AME: la medicina è operare per gli altri, “curare” e “prendersi cura”

di Rosanna Supino, presidente AME

Non molti sanno che AME, Associazione Medica Ebraica, è una associazione (dal 2022, ETS) rivolta a tutti coloro che sono interessati alla nostra cultura e tradizione in campo sanitario, all’etica medica ebraica, e a progetti socio-sanitari per la prevenzione e la salute di tutti noi. AME è attiva in tutta Italia.

Quindi non è una associazione solo per medici e operatori della sanità (medici, odontoiatri, psicologi, infermieri, veterinari …) ma per tutti ebrei e non-ebrei.
Fin da ora ringraziamo amici e sostenitori e tutti coloro che vogliono partecipare attivamente o solo seguirci nelle nostre attività. (Per i nostri amici, l’iscrizione costa solo 10 euro all’anno! a pie pagina IBAN).

Medicina non è solo scienza, è zedakà, che vuol dire prima di tutto giustizia e cioè fare la cosa giusta. Medicina è operare per gli altri, è curare e prendersi cura degli altri. Ed è questo che noi vogliamo fare con i nostri progetti, e affrontando vari temi.
I nostri incontri sono indirizzati ad un pubblico ampio anche non competente in materie sanitarie, con l’obiettivo di informare, e dunque sensibilizzare, su temi critici per la nostra salute fisica e mentale o per approfondire problematiche dal punto di vista sanitario e religioso.

Nata per incontri tra operatori della sanità, oggi AME organizza incontri di informazione su vita, salute, etica, dal punto di vista laico e religioso, con la eventuale partecipazione anche di rappresentanti del rabbinato. Incontri rivolti a tutti!
AME ha diversi progetti in corso ma è anche aperta a attivarne altri, che venissero proposti e/o che sembrino validi e di interesse.

Un obiettivo chiave del nostro statuto è la Prevenzione Sanitaria per tutti, ma soprattutto per i giovani; con questo obiettivo stiamo portando avanti due progetti, finanziati con i fondi 8×1000 della UCEI. Per questi abbiamo organizzato degli incontri nelle scuole e in vari locali comunitari a Milano, Roma e Firenze.
Il primo è relativo alle Malattie genetiche che sono molto più frequenti nelle nostre famiglie rispetto alla popolazione in genere. Per questo, dopo una serie di incontri nelle sedi comunitarie e nelle nostre scuole, abbiamo attivato una rete di genetisti in tutta Italia, disposti a dare consulenze ed effettuare eventuali indagini su richiesta dei diretti interessati.

Il secondo progetto, orientato alla prevenzione della infertilità, ha il titolo “Potrò avere figli?” e si propone di prevenire l’eventuale impossibilità a procreare, sia per maschi che per femmine. Troppo spesso i giovani arrivano al momento in cui vorrebbero avere dei figli e scoprono che non possono averli. Dato che, come noto, si sta ritardando sempre più la decisione di “mettere su famiglia”, i problemi si ingigantiscono e la soluzione si fa impellente; con ricadute spesso negative sulla vita della coppia.

Un altro nostro progetto (anch’esso supportato con i fondi 8×1000 UCEI) è iniziato nel periodo buio del Covid (cioè nel 2020); è il progetto di Telemedicina che permette, attraverso degli orologi che si portano al polso, di monitorare a domicilio le condizioni di salute di persone fragili. Il progetto prosegue anche se la pandemia è superata (o quasi) per persone fragili con problemi cardiorespiratori, ma autosufficienti e residenti al proprio domicilio. Un primo anno di sperimentazione è finito adesso e abbiamo avuto un caso in cui, grazie all’allarme inviato dall’ “orologio” al medico di riferimento, una persona è stata ricoverata in ospedale prevenendo gravi complicanze. L’aver salvato una persona su 10 (cioè il 10% della sperimentazione) è un dato molto importante e positivo; “chi salva una vita, salva il mondo intero” è scritto nel Talmud e per questo il progetto proseguirà su un numero maggiore di persone, traendo il meglio dall’esperienza accumulata fin qui.

Siamo anche molto attivi nel Dialogo Interreligioso in sanità. Obiettivo di questo progetto, che svolgiamo da qualche anno in collaborazione con Cristiani (Cattolici e Valdesi), il COREIS (islamici), la Unione Buddisti Italiani, l’Ordine dei Medici e l’Ordine degli Infermieri.., è raggiungere una migliore e più consapevole accoglienza per i pazienti ebrei (o di altre religioni/ spiritualità minoritarie) nelle strutture sanitarie; per una migliore accoglienza è necessario che il personale sanitario conosca e comprenda i vari credo religiosi e quindi le richieste dei diversi pazienti. Abbiamo in tal modo ottenuto la possibilità (per chi lo richiede) di rispettare la kasherut nei vari ospedali, di rispettare le festività, il libero accesso ai rabbini per le visite ai pazienti, senza limiti di orario (prima era solo negli orari di visita per tutti indicati dalla struttura ospedaliera), il rispetto della salma secondo le nostre tradizioni. Abbiamo anche ottenuto, in molte strutture lombarde, una “Stanza del silenzio o di meditazione” cioè una stanza senza simboli, ma accogliente e con armadietti dove tenere materiale necessario per la preghiera, in cui una persona possa andare a pregare o meditare da solo o anche con i suoi correligionari in una funzione religiosa. Tutti i progetti elencati fin qui proseguiranno anche in futuro finché saranno utili.

AME, a Milano, è stata attiva nella accoglienza e sostegno sanitario ai profughi siriani e quest’anno ha raccolto e inviato farmaci in Ucraina.
In collaborazione con i servizi sociali delle nostre Comunità, AME provvede a fornire cure di professionisti a tariffe “sociali” per le persone in difficoltà economica.

progetto Nanà, helpline per le donneInfine dal 2021, un nuovo importante Progetto, il Progetto Nanà
“Progetto Nanà – Nashim leNashim – le donne per le donne”; un’altra forma di zedakà, di aiuto agli altri, una zedakà non direttamente materiale, ma di supporto e aiuto alle donne.
Nanà è una Help-line telefonica, attiva ormai da diversi mesi, dedicata alle donne che si trovano in situazioni di difficoltà personale o familiare o che attraversano fasi critiche della vita. Nanà è attiva in tutta Italia.
Il progetto Nanà, nato per iniziativa e l’impegno operativo di otto donne con diverso background, può contare sulla partecipazione di UCEI e del Volontariato Federica Sharon Biazzi, nonché sul patrocinio del Bené Berith e di diverse associazioni ed enti ebraici nazionali (mi fa piacere ricordare ADEI, WOW e la Women’s Division del KH).

Anche se ci sono già tante organizzazioni di aiuto alle donne, la nostra si distingue perché è solo telefonica e del tutto anonima sia da parte della volontaria che da parte di chi chiama; le voci delle nostre volontarie non sono riconoscibili.
L’aiuto reciproco, la rete di aiuto, con accoglienza del prossimo ed empatia, soprattutto in un contesto come il nostro in cui vincoli e remore spesso creano imbarazzi e blocchi mentali, è molto importante. Nessuna persona dovrebbe trovarsi da sola ad affrontare le difficoltà. E Nanà si propone di intercettare questo disagio e supportarlo ed indirizzarlo.

Sono tristemente note le statistiche circa la violenza sulle donne, meno note sono le molte difficoltà, pressioni e pseudo-ricatti che le donne si trovano ad affrontare nella vita quotidiana. Noi ci siamo concentrate sui bisogni di queste donne che troppo spesso non trovano l’aiuto di cui hanno bisogno e troppo spesso rinunciano a cercarlo.
Noi forniamo un primo ascolto che aiuti la persona a uscire dall’isolamento e a condividere preoccupazioni e disagi in un clima protetto, anonimo e rispettoso.
Il servizio, telefonico, è operato da professioniste e volontarie che hanno ricevuto una formazione specifica. Nel caso si ravvedesse che il supporto telefonico non è risolutivo, la persona sarà indirizzata a centri pubblici o privati (assistenza psicologica, alimentare, legale, consulenza familiare) secondo le richieste e le necessità della chiamante. Il tutto, se necessario e se l’utente lo accetta, in sinergia con i servizi di assistenza psico-sociale delle nostre comunità.

Il servizio è anonimo, gratuito, e non viene condivisa alcuna informazione personale. Le nostre volontarie hanno un database con le informazioni delle strutture che potrebbero essere necessarie, in tutte le regioni italiane.
È sufficiente chiamare il numero verde gratuito 800.20.16.45. Il servizio è attivo mattino, pomeriggio e anche 3 sere alla settimana; chiuso nel week end e durante le festività ebraiche solenni (Moed).
Tra le principali aree di intervento voglio ricordare solitudine e bisogno di ascolto, lutto, malattie senso di colpa, problemi con figli/parenti/ partner/famiglia allargata, ansia, attacchi di panico, stress, depressione e disturbi dell’umore, disturbi psicosomatici, disturbi alimentari, difficoltà e pressioni psicologiche in genere, violenza domestica, fisica, sessuale, economica, supporto psicologico alla gravidanza e alla genitorialità.
Inoltre abbiamo convenzioni con avvocati e mediatori familiari per un supporto professionale nei tentativi di riconciliazione o per eventuali separazioni o divorzi civili o religiosi.

Voglio ricordare ancora che AME è per tutti, aperta a tutti!

 

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