero… Ecco, questa vergogna, questo ribaltamento della realtà è il motivo per cui l’antisemitismo è ancora una condizione patologica del lontano Occidente.

Non importa se a prendere a pugni e coltellate uno o più ebrei siano i figli di seconda o terza generazione di immigrati musulmani. Perché la società in cui vivono glielo ha permesso. E di fronte alle proteste si attorciglia nel trovare scuse (patetiche) come: “Non è stato un assalto premeditato, gli ultras israeliani hanno insultato le vittime palestinesi e strappato una loro bandiera”. Ma scherziamo? A parte che sarebbe stato sufficiente leggere le chat preparatorie: lì c’era già tutto il programma. E poi, se è vero che sono stati cantati cori anti palestinesi e che una loro bandiera è stata strappata da un edificio (atto poco furbo, non c’è dubbio), forse un drappo che per gli israeliani ha un significato offensivo è talmente “sacro” da giustificare un pogrom? Allora che dire delle migliaia di bandiere israeliane calpestate e bruciate settimanalmente nelle strade di tutta Europa e persino degli Stati Uniti?

Che dire degli slogan urlati a squarciagola per invocare la distruzione di Israele “dal fiume al mare”? Forse che per questo gli israeliani (o gli ebrei tutti) avrebbero diritto a mettere a ferro e fuoco i quartieri degli immigrati arabi? È ora che nel lontano Occidente, chi ha il potere di farlo, si decida a raccontare la realtà con onestà. È ora di finirla con la mistificazione della presenza degli ebrei nella loro terra. È ora di smetterla di usare Israele come capro espiatorio delle proprie mancanze economiche e sociali. Gli ebrei ne hanno fin sopra i capelli. Piegarsi all’odio e alla discriminazione – senza aver nulla imparato dal passato – non porterà nulla di buono. Non potete non saperlo: basta aprire un libro di storia.

Noi, peraltro, per un miracolo davvero unico negli avvenimenti umani, abbiamo di nuovo Israele: una patria che condivide il nostro destino ed è lì a garanzia del nostro futuro. I tempi degli ebrei vittime perenni sono finti per sempre. Am Israel chai.