Il 16 maggio 2010 si vota.
Cari lettori, care lettrici, stavolta non esitate: venite a votare.
Il 16 maggio la nostra Comunità è chiamata a eleggere e rinnovare i suoi organi di governo. Una scelta che a questa tornata elettorale si presenta meravigliosamente ricca: ben sette liste per un totale di 56 candidati. Se, da una parte, risulta oggettivo il rischio di una frammentazione del voto, spalmato su così tante liste, dallaltra tale ricchezza fa pensare a un pluralismo, a una varietà di posizioni e a una vivacità di dibattito che aprono il cuore.
Fa indubbiamente piacere notare tanto coinvolgimento. Anche perché i problemi che il nuovo Consiglio dovrà affrontare non sono da poco. Deficit di bilancio, scuola, giovani, assimilazione, politica assistenziale, calo demografico… Questioni calde e urgenti, che fanno di queste elezioni un appuntamento importante e irrinunciabile. Votare quindi non è solo impegno, partecipazione, empatia, voler dire la propria: ma testimonia di un senso di appartenenza che, al di là di tutte le divisioni, al di là degli scontri tra le opposte visioni, tra le diversità di origine etnica e di opinione, rimandano ad ununica identità. Spesso, quando vado allestero e mi chiedono se sono askenazita o sefardita, rispondo semplicemente che no, io sono ebrea.
Punto. È una domanda che in genere mi disturba. Separa e non unisce. Peculiarità e differenze sono importanti, intendiamoci. Ci definiscono, ci regalano unicità. Ma troppo spesso, qui a Milano, in nome delle nostre stesse peculiarità, ci stiamo dimenticando la cosa più importante: siamo ebrei, siamo una Comunità.
E la Comunità è la nostra casa comune, un bene senza prezzo, come la salute, laffetto dei nostri cari, un lavoro, laria che respiriamo: ci accorgiamo di quanto ci manca solo quando labbiamo perduto. Ecco perché stavolta non esitate: venite a votare.