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Sangue sulla Storia

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La notorietà ha il suo prezzo. E talvolta per raggiungerla si arriva a commettere azioni poco meditate. Anche la ricerca scientifica ha il suo prezzo: richiede rigore, trasparenza, coraggio di dire cose scomode. L’indegna paginata del Corriere della Sera che pubblicizza il nuovo libro dello storico Ariel Toaff (Pasque di sangue, il Mulino editore) ha rappresentato un episodio inquietante, aberrante soprattutto dal punto di vista di chi fa informazione. Un libro estremamente controverso e provocatorio, che mira a sostenere come alcuni ebrei nel medioevo abbiano effettivamente compiuto omicidi ammantandoli di pratiche rituali, che insinua il sospetto che il beato Simonino di Trento fu effettivamente trucidato e dissanguato da quegli ebrei che sul finire del XV secolo furono torturati e poi uccisi in massa; è stato presentato in una maniera indegna.

Sogni, miracoli e matrimoni

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C’è un imprenditore, un ebreo milanese, interessato ad acquistare Alitalia. Si dice convinto di poter rimettere in pista e risanare la disastrata compagnia aerea nazionale. Se il suo progetto andasse in porto sarebbe certo un piccolo miracolo. E non a caso il Fondo d’investimento che rappresenta è noto con il nome di Dreams and Wonder, Sogni e miracoli. Ma un fulminante episodio tratto dalla vita leggendaria del Rabbi Yossi ben Halafta (secondo secolo dell’era volgare) e riferito nel Midrash Rabba (capitolo 64:8) ci aiuta a comprendere che i veri e grandi miracoli, anche nei giorni attuali, non sono quelli che fanno volare gli aerei.

D’Alema, Israele e noi

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(un editoriale, una lunga inchiesta e un ricordo dell’esponente laburista ed ex sindaco di Gerusalemme Teddy Kollek, recentemente scomparso), il numero di questa settimana del settimanale britannico The Economist (secondo alcuni il più autorevole periodico che si pubblichi al mondo), solleva la questione del rapporto fra il popolo ebraico e lo Stato di Israele.

Chi ne avrà l’occasione potrà prendere visione direttamente (www.economist.com) dei punti salienti di articoli che sono destinati a lasciare il segno nel mondo ebraico più avveduto. L’Economist è un giudice severo, coraggioso, non sempre, a dire il vero, del tutto imparziale, ma in ogni caso costituisce una voce che deve essere ascoltata.

Il principio di laicità

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come istanza di indipendenza dello Stato e della società civile dalle autorità e dai dogmatismi delle religioni, si è affermato nella storia moderna dell’Occidente, in connessione con il liberalismo e con la democrazia pluralistica.
Il principio, seppure non esplicitamente menzionato, ispira articoli fondamentali della Costituzione repubblicana (gli articoli 3, 7, 8,19 e 20) ed è stato esplicitamente elevato a valore supremo dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 203 dell’aprile 1989, alla quale hanno fatto seguito molte altre, tra cui, ultima, la sentenza n. 168 dell’aprile 2005.
Il principio di laicità ispira, inoltre, la normativa comunitaria e, soprattutto, il recente il Trattato Costituzionale Europeo.

Per quale pace

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il portavoce della Comunità ebraica di Milano, l’aveva detto più volte. Più o meno ascoltato, spesso ripreso dai giornali come se la sua fosse un’opinione di parte, una fra le tante possibili, rileggere oggi quelle che sono state le sue puntuali messe in guardia nei confronti delle nuvole che andavano addensandosi all’orizzonte, lascia con la bocca amara. Le manifestazioni “per la pace” in Medioriente, quando sono inscenate da sinistra italiana che vuole essere governo e opposizione al tempo stesso e scende in piazza per fare del male a se stessa, finiscono per alzare il sipario su cos’è l’antisemitismo oggi.

Disinnescare

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come tutti i fenomeni complessi e di lunga durata, ha molte cause e tra loro intrecciate. Distinguerle ed analizzarle non rientra nelle intenzioni del presente documento che si preoccupa di fornire un contributo alla costruzione della pace.