Venduta la vecchia casa di riposo di via Leone XIII

Giunta e Consiglio

Dopo lunghe trattative, rogito a luglio.

Dopo un anno difficile, in un momento economico tra i più duri degli ultimi cinquant’anni e con una crisi che non ha risparmiato nemmeno le sorti delle finanze della Comunità di Milano, è stato finalmente venduto l’immobile della vecchia casa di riposo di via Leone XIII. La commissione che ne ha gestito la vendita era composta dal presidente Leone Soued e dai consiglieri Gionata Tedeschi, Roberto Jarach e Milo Hasbani.
“È stata una trattativa lunga e difficile”, dichiara Leone Soued, “ma la prima preoccupazione è stata quella di cautelare la Comunità dalle norme previste dalla nuova Legge Berlusconi per la casa (prevede un incremento del 30-35 per cento delle volumetrie degli immobili sulle costruzioni ante 1989). Venduta a cinque mila euro al metro quadrato, garantirà alla Comunità un introito di 16 milioni di euro. E se, nel frattempo, la Legge Berlusconi andasse a regime, verrà garantito un ulteriore incremento di valore pari a un milione e 800 mila euro.

“La stipula del contratto non è stata cosa semplice. Con Sogef, la società immobiliare che ha acquistato lo stabile, la trattativa è stata laboriosissima. Ringrazio perciò Tedeschi, Jarach e Hasbani per tutto lo sforzo e l’energia prodigati per far andare a buon fine la vendita”, aggiunge Soued. Il rogito avverrà a fine luglio permettendo così una stabilizzazione del cash flow. Nonché di ritornare a una amministrazione che dovrà comunque essere vigile e attenta nel tenere i costi sotto controllo. Ma c’è da aggiungere un’altra considerazione: con questa vendita non si è giunti al risultato sperato, ovvero quello di coprire l’intero indebitamento bancario. Si può dire quindi che in definitiva la situazione finanziaria tornerà ad essere quella del 2005, quando l’esposizione bancaria si aggirava intorno a una cifra di sei milioni di euro, e quando anche allora (così come è sempre stato), la Comunità aveva entrate nettamente inferiori a quanto spendeva.

“D’altronde va detto che sono anni che non riceviamo più lasciti e donazioni, la qual cosa è grave perché erano un polmone di ossigeno importantissimo per le risorse della Comunità”, conclude Leone Soued. “La gente sceglie di aiutare Israele, di devolvere fondi ad altre istituzioni. Dimenticando che la Comunità è la casa comune di tutti noi, un prezioso bene collettivo la cui esistenza è troppo spesso data per scontata: poiché siamo abituati a pensare che è sempre esistito e c’è sempre stato non pensiamo che possa magari correre dei rischi. Ai nostri iscritti, alla gente allora io dico: ricordatevi che prima di tutto c’è la nostra Comunità e che il futuro dell’ebraismo milanese in fondo è proprio qui”.