di Paolo Salom
[Voci da lontano occidente] La guerra andrà avanti, dice il governo di Israele, almeno fino alla fine dell’anno. Comprensibile, per quanto terribile: quello che è accaduto il 7 ottobre, nonostante la lunga serie di atti di terrorismo da parte degli arabi-palestinesi nell’ultimo secolo, è senza precedenti per atrocità e scopo. Di conseguenza non ci stupiamo che lo Stato ebraico abbia intenzione di chiudere la partita senza ambiguità o mezze misure. Quello che invece ci sorprende, ancora, è lo stato di isteria in cui si trova il lontano Occidente. Passi per le società arabe, dove l’odio per gli ebrei è nella “tradizione” e antico come l’Islam. Ma le democrazie passate attraverso l’esperienza della Seconda guerra mondiale, del nazifascismo, della persecuzione degli ebrei, della Shoah? Come è possibile che l’antisemitismo, giustificato naturalmente con le “atrocità” commesse (a loro dire) da Tsahal contro gli “innocenti” abitanti di Gaza, sia tornato a mettere in pericolo la permanenza sul suolo europeo (e anche degli Stati Uniti) delle comunità ebraiche, dopo due millenni di antisemitismo religioso e nazionale che doveva essere scomparso?Come è possibile che università, centri di ricerca, Ong, chiedano di boicottare le istituzioni scientifiche israeliane allo stesso modo dei nazisti negli anni Trenta del secolo scorso? Come è possibile che all’Eurofestival, una manifestazione canora – il Sanremo d’Europa – la concorrente israeliana e il suo entourage siano stati costretti a restare chiusi nell’albergo assediato da facinorosi, per evitare attacchi e violenze? Per non parlare del momento dell’esibizione della bravissima Eden Golan, fischiata e sommersa di “booo” dal pubblico presente a Malmö, Svezia, dall’inizio al termine della sua commovente canzone?
E come è possibile, ditemi, che Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscano lo “Stato di Palestina”, uno Stato inesistente (e non per causa di Israele ma solo e soltanto per la scelleratezza dei suoi leader), di fatto premiando la violenza terrorista del 7 ottobre e, infatti, guadagnandosi il plauso e la riconoscenza di Hamas? La Spagna che nel 1492 cacciò mezzo milione di sudditi ebrei? L’Irlanda che inviò le condoglianze alla Germania per la morte di Hitler? La Norvegia che non perde occasione per ergersi a paladina degli oppressi e fa finta di non vedere che gli oppressori sono gli sgherri islamisti?
Il mondo all’incontrario. Questo è il lontano Occidente oggi. Dove si spargono lacrime per il “massacro di innocenti palestinesi” – per lo più inventato dalla propaganda di Hamas. E si aggrediscono gli israeliani (e gli ebrei ovunque si trovino) perché hanno osato reagire al massacro – questo vero e documentato – del 7 ottobre 2023. Intendiamoci, è chiaro a tutti che molti civili, a Gaza, siano finiti vittime delle operazioni di guerra, è certo che molti bambini (anche uno è troppo) siano stati colpiti da proiettili israeliani, ed è terribile.
Ma in una situazione come quella nata dall’attacco di Hamas contro le comunità del Sud di Israele, con 1.200 civili inermi uccisi barbaramente e, soprattutto, volendolo fare, migliaia di missili lanciati sulle città e villaggi israeliani, che cosa si aspettava il mondo? Che altro avrebbe potuto fare lo Stato di Israele per difendere i propri cittadini? Nulla di diverso da quello che è stato deciso.
Tutto è criticabile, tutto si può fare meglio. Ma è ipocrita accusare lo Stato ebraico, come ha fatto ripetutamente il Tribunale penale internazionale – sobillato dai soliti Paesi-complici di Hamas – di “genocidio” e “crimini di guerra”. Nulla di tanto efferato si può imputare a Tsahal, un esercito i cui principi e regole di ingaggio sono improntate a una eticità assoluta e insindacabile. Chi lo fa è spinto da una cosa sola: l’odio verso gli ebrei.
Perché sappiamo bene che la guerra, qualsiasi guerra, è un atto terribile, un aspetto estremo della cultura umana che trasforma chi la subisce (e anche chi la conduce) in un recipiente (o strumento) di morte e dolore. Ma è anche una costante nella Storia di tutte le civiltà, dall’alba dei tempi. Dopo la Seconda guerra mondiale in tanti hanno detto: “Mai più”. E forse anche per questo ora criticano Israele, e noi vogliamo concedere che qualcuno lo faccia in buona fede. Ma “mai più” era stato detto anche agli ebrei, inseguiti e uccisi dalla furia nazifascista. Ed è proprio in virtù di quel “mai più” che gli ebrei – e per primi i nostri fratelli israeliani – hanno deciso di difendersi da soli senza contare che sul nostro diritto a farlo. La guerra a Gaza non è stata voluta da Israele. Ma la combatte con pieno diritto, dalla parte del giusto e di una moralità perseguita malgrado incidenti ed errori. Ora, per chiuderla, basterebbe che i nemici di Hamas ne accettino l’unico risultato possibile: liberino gli ostaggi nelle loro mani e si arrendano. Perché noi non rinunceremo mai all’indipendenza, alla dignità, alla libertà.