Donne ebree protagoniste del XX e del XXI secolo. Anticonvenzionali, coraggiose,
in grado di pensare fuori dagli schemi. Personaggi “avanti” nel loro campo, innovatrici, voci fuori dal coro. Capaci di una magnitudo espressiva dirompente. In politica,
in letteratura, nella scienza, nelle arti, nella beneficenza, nell’imprenditoria. Un libro
ci racconta l’epopea di figure femminili uniche, caratterizzate da uno “sguardo ebraico” sul mondo, da un pensiero laterale e divergente che non si accontenta di accettare la realtà così com’è ma che cerca (per quanto possibile) di cambiarla
Caro lettore, cara lettrice,
la Diaspora e Israele: visti da vicino nessuno è normale. Vista da Israele, l’Europa potrebbe risultare un posto da cui scappare a gambe levate, specie a dar retta a fatti di ordinaria cronaca recente. Ad esempio l’episodio di un’hostess che annuncia, su un volo Ryan Air da Bologna a Tel Aviv, che è iniziata la discesa verso la “Palestina occupata”. Di fronte alle vivaci proteste dei passeggeri, ecco che l’hostess ripete più volte, imperturbabile, la stessa frase in italiano e inglese: ladies and gentleman, l’aereo sta per atterrare nella “Palestina occupata”. Il giorno dopo Ryan Air si premura di mandare una lettera di scuse, un errore involontario, dicono, e la cosa finisce lì.
C’è poi la dolce Francia dove a Nizza, in cinque scuole primarie pubbliche, folti gruppi di ragazzini si alzano tutti i giorni, in segno di aperta provocazione e senza permesso, disertando la lezione di storia sulla Shoah, per pregare e onorare il profeta Maometto. O ancora a Hébécourt, cittadina vicino a Amiens, migliaia di caselle della posta inondate da volantini antisemiti e razzisti: «Uomo bianco non ne hai abbastanza di vedere gli ebrei distruggere il tuo paese con l’immigrazione, la degenerazione pedo-LGBT e la guerra? Raggiungici per ristabilire il dominio della razza bianca in Europa!», recita il testo del foglio. E che dire del Belgio dove, al recente Urban Summit 2023 di Bruxelles sono stati invitati, come se nulla fosse, i sindaci di numerose città iraniane (e russe), con al seguito “agenti” iraniani sorpresi a filmare i manifestanti che protestavano in piazza contro le violenze in Iran? Come se uno Stato che impicca e uccide per strada migliaia di giovani potesse aver libertà di presenza in Europa?
Segni di ordinario strabismo politico, atti di “banale” antisemitismo riportati dai media e che lasciano pensare che vista così, in questa nostra realtà europea nulla è normale.
Da Israele, molti chiedono: che ci fate ancora lì? Che cosa aspettate a fare le valigie? Certo, una moderata inquietudine c’è, ma quale posto oggi è al riparo? Verrebbe da rispondere: e i missili da Gaza? I palloni incendiari? Sei mesi di proteste politiche in piazza? I costi proibitivi della vita? La cronaca giornalistica, si sa amplifica ogni cosa, tutto sembra drammatico e ansiogeno. Poi però, tu che vivi sul posto ti accorgi che tutto scorre, le cose sono molto meno estreme, la normalità inghiotte tutto e si continua a vivere, a lavorare, a andare a scuola e in vacanza, le nostre democrazie dopotutto sembrano solide, questi episodi incresciosi restano isolati e sporadici, sono soltanto i giornali a inanellare la collana di fatti sgradevoli, non c’è nessun linfonodo sentinella da analizzare. Prevalgono le piccole anestesie quotidiane che ci permettono di vivere.
Certo, vigilare e tenere gli occhi aperti è d’obbligo, i fantasmi del passato sonnecchiano in ogni piega della memoria ebraica, chi di noi non si è chiesto almeno una volta quale potrebbe essere il posto giusto dove trovare rifugio nel caso le cose non girassero più per il verso giusto, sia in Europa, sia in Israele? Ma, alla fine, prevale una stramba certezza e la realtà imperfetta nella quale viviamo ci sembra ancora quella in cui poter condurre la migliore delle vite possibili. Dopotutto, ci diciamo che la nostra vecchia Europa (e l’Italia in particolare), resta oggi ancora uno dei posti migliori (e più belli) in cui vivere. E anche Israele, dopotutto, resta ancora quel miracolo vitale, quel focolare ebraico che è un imprescindibile punto di riferimento per tutti. Visto da vicino o visto da lontano, alla fine, niente e nessuno risulta essere normale.
Fiona Diwan