La Fondazione e la Comunità, quale futuro?

Giunta e Consiglio

Due milioni di euro la posta in gioco. Due le visioni che si contrappongono su come gestire questo “tesoretto” accumulato dalla Fondazione Scuola per i suoi compiti statutari, ma che oggi farebbe molto comodo alla Comunità. Nel quadro dell’impegno che la Giunta della Comunità ha intrapreso per il risanamento finanziario non poteva mancare un ragionamento sulla gestione di questo patrimonio. Se il bilancio comunitario potesse inserire tra le voci attive questi due milioni di euro, più i due milioni di contributi arretrati che Alberto Foà sta cercando con grande passione e determinazione di portare nelle casse assetate della CEM, la gestione finanziaria potrebbe orientarsi finalmente verso la meta del pareggio.

Così il Consiglio della Comunità ha invitato il vertice della Fondazione Scuola, e in particolare il suo Presidente Cobi Benatoff, ad un incontro nell’ambito di una riunione aperta, il 12 ottobre.

La partenza è stata un po’ tesa, si percepiva una certa contrarietà da parte di Cobi Benatoff per una “convocazione” che non si aspettava. “Mettere l’occhio sul patrimonio della Fondazione è limitativo, perché non risolverebbe i problemi della Comunità mentre noi abbiamo una responsabilità verso i nostri finanziatori”, ai quali è stato promesso che il capitale della Fondazione sarebbe stato gestito al solo scopo di versare gli utili alla scuola per progetti specifici o borse di studio o comunque nel suo bilancio.
Benatoff ha ripercorso la storia della Fondazione, tra luci e ombre, la crisi che nei primi anni ha portato addirittura a perdite di capitale e il difficile cammino, che si è concluso nel 2006, per la ricostituzione del fondo iniziale. E poi, con un consiglio rinnovato, una nuova stagione di iniziative “creative” a favore della Scuola della Comunità.
“Togliere il patrimonio alla Fondazione” ha concluso Benatoff, “sarebbe tradire il suoi finanziatori e tarpare le ali ad una istituzione che, non dimentichiamolo, fa parte della Comunità. Piuttosto si dovrebbe fare opera di convincimento verso tutte le altre istituzioni ed enti ebraici che raccolgono fondi a Milano. Tutti dovrebbero dare una quota delle loro raccolte alle casse della Comunità. Anche noi allora faremmo la nostra parte”.

C’è una differenza evidente tra la capacità degli enti ebraici, Keren Hayesod, KKL, ADEI WIZO e anche l’AMATA, di operare un intenso e produttivo Fund raising, rispetto alla Comunità che, sotto l’ala storica della legge Falco, ha continuato a chiedere “tasse” agli iscritti anche quando per legge la contribuzione è diventata volontaria. E si sa che è più piacevole, potendo, fare una donazione sostanziosa e ricevere un kavod piuttosto che pagare una tassa comunitaria. Che sia giusto, è tutta un’altra storia.

Ma torniamo alla nostra serata.

Dopo l’intervento di Cobi Benatoff, arriva la replica di Foà: “A fronte di un capitale investito di 2.000.000 di euro, la Fondazione dopo 11 anni ha dato complessivamente alla Scuola della Comunità 293.000 euro, che corrisponde ad uno 0,70 per cento di interesse annuo, un risultato sub-ottimale. Lo scopo della Fondazione era fare Fund raising, cosa che non ha mai fatto. Faccio quindi tre semplici domande. Che cosa possiamo aspettarci per il 2011 dalla Fondazione, quanto verserà alla Scuola? Che obiettivo di Fund raising si è data la Fondazione per il 2011? Se gli obiettivi di gestione sono stati così fallimentari, quanto tempo si dà la Fondazione prima di sciogliersi?”.

Per Statuto, se la Fondazione si scioglie, il capitale viene devoluto alla Comunità.

Quindi la domanda non è oziosa, tutt’altro. Ma Benatoff precisa che solo dal 2006 la Fondazione ha riacquistato credibilità e quindi va valutata per questo periodo. Ha ritenuto di promuovere iniziative per rilanciarsi tramite il finanziamento di progetti specifici e di visibilità: i viaggi in Israele degli alunni della scuola ebraica, le borse di studio, il progetto Qualità e il Sostegno. “Io sono molto soddisfatto del lavoro svolto dal mio Consiglio”, conclude Benatoff, “ma se la Fondazione non sarà attiva nel Fund raising entro due anni, bisognerà valutare se scioglierla. Penso che la Fondazione non possa privarsi del suo patrimonio perché può venire il giorno in cui sia la Comunità a non essere più in grado di gestire la Scuola, e allora dovrebbe subentrare la Fondazione”.

Cobi Benatoff, del resto, non ha mai fatto mistero dell’opinione che la Scuola della Comunità, come pure la Residenza Anziani, siano strutture troppo complesse per essere gestite da un consiglio elettivo. Più volte, in passato, ha dichiarato al Bollettino che ritiene necessario un passaggio ad un vero consiglio di amministrazione, di cui forse la Fondazione potrebbe costituire la base. Ecco quindi che è la Governance delle istituzioni comunitarie ad essere in discussione, tanto che Benatoff si chiede quali siano le linee di gestione strutturale della Comunità, al di là della emergenza di “fare cassa”.

Alberto Foà risponde che alla presentazione del Bilancio preventivo 2011, fissata per il 15 dicembre, saranno esposte anche le questioni relative al programma di gestione, ma chiarisce soprattutto il suo punto di vista sul patrimonio della Fondazione: “Se potessimo avere oggi a bilancio questi due milioni, potremmo chiudere almeno al 60% il debito con lo Stato per la contribuzione ai dipendenti, presentarci alle banche con un bilancio migliore e ottenere un mutuo ventennale che ci consenta di estinguere soprattutto il debito a vista di 8 milioni di euro. Questo ci consentirebbe di programmare in due/tre anni il risanamento del debito. Oggi nessuna banca può concederci un mutuo, siamo troppo ‘a rischio’ sul piano del deficit gestionale, nonostante un patrimonio immobiliare di rilievo. Nessuno banca ha interesse ad ipotecare una Casa di riposo piena di anziani ebrei, non ha alcuna possibilità in caso di nostra insolvenza di entrarne davvero in possesso. Ma non è questa le sede per parlare di scioglimento della Fondazione. Vorrei una convocazione a breve dell’Assemblea dei soci. Tra due anni il patrimonio della Fondazione Scuola potrebbe essere irrilevante. Potrebbe non esserci più la Scuola e neppure la Comunità…”. E Claudio Gabbai concorda: “Non è necessario stare seduti su due milioni di euro per fare Fund raising. La Fondazione potrebbe consolidare un patrimonio di 300.000 euro e versare il resto nel bilancio della Scuola. E da qui partire con una ricerca fondi. La Fondazione è nata per aiutare la Scuola e il momento di farlo è arrivato”.

Il Presidente della Comunità, Roberto Jarach, in un’ottica di mediazione e sinergia, fa notare che in questo momento sugli “ultimi due milioni” di debito la Comunità paga circa il 7% di interessi, mentre la Fondazione ottiene come rendimento sui suoi due milioni di euro al massimo un 3% di interessi. Propone di studiare una formula finanziaria che coinvolga Comunità, Fondazione e Banche creditrici. E su questa ipotesi Cobi Benatoff si è dichiarato disponibile a ragionare, come pure a convocare entro un mese l’Assemblea dei soci della Fondazione.

A breve quindi un nuovo capitolo.