Maestri, educatori, rabbini: da Milano, la rivincita dello studio

2023

 

 

n° 10 - Ottobre 2023 - Scarica il PDF
n° 10- Ottobre 2023 – Scarica il PDF

Quasi tremila lezioni caricate in Rete, migliaia di visualizzazioni, un’offerta culturale ebraica articolata e davvero unica in Italia. E poi: programmi di studio, corsi strutturati, ricchezza di contenuti aperti a ogni genere di utenza. Il tutto made in Milano, organizzato e messo in piedi dal Rabbinato Centrale. Qualità a 360 gradi: dalla Kashrut agli aiuti alle famiglie, dai contenziosi giuridici al shalom bait… Fiore all’occhiello? Le lezioni online e gli approfondimenti. Parla il Rabbino capo di Milano, rav Alfonso Arbib

 

 

 

 

Caro lettore, cara lettrice,

com’ è difficile accettarsi, smettere di essere arrabbiati, perdonare. Com’è difficile capire che ogni ferita ha spesso la sua origine altrove e che quello che continua a causare dispiacere e delusione nasce chissà quando e chissà dove, certo non adesso, non oggi, e il solo fatto di capirne le scaturigini lontane è già metà della guarigione, metà dell’opera. Sono appena passate le feste solenni, i giorni del perdono e della gioia (Kippur e Sukkot), questi temi abitano da millenni l’animo umano e il fatto di continuare a ritornarci con dei rituali non fa altro che sancire la fragile sostanza di cui siamo fatti, emozioni e intelletto, cuore e ragione, inseparabili e non disgiunti, con buona pace di Cartesio e della celeberrima cantonata del suo Cogito Ergo Sum che tanti veleni ha inoculato nel pensiero occidentale separando, con intransigente severità, sechel (intelletto) e nefesh (emozioni-anima): ci sono voluti il pensiero ebraico del Mussar, Freud e un secolo di studi sulla psiche per far rientrare la messa al bando della dimensione emozionale e restituirle il posto che merita all’interno della teoria della conoscenza e dei processi cognitivi.

Ritrovo questo tema leggendo Cento volte Sabato, un bel memoir narrativo scritto da Michael Frank (Einaudi), che narra la storia di Stella Levi: è lei stessa a raccontarla, con la sua voce da centenaria, dialogando con l’autore. Stella, un’ebrea di Rodi, cittadina italiana, scampata alla deportazione e adesso abitante di New York (ha compiuto, lucidissima, 100 anni a maggio 2023). La sua vicenda non è solo un reperto storico incredibile, un viaggio nel tempo e su come si viveva nella Juderia dell’isola delle rose, Rodi appunto, ma anche su che cosa significhi accettarsi, perdonare, smettere di essere arrabbiati e su come diventare resilienti. Tornare dai campi a ventitrè anni, adattarsi, non piangere mai, non voler guardarsi indietro se non adesso, a cento anni. Essere tutt’uno con la propria essenza vitale, ostinarsi a vivere nel presente, aderire al susseguirsi dei giorni, questo il suo segreto. Pochissimi sono sopravvissuti alla deportazione da Rodi, tra essi Sami Modiano. Stella Levi racconta la fine del suo mondo e la sua vicenda a una condizione: non soffermarsi sui campi di concentramento e di sterminio. Stella Levi non ne ha quasi mai parlato nemmeno in famiglia, con figlio e nipoti. Si rifiuta di essere la sopravvissuta che ripete come un mantra la sua storia fino a renderla arida, meccanica, atrofizzata. Rifiuta di essere una storyteller dell’Olocausto. Rifiuta l’idea che la vita degli ebrei possa essere appiattita sul loro massacro.

Tra poche settimane, il 10 novembre, ricorre l’anniversario dell’approvazione delle Leggi Razziali da parte dell’allora Consiglio dei Ministri e, a 85 anni da quella data, la voce di Stella Levi ci racconta come se fosse oggi che cosa fu per gli ebrei di Rodi, tutti cittadini italiani, quell’evento, lo spezzarsi della giovinezza, delle relazioni, del flusso della vita, dei commerci, degli studi, dei sogni, delle speranze. L’effetto traumatico di quelle Leggi raramente è stato trasmesso con tale vibrante senso di disperazione. Una catastrofe assurda – erano così lontani da tutto, su un’isola greca – che rivive nelle parole di una centenaria di New York come se fosse adesso, come se il tempo si fosse fermato. Da quel trauma si è inanellata tutta la sua vita e Stella non sa se è riuscita a farci i conti. Com’è difficile accettarsi, smettere di essere arrabbiati, perdonare, sembra dire a se stessa. Com’è difficile capire che ogni ferita ha spesso la sua origine in un altrove, che ha radici in territori lontani, la giovinezza, l’infanzia… Stella ha scelto di vivere tutta la sua vita al presente e solo oggi si concede l’emozione del racconto e del ricordo. Ha contribuito a fondare l’istituto Primo Levi di New York ma non ha accettato che il destino di Primo, un altro Levi, diventasse anche il suo. Forse, alla fine, ha saputo accettarsi, ha smesso di essere arrabbiata.

Fiona Diwan