Cultura e Società

Lo stato delle cose, il crocifisso nei luoghi pubblici e noi.

Opinioni


sono contrassegnati da fatti drammatici. Quanto di peggio ci attende rischia invece di crescere nell’indifferenza, nella nostra incapacità di mettere a fuoco i problemi reali e di reagire di conseguenza.
Se noi, in quanto ebrei italiani, dormiamo, o talvolta ci perdiamo in ridicole dispute da cortile, il mondo circostante, come dimostrano molte recenti vicende, resta invece sveglio. E va per la sua strada.
Vorrei ospitare, nel primo spazio che questa testata sottopone all’attenzione del lettore, l’intervento che segue.
Firmato da un giurista illustre come Giulio Disegni e dedicato al delicatissimo problema dell’esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici

La storia dell’amore

Libri

per sopravvivere; vive alla giornata, emarginato in una città enorme come New York, legge i libri del figlio, che è un famoso scrittore (ma che non sa della sua esistenza), e ogni sera batte alcuni colpi sui tubi della caldaia di casa, per fare sapere al suo vicino che è ancora vivo.
Ma la sua vita non è sempre stata così. Quando era giovane, ebreo nella Polonia degli anni Trenta in cui era nato, Leo Gursky si era follemente innamorato di Alma e aveva scritto un libro in yiddish, La storia dell’amore, racconto di quel suo impossibile sentimento.

L’odio in rete

Libri

in tutto il mondo, usano Internet. La maggioranza ne fa un uso positivo, altri, gruppi o persone protetti dalla libertà d’espressione garantita dalla legge, lo utilizzano invece per spandere odio e violenza in assoluta libertà soprattutto contro gli ebrei e i neri. La ricerca del sociologo della comunicazione Antonio Roversi parte dal desiderio di informarsi su quanto hanno da dire coloro che, per varie ragioni, ne fanno un uso negativo, ma non si esaurisce nell’arricchimento delle informazioni: serve infatti a riflettere sul fatto che dietro a questi siti non ci sono solo gruppi marginali, ma gruppi di militanti, movimenti reali che fanno dell’odio verso gli “altri”, dello scontro, del rifiuto del dialogo e della guerra la loro ragione d’essere.

Lettere a Yasha Reibman

Opinioni


Israele e gli ebrei uno di noi venga minacciato di querela per un milione di euro mi pare sia una notizia senza precedenti. Lo è anche la solidarietà che mi sta arrivando da ogni dove. Penso sia il caso renderne conto: non siamo soli e non ci facciamo intimidire”.
Yasha Reibman
Oliviero Diliberto si ostina a non capire che la scena delle bandiere di Israele

Bandiere e querele. È necessario uscire dalle ambiguità

Opinioni


sarà bene, prima di tutto, sgombrare il campo dal rischio di fraintendimenti. Il tenore delle recenti dichiarazioni del portavoce della Comunità ebraica di Milano Yasha Reibman, che ha vivacemente criticato alcuni esponenti dell’ultrasinistra nostrana, a giudicare dalla estrema diversità delle reazioni che pervengono in redazione non ha fatto l’unanimità. Reibman, che si è fatto conoscere per la vivace passione con cui espone le proprie opinioni,

Le “intolleranze” di Camilla Baresani

Opinioni


sul Magazine del Corriere della Sera la scrittrice Camilla Baresani racconta di una serata terribilmente indigesta a casa di un’amica “italianissima di origine ebraica” che si è rifiutata, in casa propria, di servire una teglia di riso patate e cozze portata a sorpresa da un’altra ospite, in quanto non kasher. Sartre sosteneva

Lechaim, a tutte le vite

Libri

di origine algerina, S. insegna filosofia in un liceo della periferia parigina. Passa le sue serate a Belleville, nel caffè di un amico, a bere anisette, a mangiare olive e finocchi, a sentire il sapore della sua Algeria. Ama il surf, il mare, le onde e una bella donna, marocchina ed ebrea, che non desidera altro che un uomo ricco e di successo. Ai suoi studenti, quasi tutti di origine araba, S. parla della Repubblica e dei fondamenti della società francese.

Le lobby e i lobbisti

Opinioni


che sta mettendo a rumore il mondo politico americano, sembra uscito da un filmaccio tutto infarcito di pregiudizi terra terra nei confronti dei lobbisti.
Ci abbiamo messo anni ed anni per spiegare agli italiani che lobby non è una parolaccia, ma solo una parola. Che nelle democrazie avanzate questo termine indica semplicemente una organizzazione nata per rappresentare i legittimi interessi di una categoria.