di Roberto Zadik
Apertura in bonaccia e finale tempestoso. Così si è svolto il Consiglio del 6 marzo, con una prima parte della sessione decisamente distesa e cordiale e una seconda fase ben più movimentata, in cui il Rabbino Capo Alfonso Arbib ha risposto alla lettera aperta di Stefano Jesurum sul futuro della Comunità pubblicata sull’ultimo numero del Bollettino e su Mosaico.
Alla riunione, oltre a Rav Arbib, erano presenti il presidente Roberto Jarach, il segretario generale Alfonso Sassun, il vice presidente Daniele Nahum e i consiglieri David Piazza, Milo Hasbani, Daniele Cohen, Raffaele Turiel, Claudio Gabbai, Avram Hason, Simone Mortara, Gad Lazarov, Simin Livian, Roberto Liscia, Sarah Modena, Yasha Reibman, Guido Osimo, Stefano Jesurum, Rami Galante. Unica assente, Paola Sereni.
All’ordine del giorno del Consiglio, le iscrizioni a scuola e la volontà comune di contenere il fenomeno dell’allontanamento dalla Comunità.
Fondamentale è dunque l’iscrizione a scuola dei ragazzi, tenendo conto delle diverse “edot”, identità religiose e culturali degli iscritti nel rispetto dei diversi orientamenti. A questo proposito, David Piazza ha sottolineato che “la Comunità tiene molto al fatto che il rapporto con le famiglie degli iscritti venga considerato non solo in senso strettamente economico”. Tanti gli spunti di discussione su questo argomento fra cui il progetto di migliorare la comunicazione all’interno della Comunità attraverso l’utilizzo dei social network e dei media ebraici (seppur prestando attenzione alle spese che questo comporterebbe). Come ha detto Daniele Cohen “bisogna riflettere sulla comunicazione che dev’essere effettuata in maniera integrata e coerente. Ci sono tanti professionisti che possono dare il loro contributo in materia”.
Durante la serata, il consigliere Avram Hason ha distribuito un documento nel quale sono stati riassunti alcuni punti per il rilancio della scuola ebraica. Fra le proposte più importanti, quella di rendere più unita e coesa la scuola. Bisogna “creare un percorso didattico unitario fra elementari, medie e superiori”, ha osservato Raffaele Turiel. “Attualmente c’è troppa frammentazione, bisogna creare un progetto di lavoro comune”. In che modo? Creando corsi di formazione per i ragazzi, gestiti da personalità di spicco, oppure coinvolgendo direttamente le famiglie dei ragazzi nelle attività scolastiche. Sempre Raffaele Turiel ha ricordato che “la scuola non deve sembrare uno ‘spezzatino’, dove non c’è contatto fra gli insegnanti delle elementari, delle medie e delle superiori. Bisogna, invece, costituire un tavolo di lavoro comune dove i docenti dialoghino fra loro”.
Molto soddisfatto di questa bozza è stato il consigliere Roberto Liscia: “complimenti” ha detto, “è la prima volta che vedo un pensiero comune riguardo alla scuola. La comunicazione è un argomento su cui insistere e riflettere in maniera approfondita”. Riccardo Hoffman Consigliere UCEI, presente alla serata solo in veste di uditore, è intervenuto sulla bozza di Hason, affermando che si tratta di “un lavoro bellissimo”, ma, ha aggiunto “devo fare due osservazioni: 1. nel progetto, oltre alle famiglie, bisogna coinvolgere anche i giovani; 2. bisogna valorizzare le eccellenze della scuola e risolvere le inefficienze”.
Successivamente, seppur in maniera sintetica sono stati affrontati altri temi: l’eventuale modifica del regolamento elettorale in vista delle elezioni dell’ UCEI del prossimo 10 giugno (anche se Alfonso Sassun ha ricordato che “ogni modifica del regolamento elettorale va comunicata alla Giunta dell’UCEI almeno 60 giorni prima delle elezioni); il reintegro della Giunta, affinchè le commissioni continuino a lavorare. Oltre a questo, in attesa del compimento dei lavori, il presidente Roberto Jarach è stato nominato responsabile dell’assessorato al bilancio ad interim mentre il consigliere Milo Hasbani, attualmente assessore al culto, ha ricevuto la delega in materia di tributi.
Nella seconda parte della serata si è affrontato il tema della lettera di Stefano Jesurum, pubblicata sull’ultimo numero del Bollettino della Comunità. L’argomento ha provocato un ampio dibattito, surriscaldato gli animi fino a provocare le dimissioni del consigliere Rami Galante che ha motivato la sua decisione con la “mancanza di rispetto dimostrata da alcuni nei confronti della figura del Rabbino Capo”. Vivace lo scambio di battute e di opinioni fra i membri del Consiglio, preceduto dal bel discorso del Rabbino Capo, Rav Alfonso Arbib.
Con parole pacate e efficaci, il Rabbino infatti ha cominciato il proprio intervento osservando che “nonostante non ami affatto litigare e neppure scrivere, stavolta intendo intervenire”. Un intervento ponderato a lungo, ha detto, -“ci ho riflettuto tre giorni”-, ma che ha ritenuto doveroso per il ruolo che egli ricopre. Rav Arbib ha fatto notare che fra i suoi compiti c’è quello di decidere su matrimoni misti e conversioni sulla base dell’Halakhà, anche qualora per questo si trovasse costretto a “prendere decisioni antipatiche, che toccano la sensibilità delle persone”.
Stefano Jesurum autore della lettera all’origine del dibattito, ha ringraziato il Rabbino Capo per la compostezza della sua risposta. Rav Arbib ha ripreso poi la parola riflettendo su come l’ebraismo sia cambiato nel corso dei secoli e delle epoche storiche che esso ha attraversato. Riguardo all’ebraismo italiano dell’800 citato da Jesurum Arbib ha osservato che esso è un esempio di scarsa utilità, anche perchè sull’argomento viene esercitata una memoria “troppo selettiva”. “Non esiste un ebraismo soggettivo, ha ricordato poi Arbib. Esiste solo un ebraismo ed è quello oggettivo dato dal rispetto dei precetti e delle mitzvot”.
Il Rabbino si è soffermato anche sui temi della kasherut e dei ghiurim che ha suscitato un animato scambio di idee con i membri del Consiglio. La riunione del Consiglio si è conclusa verso l’una di notte.