Largo ai giovani ebrei d’Italia

Giovani

di Miriam Bendayan

Daniele Regard, nuovo presidente UGEI

Parla il nuovo presidente Daniele Regard

Ventiquattro anni, romano, studente di Scienze Politiche, un passato nell’Hashomer Hatzair: è Daniele Massimo Regard, “Billy” per gli amici, dal 1° gennaio presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia.

Le nuove generazioni rappresentano da sempre il tesoro più prezioso del mondo ebraico e il futuro delle Comunità, di conseguenza è palese quanto siano importanti le istituzioni giovanili. Chiediamo a Daniele “Billy” quali siano le prospettive per il futuro dell’Ugei.

Come è iniziato il tuo impegno nei movimenti giovanili ebraici e qual è stato il tuo percorso nell’Ugei?

Ho iniziato all’Hashomer Hatzair: da quando avevo 8 anni ho frequentato il movimento e questo mi ha formato molto. Uscito da lì, dopo le superiori, c’è stato quel classico anno nel quale ogni ragazzo, dai movimenti giovanili ebraici, non sa con chi rapportarsi e rischia così di perdersi (credo che noi dell’Ugei dovremmo porre attenzione proprio al periodo dopo i 18 anni dei ragazzi ebrei. E cercare di colmare quel vuoto). Successivamente sono stato avvicinato all’Ugei da Tobia Zevi (presidente nel 2005 e 2006 ndr): il mio primo congresso è stato nel 2005 e lì mi sono candidato. Allora eravamo 17/18 accreditati, pochissimi rispetto ai 180/200 degli ultimi congressi!

Sono stato in Consiglio per tre anni, poi per un anno mi sono dovuto allontanare momentaneamente perché impegnato con l’università e infine l’anno scorso sono rientrato alla grande.

Come giudichi la situazione attuale della realtà giovanile ebraica in Italia?

Credo che attualmente i problemi più rilevanti siano concentrati su Roma e Milano. Sono le due Comunità più grandi sulle quali però bisogna lavorare di più, visto che lì si concentra il maggior numero di ebrei italiani: bisogna dare qualcosa di diverso a questi ragazzi, farli innamorare della propria identità e suscitare in loro la voglia di aggregarsi, anche solo per una festa o una cena… aldilà degli eventi più “ufficiali”.

Nelle piccole comunità, al contrario, c’è una grande fame di ebraismo, una voglia di fare, di avvicinarsi, di sapere, che molti romani e milanesi hanno invece perso. Sono però molto fiducioso sul futuro.

E dunque quali sono le prime azioni che intendi compiere?

Come Consiglio, il primo impegno è stato quello di lavorare per il Giorno della Memoria: abbiamo puntato a fare qualcosa di nuovo che, anche se non eclatante, sia importante nella qualità e nei valori proposti.

Ci stiamo occupando anche dell’University Day, una presentazione delle università per tutti i ragazzi che vogliano andare a studiare in Israele: l’anno scorso c’è stata un’ampia partecipazione e anche nel 2011 vogliamo ripetere l’evento. Ci stiamo concentrando allo stesso tempo sulle attività per Purim e su Hatikvà, il giornale dell’Ugei, nel quale si sta riformando la redazione.

La nostra grande scommessa è infine continuare il dialogo interreligioso fra le diverse fedi, elemento che anche per i Consigli passati è stato un punto di forza.

L’Ugei ha espresso subito solidarietà alla comunità copta in seguito al terribile attentato avvenuto ad Alessandria D’Egitto la notte del 31 dicembre…

Puntiamo al dialogo interreligioso, perché dobbiamo cercare di andare tutti nella stessa direzione e per questo abbiamo dato la nostra solidarietà alla chiesa cristiana copta per l’attentato.

Dobbiamo cercare di stabilire i collegamenti tra le diverse religioni e per questo, per esempio, ci è spiaciuto quando il rappresentante copto ha detto che non voleva musulmani alla manifestazione che si è tenuta il 9 gennaio a Roma. Questo allontanamento non ci piace, credo che occorrano collaborazione e ascolto.

Ultima domanda: com’è il rapporto con l’UCEI?

Ho appena avuto un incontro con il presidente dell’UCEI Renzo Gattegna: quello fra l’UGEI e l’UCEI deve essere un percorso di collaborazione per perseguire la stessa linea.

Noi, pur mantenendo la nostra autonomia, dobbiamo imparare tanto da loro e abbiamo bisogno dell’UCEI, visto che è da lì che vengono elargiti i fondi. Sono molto fiducioso sui rapporti futuri con quest’istituzione che per noi è fondamentale.