di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] È stato recentemente presentato un Disegno di Legge, grazie al contributo dell’Unione Associazioni Italia-Israele, per introdurre nel nostro Paese misure concrete contro l’antisemitismo in ogni sua espressione e manifestazione, come prevede l’IHRA
Opinioni
Corretti e correttori, dal “politicamente corretto” alla “cancel culture”: piccoli e vacui intolleranti crescono
di Claudio Vercelli
[Storia e controstorie] La divisione in tifoserie, spesso assordate dallo stesso rumore che vanno facendo da sole, non aiuta mai a comprendere il disegno degli eventi e l’intelligenza dei fatti. Ovvero, non permette di capire cosa stia per davvero succedendo.
Hamas addestra i bambini al terrorismo. Perché le organizzazioni in difesa dell’infanzia tacciono?
di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Hamas addestra i bambini al terrorismo nel silenzio delle organizzazioni in difesa dell’infanzia senza che ci sia mai stato neppure un intervento della Croce Rossa Internazionale a stigmatizzare l’inumanità di questa operazione.
La “via regia” del complottismo? I social e il web. Ma anche l’angoscia sociale e una politica sempre più pop e aggressiva
di Claudio Vercelli
[Storia e controstorie] Le “fortune” del complottismo, del pari a quelle del negazionismo (due facce, una sola medaglia), non sono ascrivibili all’inverosimiglianza di ciò che entrambi dicono ma al come lo vanno facendo.
Ostaggi ebrei in Europa? Le parole inquietanti di Antonio Polito
di Emanuele Calò
Antonio Polito scrive sul Corriere della Sera del 26 gennaio 2024: “Se Israele vuole ancora, e certo lo vuole, che i cittadini ebrei d’Italia, Francia, Germania, e di tutte le altre nazioni che da secoli ospitano la diaspora, non siano di nuovo vittime di ondate di antisemitismo, mascherato o no; allora, per amor di D-o, fermatevi”. Ora, se Israele non esistesse, gli ebrei della Diaspora, sarebbero più forti o più deboli? Sicuramente più deboli.
Il Giorno della Memoria: non un monumento ma lo spunto per una indagine sulle Cause
di Augusto Sartorelli
È trascorso ormai quasi un quarto di secolo da quando è stato istituito il Giorno della Memoria. La giornata avrebbe dovuto facilitare una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di tanto orrore.
Se si vuole la pace, si devono rafforzare e proteggere le democrazie: Israele, Ucraina, Taiwan
di Emanuele Calò
Israele traballa un poco dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, un’emanazione delle Nazioni Unite, nella quale le dittature finiscono per menare le danze. I magistrati giudicanti non sono quelli per i quali la Corte era stata prevista.
L’imparzialità non è più una virtù
di Emanuele Calò
Ho visto una locandina di un convegno milanese su Gaza, organizzato di recente da chi intitola la propria esistenza alla battaglia per la legalità, tenuto presso un istituto scolastico. È un po’ la fotocopia di migliaia di convegni precedenti e di altrettante migliaia di convegni a seguire.
La parola impronunciabile, ossia “sionismo”. Tutti la nominano, pochi ne sanno il significato
di Claudio Vercelli
In nessun conflitto, tra singole persone così come anche tra comunità – posto che quest’ultimo è tale poiché vede parti tra di loro contrapposte per un unico obiettivo collettivo – sussiste una sola ragione. Bisogna sempre e comunque contemperare i diversi punti di vista.
Quando l’Occidente smetterà di cullarsi nelle sue soffici illusioni?
di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Il pogrom di Hamas contro Israele il 7 ottobre ha risvegliato una soluzione del rapporto tra Israele e palestinesi che, se realizzata, si trasformerebbe in un incubo, e nel seme di una prossima guerra.
Sette ottobre 2023: il prezzo del pudore
Da Ashkelon, la voce di una ex-alunna della nostra Scuola
di Tamida Bruckmayer
Ex Alunna della Scuola Ebraica di Milano che vive ad Ashkelon in Israele da anni
Si parla di “ritorno alla quotidianità al Sud di Israele”. Un allarme o due al giorno, in una grande città come Ashkelon o Ashdod, sono parti della Quotidianità. E se due volte al giorno ci fossero allarmi a Milano o a Roma, avremmo chiamato così la nostra vita: una semplice “quotidianità”?