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Quando l’identità va dal parrucchiere

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ma lei per i capelli che prodotti preferisce utilizzare? Presumibilmente fiera della sua fluente chioma, ma ancora di più della brillante relazione appena conclusa e dedicata al problema dell’identità ebraica nel pensiero di Scholem, Rosenzweig e Deridda, Donatella Di Cesare questa proprio non se l’aspettava. Eppure il candido interrogativo rivolto alla sbalordita oratrice veniva dalla stessa signora che aveva ascoltato attenta uno dei passaggi salienti del Moked di Milano Marittima, lo straordinario appuntamento di primavera degli ebrei italiani organizzato dal Dipartimento Educazione e cultura dell’Unione delle comunità.

Antisemitismo e assimilazione: una via d’uscita

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di Ilan Halimi compiuto da estremisti islamici ha portato alla ribalta la comunità ebraica europea. Nonostante la chiara matrice antisemita dell’omicidio, la reazione da parte delle istituzioni ebraiche è avvenuta con estremo ritardo e si sono dovuti attendere diversi giorni prima che una risposta organizzata prendesse corpo con le manifestazioni

Lo stato delle cose, il crocifisso nei luoghi pubblici e noi.

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sono contrassegnati da fatti drammatici. Quanto di peggio ci attende rischia invece di crescere nell’indifferenza, nella nostra incapacità di mettere a fuoco i problemi reali e di reagire di conseguenza.
Se noi, in quanto ebrei italiani, dormiamo, o talvolta ci perdiamo in ridicole dispute da cortile, il mondo circostante, come dimostrano molte recenti vicende, resta invece sveglio. E va per la sua strada.
Vorrei ospitare, nel primo spazio che questa testata sottopone all’attenzione del lettore, l’intervento che segue.
Firmato da un giurista illustre come Giulio Disegni e dedicato al delicatissimo problema dell’esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici

Lettere a Yasha Reibman

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Israele e gli ebrei uno di noi venga minacciato di querela per un milione di euro mi pare sia una notizia senza precedenti. Lo è anche la solidarietà che mi sta arrivando da ogni dove. Penso sia il caso renderne conto: non siamo soli e non ci facciamo intimidire”.
Yasha Reibman
Oliviero Diliberto si ostina a non capire che la scena delle bandiere di Israele

Bandiere e querele. È necessario uscire dalle ambiguità

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sarà bene, prima di tutto, sgombrare il campo dal rischio di fraintendimenti. Il tenore delle recenti dichiarazioni del portavoce della Comunità ebraica di Milano Yasha Reibman, che ha vivacemente criticato alcuni esponenti dell’ultrasinistra nostrana, a giudicare dalla estrema diversità delle reazioni che pervengono in redazione non ha fatto l’unanimità. Reibman, che si è fatto conoscere per la vivace passione con cui espone le proprie opinioni,

Le “intolleranze” di Camilla Baresani

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sul Magazine del Corriere della Sera la scrittrice Camilla Baresani racconta di una serata terribilmente indigesta a casa di un’amica “italianissima di origine ebraica” che si è rifiutata, in casa propria, di servire una teglia di riso patate e cozze portata a sorpresa da un’altra ospite, in quanto non kasher. Sartre sosteneva

Le lobby e i lobbisti

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che sta mettendo a rumore il mondo politico americano, sembra uscito da un filmaccio tutto infarcito di pregiudizi terra terra nei confronti dei lobbisti.
Ci abbiamo messo anni ed anni per spiegare agli italiani che lobby non è una parolaccia, ma solo una parola. Che nelle democrazie avanzate questo termine indica semplicemente una organizzazione nata per rappresentare i legittimi interessi di una categoria.

Il razzismo non è una opinione

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Il 25 Gennaio scorso il Senato ha, definitivamente approvato il disegno di legge noto come “modifiche al codice penale in materia di reati di opinione. Peccato che tale modifica abbia rivisto anche il reato previsto dall’art. 3 L. 654/75 c.d. Legge Reale che prevedeva la ferma punizione dei reati in materia di razzismo, non certo annoverabili fra i reati di opinione.