Il Diluvio, la costruzione dellArca, Noè che raduna i suoi tre figli, Sem, Cam e Iafet, le coppie di animali che salgono sul legno, la risposta allAltissimo che decide di distruggere gli uomini a causa della loro efferata violenza. E poi lebbrezza del patriarca che, piantata la vite sulla terra finalmente asciutta, ne beve il nettare per gettare loblio sullecatombe degli uomini. E infine lincesto e lomosessualità del figlio Cam, il sorgere malinconico di una nuova alba sul destino dellumanità.
È la storia di Chisimbarca, testo e prima prova di regia del filosofo e pensatore Chaim Bacharier, una pièce teatrale che sarà in scena fino al 20 settembre al Teatro Franco Parenti (Sala Anima).
Spettacolo
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Il network prima di Internet
Quando nel 1999 fu inaugurato il Museo Ebraico di Bologna il pubblico ne rimase positivamente colpito: nasceva infatti un museo di concezione tecnologica e multimediale molto diverso da quelli già operanti in Italia, legati soprattutto all’esposizione di oggettistica rituale e alla narrazione di tradizioni e storia ebraica. A dieci anni dalla fondazione, il Museo Ebraico di Bologna vuole ancora una volta stupire, proponendo una mostra non tradizionale, diretta soprattutto ai giovani dei quali utilizza linguaggio e tecnologie. La mostra parla infatti di uomini e delle loro idee, della circolazione di intuizioni e di innovazioni, mettendo in risalto come molti ebrei, per le particolari circostanze storiche in cui vissero, furono “anticipatori e precursori della moderna società globalizzata”.
La passionale frenesia di Tel Aviv, città del tutto e subito
Una città allo specchio: una distesa di sabbia di 100 anni fa a confronto con la pulsante modernità di oggi. Tel Aviv molteplice, plurale, caotica. Comera e comè diventata. Immortalata da due grandi maestri della fotografia: il pioniere Avram Soskin e il contemporaneo Ziv Koren. Immagini arrivate direttamente dal Museo dArte di Tel Aviv e oggi in mostra a Milano, allo Spazio Krizia fino al 7 giugno, e poi a Genova. Le foto di Soskin (1881-1963) fermano i momenti clou della storia della città, dallo scatto mitico delle dune spoglie dove sta avvenendo lassegnazione dei lotti di terra (fu il vero atto di fondazione della città), alla costruzione delle prime strade e case, immagini struggenti che riflettono la speranza di un ebreo senza terra di avere un proprio Stato indipendente. Gli scatti di Ziv Koren (1970), pluripremiato fotogiornalista, fermano invece la vitalità giovane e lo spirito davanguardia, lumanità variegata tipica della società di Tel Aviv.
Fratelli dItalia?
prodotto da Andrea Jarach con la Provincia di Milano, rievoca nel titolo il nostro inno nazionale e termina con un punto interrogativo che allude alla domanda: dopo le Leggi razziali gli italiani erano ancora fratelli? Chi erano per lItalia quelle persone che venivano caricate ed ammassate nei vagoni del Binario 21? Sicuramente non dei fratelli. Racconta Andrea Jarach: Quello che noi abbiamo cercato di fare, utilizzando le vecchie fotografie e filmini di famiglia precedenti allavvento delle Leggi razziali, è stato di mostrare una vita assolutamente normale che di colpo viene separata dal resto della popolazione per diventare indesiderata, reietta, esclusa. Il cast è composto quasi del tutto da discendenti di deportati, giovani che si rivolgono ad altri giovani per condividere limpegno di far conoscere e tramandare le vicende legate ai loro cari
La didattica della Shoah
limmagine video Liliana Segre racconta quanto il divieto di frequentare la scuola pubblica lavesse improvvisamente trasformata in una diversa. “Le altre ragazzine – ricorda la testimone incontrandomi per strada mi indicavano e dicevano fra loro: ‘Guarda, quella è la Segre, che non può più venire a scuola’”. Spenta la videoregistrazione, un brusio di commenti percorre la platea degli insegnanti riuniti, allUniversità Cattolica, per il seminario La memoria della Shoah come scelta morale. Luso dellarchivio audio-visuale dello USC Shoah Foundation Institute nella scuola.
Guardando nello specchio
un maggiore dellaviazione militare israeliana, sorvolando il Sinai con il suo aereo, viene abbattuto da un razzo egiziano. È il marito di Nella Magen Cassouto, giovane madre che rimane sola con due figlie da crescere. Da quel giorno la sua vita non sarà più la stessa. Rabbia, frustrazione, dolore sono troppo grandi per essere soffocati. E così esplodono e si trasformano in arte, in voglia di comunicare al mondo di finirla, di cessare la guerra. Il risultato sono dei ritratti fotografici unici che hanno fatto il giro del mondo. (La galleria San Fedele di Milano in via Hoepli 3 ospita a febbraio la mostra fotografica Looking at the mirror, Guardando nello specchio dellartista israeliana Nella Magen Cassouto).
Il genio di Bruno Schulz
Nell’ambito del Festival Internazionale di Immagine e Figura, il Teatro del Buratto di Milano, con il contributo del Consolato di Polonia e dell’Istituto Polacco di Roma, presenta fino al 28 febbraio “L’epoca geniale di Bruno Schulz”, un’eccezionale e interessante rassegna costituita da una mostra e una serie di incontri e spettacoli, dedicata al grande scrittore e artista ebreo polacco, purtroppo ancora poco conosciuto in Italia.
Reuven Israel – Range of sorrow
Presso la galleria Montrasio Arte di Milano, prosegue fino al 21 febbraio la prima personale italiana dello scultore israeliano Reuven Israel, dal titolo Range of sorrow, curata da Ruggero Montrasio e Raffaele Bedarida.
Il percorso espositivo propone una selezione di opere scultoree, tutte caratterizzate, come è tipico dell’artista, da una forte “fisicità” e da una semplicità sobria, che si rivela evocativa solo dopo un’attenta osservazione.
Bauman (Zygmunt) Circus
diretto da Paolo Giorgio: dal 3 all’8 febbraio allo Spazio Mil di Sesto San Giovanni. Nato a Poznam nel 1925, Zygmunt Bauman è un rinomato filosofo e sociologo di origine ebraica, le cui ricerche si sono focalizzate sui temi della stratificazione sociale e del passaggio dalla modernità alla post-modernità, al consumismo, alla globalizzazione, che egli ha illustrato con i concetti metaforici del “liquido” e del “solido”.
I bambini del Ghetto di Lodz
Presso la Scuola romana di Fotografia prosegue fino al 7 febbraio la mostra curata da Agnieszka Zakrzewicz I bambini del Ghetto di Lodz, eccezionale testimonianza storica e rappresentazione dello stretto legame tra l’arte della fotografia e il mantenimento della memoria.
Grande centro tessile europeo, Lodz ospitava la più grande comunità ebraica dopo Varsavia, e il suo eccezionale sviluppo economico fu dovuto alla particolare armonia instauratasi tra polacchi, tedeschi ed ebrei, capaci di costruire insieme una sorta di piccola “terra promessa”. Le repressioni iniziarono subito dop l’occupazione tedesca, e nel 1940 nel piccolo ghetto di Litzmannstadt vennero richiuse oltre 160mila persone, di cui 40mila bambini sotto i 14 anni.