di Paolo Salom
Di chi è la colpa di questo antisemitismo crescente che ammorba la vita in Europa, facendo provare agli ebrei le stesse paure di 70 e più anni fa? Ma che domanda! Nel lontano Occidente si ha una risposta su tutto, figuriamoci su questa vicenda millenaria. Ebbene, se andiamo a leggere quanto scrive Sergio Romano a un suo lettore (Jost Reinhold, “Gli ebrei in Europa e lo Stato di Israele”, Corriere della Sera del 13 marzo, pagina 53), la responsabilità di quanto accade va attribuita con attenzione. Ma non agli aggressori, piuttosto alle vittime. “Il sentimento antiebraico – scrive l’ambasciatore – in questo caso è strettamente legato sia alla presenza della questione palestinese sia a quei sentimenti di nazionalismo frustrato e disagio psicologico che si manifestano nelle minoranze etniche soprattutto durante fasi economicamente difficili”. Capito la finezza dell’analisi?
Il rapimento e la tortura a morte di Ilan Halimi; l’assalto alla scuola di Tolosa, con relativo eccidio a sangue freddo di adulti e bambini; l’assalto al supermercato kosher di Parigi con massacro di quattro persone, per parlare della Francia. Le aggressioni; le molotov contro le sinagoghe; i canti “morte agli ebrei” nelle strade del resto dell’Europa sono dovute a “disagio psicologico e frustrazione nazionalista” di una minoranza etnica. Curioso. Perché tra tutte le minoranze etniche presenti nel Vecchio Continente (e non sono poche) soltanto una, quella arabo-musulmana (spalleggiata ideologicamente da importanti componenti della società civile autoctona) si rende responsabile di queste allucinanti espressioni di odio, destinate certo anche ad altri (vedi caso Charlie Hebdo), ma con una costante “attenzione” agli ebrei, colpiti anche quando (soprattutto) si fanno gli affari loro. Dunque? Beh, Sergio Romano ha una risposta anche su questo, ci mancherebbe: come dimenticarsi della “questione palestinese”?
È lì il motore di tutto, e provate un po’ a negare che la responsabilità non sia degli ebrei… Come? Sto confondendo gli ebrei del resto del mondo con Israele? Ma, no, affatto: come concede l’ambasciatore, “l’identificazione tra Israele e gli ebrei delle diaspore europee è arbitrario e discutibile (…) ma è giustificato, agli occhi dell’Islam radicale, dagli appelli di Benjamin Netanyahu agli ebrei francesi. Se il premier israeliano (uscito indenne dalle elezioni, ndr), dopo gli omicidi del supermercato kosher nelle scorse settimane, li considera potenziali cittadini di Israele, perché non dovrebbero essere considerati tali anche dai francesi di religione musulmana?”. Chiaro, no? Dunque, per concludere questo fine ragionamento, visto che è “legittimo” considerarli “potenziali cittadini di Israele”, ne discende che farne un obiettivo di aggressioni per la strada o di veri e propri atti di terrorismo è una logica conseguenza. Perché, nel lontano Occidente, non è mai tramontata l’opinione (badate: vale solo per gli ebrei) che, in fondo, se il mondo ce l’ha con loro, beh, qualche giustificazione ci deve pur essere: i nazisti mica si sono inventati quello che si sono inventati senza un minimo di ragione, no? Ecco, se pensate che stia esagerando, che vado a cercare il pelo nell’uovo, cito una frase estremamente chiara a questo riguardo. L’ambasciatore Sergio Romano, infatti, chiude la sua arguta risposta scrivendo: “La politica degli insediamenti, mai interrotta, le guerre di Gaza, il fallimento di tutti i tentativi della diplomazia americana per la soluzione della questione palestinese, la scarsa collaborazione offerta dallo Stato israeliano alla politica dei due Stati hanno creato delusioni anche in coloro che avevano accompagnato con le loro speranze l’evoluzione dello Stato israeliano nei primi decenni della sua esistenza. Come spiegare altrimenti il fatto che 135 Stati su 193 membri dell’Onu abbiano riconosciuto la Palestina?”. Già, come spiegarlo? Nel lontano Occidente la risposta è una sola. I missili dei palestinesi, il terrorismo quotidiano, il Medio Oriente nel caos con Stati che si frantumano in faide sanguinarie non sono questioni importanti che vale la pena prendere in considerazione: la colpa è degli ebrei, che diamine.