di Rav Roberto Della Rocca
L’importanza del settimo giorno di Sukkot, che quest’anno cade domenica 20 ottobre, chiamato Kippur Qatan, sta nel concetto di saper fare Teshuvà besimchà.
Ebraismo
Invocazione delle piogge: perché una preghiera ebraica cade sempre in una data gregoriana? Un’analisi
di Giorgio Foa
Perché la preghiera dell’Amidà si legge sempre il 4 dicembre? Una riflessione attraverso la storia, e i calendari diversi….
Ripensare se stessi a Rosh Hashanà, un esame di coscienza personale e collettivo
di Rav Alfonso Arbib, Rabbino capo della Comunità di Milano
Nel pensiero ebraico nessuno può dire “io vivo la mia vita”, perché la vita degli altri è anche la nostra. Perché il mondo umano poggia su tre cose: sulla Torà, sulla tefillà e sulla ghemilùt chassadim (far del bene al prossimo). Le feste solenni come check point etico-morale, comportamentale, interiore
Il dono più grande che si possa fare è il proprio tempo e la propria attenzione
di Ester Moscati
Il Servizio sociale della Comunità è un punto di riferimento per tutti, dagli iscritti agli enti ebraici, dagli anziani alle famiglie, dai fragili a chi ha bisogno (solo) di compagnia contro la solitudine
Il Bene fatto bene, ecco i protagonisti: associazioni, beneficenza, solidarietà
di Sofia Tranchina
Tempo, attenzione, idee: dedicarsi agli altri vuol dire mettere in circolo nuove forze e energie, guardare agli Altri come parte di noi, e a noi stessi come parte di un Tutto. Molti enti, associazioni ebraiche e movimenti giovanili si impegnano nell’aiuto del prossimo.
Volontariato Federica Sharon Biazzi: da vent’anni, un aiuto a chi ne ha bisogno
di Ester Moscati
Una presenza concreta contro la solitudine, riconosciuta da Comune e Protezione civile. Lo scopo è quello di «sostenere, confortare e stare vicino alle persone».
Tzedakà: aiutare gli altri per trovare il proprio posto nel mondo e “salvare” se stessi (forse)
di Ilaria Myr
Non solo pietà o carità ma autentica norma etica, atto di giustizia e pietra angolare della società civile. La Tzedakà e la ghemilut hasadim sono una costante di tutte le feste ebraiche
Cani, gatti, pesci rossi… Da rispettare, amare, nutrire “prima di noi”, come insegnano i nostri Maestri
di Marina Gersony, Ilaria Ester Ramazzotti e Sofia Tranchina
Per sopportare meglio la solitudine del lockdown molti hanno “adottato” cani e gatti. La normativa ebraica prescrive la misericordia e il rispetto per gli animali e i loro sentimenti. Perché i pet (ma anche mucche, vitelli, asini…) provano emozioni e hanno molto da insegnarci
Ebraismo e vegetarianismo, un dibattito dell’Università di Tel Aviv
di Nathan Greppi
Sebbene presentino molte differenze, la kashrut e lo stile di vita vegetariano presentano alcuni punti in comune: entrambi pongono molta attenzione sul fatto che gli animali non devono soffrire, tanto che diversi illustri rabbini come Rav Jonathan Sacks, già rabbino capo del Regno Unito scomparso nel 2020, hanno scelto di essere vegetariani. Un tema complesso, che è stato al centro del dibattito su Zoom Judaism & Vegetarianism, tenutosi domenica 14 novembre e organizzato dall’Istituto Kantor dell’Università di Tel Aviv.
I vegetariani e l’ebraismo contemporaneo
Chi si occupa da anni di studiare il rapporto tra l’etica ebraica e quella vegetariana è Rav David Rosen, già rabbino capo d’Irlanda e oggi responsabile per il dialogo interreligioso del Comitato Ebraico Americano. Ha spiegato che “preservare il creato” evitando di mangiare carne è inteso da alcuni rabbini come il massimo gesto per seguire i precetti della Torah. Ha ricordato che “queste idee non sono nuove,” poiché altri celebri rabbini del ‘900, come Rav Abraham Kook e Rav Joseph Soloveitchik, le hanno formulate nel corso dei decenni. A ciò si aggiunge il fatto che nel Gan Eden non si mangiavano animali, e pertanto uno stile di vita vegetariano richiama una visione ideale del mondo.
Anche Rav Ronen Lubitch, presidente dell’associazione religiosa israeliana Ne’emanei Torah Va’Avodah, ha fatto notare come “il primo uomo, Adamo, era vegetariano. Solo dopo ha iniziato a mangiare carne.” Ha aggiunto che oggi è molto più difficile rispetto al passato mantenere la kashrut, poiché negli allevamenti intensivi gli animali quali le mucche e le galline subiscono sofferenze inenarrabili.
La macellazione kasher in Europa
Da anni diversi stati europei cercano di mettere al bando la macellazione rituale, sia kasher che halal, con la scusa che essa non permetta di alleviare le sofferenze degli animali; ma è davvero questa la motivazione? Talia Naamat, avvocatessa e ricercatrice dell’Istituto Kantor, ha ricostruito la vicenda attraverso varie slide: dal 1974 al 2009, le regole europee sull’uccisione di animali per scopi alimentari prevedevano delle esenzioni per la macellazione rituale. Il primo paese a tentare di metterla al bando senza successo fu la Polonia, nel 2002 e nel 2013. Chi invece è riuscito a metterla al bando sono l’Olanda (2011), Estonia, Slovenia (entrambe nel 2013), Danimarca (2014), Belgio (2017) e la Grecia (ottobre 2021).
Ci sono varie dinamiche da tenere in considerazione: c’è chi pensa che sia dovuto al fatto che giudici laici interpretano male pratiche religiose, e chi pensa che le messe al bando siano motivate dall’ostilità verso i musulmani, che si manifesta in leggi ostili sia al cibo halal che alla kashrut.
Il vegetarianismo nella letteratura yiddish
Già nel secolo scorso importanti scrittori di lingua yiddish come Isaac Bashevis Singer predicavano uno stile di vita vegetariano. Bilha Rubinstein, traduttrice dallo yiddish all’ebraico, ha raccontato che in Singer riferimenti all’argomento si trovano già nel suo romanzo del 1933 Satana a Goray, dove prima ancora che l’autore diventasse vegetariano si inizia a percepire una certa sensibilità. A parte lui, anche Sholem Aleichem ha trattato il vegetarianismo nei suoi scritti.
Arriva da Morashà il Siddur di rito italiano traslitterato
di Sofia Tranchina
Il progetto, inaugurato quasi dieci anni fa con l’edizione traslitterata dedicata allo Shabbat, aveva visto sin da subito una calorosa accoglienza. La casa editrice dà la possibilità di sostenere il progetto, dedicando il siddur ai propri cari.
Rosh Hashanà: tra libertà e responsabilità
di Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo della Comunità di Milano
La caratteristica fondamentale dell’essere umano è la sua libertà. Ma essere liberi significa essere responsabili delle proprie scelte. L’importanza della famiglia ebraica per tutta la comunità. Rosh Hashanà è chiamato Yom hazikkaròn, giorno del ricordo, e Yom HaDin, giorno del Giudizio
La Shemità: una pratica ebraica per salvare il pianeta
di Sofia Tranchina
Durante l’Anno Sabbatico, come prescritto dalla Torà, il contadino non può seminare, piantare, tagliare né mietere nelle proprie coltivazioni. Una pratica che ha implicazioni ambientali e sociali importanti. Qui un approfondimento alla vigilia di Rosh ha Shanà, quando avrà inizio la Shemità.