di Ilaria Myr
Durante l’evento di raccolta fondi dell’AMDA, alcuni testimoni e volontari hanno raccontato in diretta i momenti del 7 ottobre.
«La vita umana ha nell’ebraismo un valore sacro, e la salvezza di una vita è l’unico motivo accettato per trasgredire lo Shabbat. Così come riportare a casa delle persone rapite è l’unica ragione per la quale l’ebraismo consente di vendere un Sefer Torà. L’ebraismo ha sempre messo al centro la salvezza della vita umana».
Le parole che Rav Alfonso Arbib ha pronunciato durante la serata di raccolta fondi organizzata dall’associazione Amici del Magen David Adom Italia (AMDA) sintetizzano perfettamente quella che è da sempre la missione dell’associazione israeliana indipendente che organizza i servizi di soccorso nelle emergenze. Durante l’evento del 4 aprile allo Sheraton San Siro, perfettamente condotto dal giornalista italo-israeliano David Zebuloni (apprezzato collaboratore anche di Bet Magazine-Mosaico), sono intervenuti alcuni volontari israeliani, che hanno raccontato i tragici momenti del 7 ottobre e il trauma che ancora oggi si vive in Israele. La stessa associazione ha subito gravi perdite durante il “sabato nero”: 24 volontari sono stati uccisi mentre guidavano le ambulanze o in diverse circostanze, decine i feriti, e 16 mezzi di soccorso sono andati distrutti da Hamas. «Non fa differenza se cattolico, arabo, ebreo, o anche nemico, il compito del volontario è salvare la vita di chi ha di fronte – ha spiegato Ophir Tor, che ha raccontato di essere tornato ben due volte nei luoghi colpiti per salvare vite umane -: non puoi avere paura in un momento del genere, perché se hai paura non agisci e se non agisci non sopravvivi».
«Ero in Polonia, ma quando i miei figli mi hanno detto che piovevano missili nel sud, non ho esitato, appena sono atterrata mi sono precipitata a prestare assistenza: ho visto persone uccise, sgozzate, mutilate» ha raccontato Shunit Dekel, volontaria e madre di 44 anni.
«Grazie alle donazioni siamo riusciti a comprare 4 autoambulanze, 2 automediche e 1 motomedica – ha commentato soddisfatto il presidente dell’AMDA Sami Sisa -. Lo sforzo del Magen David Adom durante il 7 ottobre è stato incredibile: ha reagito subito, tamponando una situazione terribile, perdendo anche alcuni dei suoi volontari. Ma anche oggi continua a dare soccorso a chi ha bisogno in questo frangente di guerra, con i missili che continuano a piovere nel nord: tante le persone che soffrono di attacchi di panico, molti gli incidenti. Si vive ancora nel trauma. Ma noi continueremo a celebrare la vita».
Alla serata ha partecipato anche il giornalista Ferruccio de Bortoli, che ha espresso la propri ammirazione per l’organizzazione. «Sono molto colpito da quello che sono riusciti a fare dal 7 ottobre – ha confessato con partecipazione -. Il Magen David Adom ci dimostra come di fronte alla solidarietà siamo tutti uguali, non ci sono differenze fra chi soffre. Al di là delle diverse opinioni che si possono avere sulla conduzione della guerra da parte dell’attuale governo – io stesso sono critico nei confronti dell’isolamento internazionale che è stato creato – Israele è una grande democrazia, e tutte le democrazie occidentali devono raccogliere le forze per difendere i valori che ci uniscono».
Queste e altre testimonianze raccolte in video hanno trasmesso ai presenti la gravità dei fatti del 7 ottobre, ma soprattutto la convinzione che sostenere il Magen David Adom nel finanziare i propri progetti sia quanto di più giusto ed ebraico si possa fare oggi.
Foto in alto, da sinistra: Sami Sisa, Yonatan Yogodovsky, Shunit Dekel, Rosy Gubbay e Ophir Tor