di Marina Gersony
Il Bené Berith ieri, oggi e domani: è il titolo della serata che si è svolta lo scorso 22 maggio presso il Centro Noam. Un evento che ha saputo coinvolgere, stimolare e presentare i progetti centrali del Bené Berith di Milano – Loggia Nathan e Anna Cassuto. Fondata nel1954, la sede è attualmente diretta da Claudia Bagnarelli, il cui obiettivo – insieme al nuovo Consiglio tra cui anche promettenti giovani – è continuare a sostenere gli ebrei in difficoltà, principalmente a Milano e in Italia e far conoscere a un pubblico più vasto le numerose attività dell’associazione. Seguendo i principi ebraici della Tzedakà e difendendo i valori universali dell’ebraismo, compreso il sostegno allo Stato di Israele. È la seconda volta che Claudia Bagnarelli assume questo incarico di grande rilievo, diventando così l’unica donna a Milano a ricoprirlo. Ha preso il testimone da Joe Abeni, che ora svolge il ruolo di mentore e membro del Consiglio dell’associazione. (Nella foto, Enrico Fink e Massimo Ferri)
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«Fratellanza, armonia, giustizia, Tzedakà, beneficenza, unità, inclusione, diversità, sostegno, condivisione, universalità, giovani…». Sono alcune delle parole che rappresentano la mission del B’nai B’rith, conosciuto anche come Bnei Berit e Bené Berith, la più grande e antica organizzazione ebraica che porta con sé il significato di «Figli dell’Alleanza». Fondata al Sinsheimer Café, nel quartiere di Wall Street, a New York, nell’ormai lontano 1843, si è affermata come la più grande e antica organizzazione ebraica nel campo della difesa dei diritti umani, promuovendo valori come la filantropia e la solidarietà, un faro di speranza che illumina il cammino e ispira le persone a lavorare insieme per un futuro migliore. La portata dell’organizzazione si estende su più di 56 paesi nel mondo, contando circa 200.000 membri.
In Europa, il B’nai B’rith è presente in 25 Paesi, con una rete di circa 90 sedi distribuite in varie città. In Italia, le sedi si trovano a Roma, Livorno e Milano. Quest’ultima, fondata nel 1954 da Amedeo Mortara, è stata la prima ad essere istituita nel nostro Paese. Nel 2024, la sede milanese celebrerà il suo settantesimo anniversario, testimoniando la lunga e preziosa storia di impegno dell’organizzazione.
Le sue attività spaziano in numerose iniziative, che vanno dalla promozione di attività culturali a quelle benefiche. Oltre a concedere borse di studio a studenti ebrei e israeliani meritevoli e a offrire supporto ai movimenti giovanili, l’associazione si impegna con determinazione nella difesa dei diritti umani, nella lotta contro l’antisemitismo e il razzismo, nella tutela dello Stato di Israele, nell’assistenza ai bisognosi e nella salvaguardia della cultura e del patrimonio ebraico. Un impegno appassionato in ogni sfida, finalizzato a creare un mondo più giusto e solidale.
Dopo i saluti di Roy Zinsenhaim, membro del Bené Berith di Milano, che ha introdotto i temi della serata, è stato proiettato il video-trailer del docu-film Le Radici, diretto da Ruggero Gabbai. Il film si basa su interviste ai membri e sostenitori dell’associazione con l’obiettivo di raccontare il profondo significato di questa associazione, la sua visione e le sue motivazioni.
Il Bené Berith ieri, oggi e domani
La serata è quindi proseguita con un dotto e illuminante intervento di Rav Arbib a cui hanno fatto seguito i racconti appassionati di Giorgio Mortara, medico e Coordinatore Scientifico del progetto «Salute e identità religiose. Per un approccio multiculturale all’assistenza alla persona», che ha parlato di storia e di radici. Da oltre dieci anni membro del Bené Berith, Mortara è stato testimone diretto delle origini dell’associazione in quanto suo zio, Amedeo Mortara, è stato tra i fondatori della loggia di Milano mentre i suoi nonni e suo padre ne sono stati parte nel tempo. Mortara ha raccontato, tra l’altro, le motivazioni della nascita del Bené Berith e del Bené Berith di Milano, i valori fondanti e l’atmosfera del periodo della fondazione nonché le aspettative dei padri fondatori verso il contributo del Bené Berith alla vita degli ebrei e delle comunità di allora. (L’intervento inedito sulla nascita del BB a Milano di Giorgio Mortara è riportato in calce all’articolo).
Parole sentite, quelle dei relatori, che oltre a riassumere il passato meritorio del Bené Berith, si sono concentrati sull’oggi e di come si manifesta attraverso azioni tangibili. Cosa vuol dire far parte del Bené Berith nel mondo di oggi? In che modo i valori del passato sono stati assunti e portati nel presente? Quali attività che sono state portate avanti? La presidente Bagnarelli ha offerto spunti di riflessione e ha poi enumerato le azioni concrete svolte dalla loggia di Milano negli ultimi anni, incluso il periodo dell’emergenza Covid, in cui è stato possibile operare anche a distanza grazie alle innovazioni tecnologiche, fornendo assistenza a circa 100-105 famiglie e 13 persone nelle città di Milano, Trieste, Venezia, Firenze, Pisa e Livorno. Ma non solo: la loggia ha offerto un costante sostegno ai movimenti giovanili Hashomer Hatzair, Bnei Akiva e Merkos, così come alle borse di studio destinate agli studenti universitari in Italia e Israele. Inoltre, è stato fornito un aiuto periodico all’organizzazione Tsad Kadima in Israele, che si occupa della cura di circa 400 bambini, e sono state sostenute associazioni impegnate nei servizi sociali in generale, tra cui la CEM. La loggia ha altresì offerto il proprio sostegno alle Comunità ebraiche di Venezia, Trieste, Firenze e Livorno, organizzando raccolte di aiuti per le popolazioni disagiate a causa della guerra in Ucraina, per i terremotati in Turchia, nonché per le persone singole che giungono a Milano provenienti da altre comunità e paesi. Ma l’elenco delle attività svolte e dei risultati raggiunti è ancora lungo.
Dopo gli interventi di Ernesto Ferro, presidente della Loggia BB AKL, Augustin Keller Loge, fondata nel 1909 a Zurigo, e di Joe Abeni, Membro del Consiglio e Mentore/Past President del Bené Berith di Milano (l’intervento integrale è riportato in calce all’articolo), la discussione ha affrontato il complesso tema di come mantenere obiettivi e missioni rilevanti nel tempo, adattandosi al cambiamento e coinvolgendo le nuove generazioni. L’intervento di Ariela Cassuto – presidente dell’Unione dei Bené Berith Italiani (UBBI) e Mentore/Past president della Loggia di Livorno/Toscana, sul progetto UBBI – ha dato un contributo pragmatico e vivace al dibattito, proponendo idee e proposte innovative. È emerso come sia possibile adattare i valori del passato alle esigenze del presente, senza perdere di vista la tradizione.
Successivamente, Deborah Segre è stata presentata come rappresentante delle nuove generazioni del Bené Berith. Deborah è madre di tre figli, moglie e farmacista, dimostrando che l’impegno con il Bené Berith può essere conciliato con gli impegni della vita quotidiana. La sua testimonianza ha evidenziato la possibilità di coinvolgere anche le nuove generazioni nella missione dell’organizzazione.
Infine, la serata si è conclusa con l’intervento del consigliere Gianemilio Stern, che ha sottolineato gli obiettivi solidali e di Tzedakà del Bené Berith, presentando due libri preziosi, disponibili in cambio di un’offerta: un’occasione di contribuire alla causa dell’organizzazione e allo stesso tempo di approfondire tematiche di interesse.
Nel corso e a chiusura della serata gli intermezzi musicali di Enrico Fink, musicista, cantante e attore (nonché presidente della Comunità Ebraica di Firenze), accompagnato dal chitarrista Massimo Ferri.
MEMBRI DEL CONSIGLIO DEL BENÉ BERITH – LOGGIA DI MILANO NATHAN E ANNA CASSUTO
Claudia Bagnarelli – Presidente
Michele Arditi e Ariel Colombo – Vice Presidente
Joe Abeni – Mentore ed ex Presidente
Amit Anafi, Fabio Farhi, Yoram Klein, Giulia Pesaro, Gianemilio Stern
INTERVENTO GIORGIO MORTARA
IL BENE BERITH E GLI INIZI A MILANO
Da un lato c’è da parlare dell’associazione il BB e dall’altro degli uomini che hanno fondato la sezione milanese e del clima culturale e della situazione sociale nel primo dopo guerra a Milano.
Come amava ripetere lo zio Amedeo: ogni iniziativa, ogni storia, ha una sua preistoria che ne spiega l’origine, che fornisce le ragioni perché certi avvenimenti siano accaduti in un posto e in un ambiente determinato piuttosto che in un altro e che i fatti abbiano seguito una certa sequenza.
BB fu fondato nel 1843 negli Stati Uniti dove non esistevano delle comunità ebraiche in grado di accogliere e gestire le decine di migliaia di ebrei provenienti dall’Europa.
È quindi nata una organizzazione ad hoc il Béne Berith che si basa su 3 pilastri: Beneficenza, Amore fraterno, Armonia oltre alla fede nel Dio di Israele il Dio unico.
Negli anni il BB si è andato arricchendo di altre sezioni e funzioni:
L’Anti Diffamation League nel 1913,
Il Forum culturale per studenti nel 1923, diffondendosi rapidamente in altre nazioni al difuori dell’America e coinvolgendo l’Europa ed ottenendo un riconoscimento larghissimo tanto da essere ammessa all’ONU dal1948.
In Europa e in particolare in Italia erano da secoli attive le comunità ebraiche al cui interno esistevano organizzazioni che svolgevano funzioni di accoglienza e sostegno ai bisognosi, vedove, malati ed ebrei provenienti dall’estero. Con l’emancipazione e l’uscita dai ghetti, dopo il 1860 molti ebrei grati per la libertà acquisita si impegnarono a diffondere organizzare tali attività non solo in ambito ebraico ma anche per i non ebrei. Per quanto riguarda Milano basta ricordare la creazione della Società Umanitaria da parte di Mosè Loria o la costruzione del Pio Albergo Trivulzio nel 1902 da parte dell’associazione dei Martinitt e delle Stelline nel periodo in cui era presidente Augusto Donati avvocato modenese traferitosi a Milano e fratello di Salvatore Donati mio Bisnonno.
Alcuni rabbini italiani sostennero questa apertura; basta ricordare Marco Mortara di Mantova ma soprattutto Elia Benamosegh di Livorno che con i suoi scritti non solo in ebraico ma anche in francese ebbe una profonda influenza nel pensiero ebraico non solo in Italia ma anche all’estero; in particolare con gli scritti Il mio credo – Ebraismo ed umanità che influenzarono la formazione molti ebrei che svolsero un ruolo importante nell’Italia del secolo scorso.
Non a caso la loggia BB di Roma è intitolata ad Elia Benamosegh e il prof. Joseph Colombo, che fu il successore di Rav Ermanno Friedenthal alla presidenza del BB, ebbe un ruolo importante nella diffusione del pensiero di Benhamosegh negli anni 30 e 40 a Milano.
Proprio a Milano a partire dal 1933 cominciarono ad arrivare gli ebrei in fuga dalla Germania e dai paesi mitteleuropei; inizialmente giovani e studenti e successivamente, con l’aggravarsi della situazione, intere famiglie in condizioni sempre più precarie. (Tra questi ricordo Berl Grosser che divenne presto amico di famiglia e si dedicò a tempo pieno nella Delasem anche durante tutto il periodo bellico e che sarà tra i fondatori della loggia assieme a Rav Friedenthal, Renato della Torre, Joseph Colombo e Amedeo Mortara). Immediatamente si attivò il lavoro del volontariato da parte delle famiglie milanesi che successivamente si organizzarono in maniera sempre più efficiente con l’aiuto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dando luogo enti come Comasebit e la Delasem che svolsero una attività a tutti nota.
L’impegno per il volontariato, l’aiuto per l’altro, il migrante, il perseguitato e la lotta al fascismo si fusero e crearono il nucleo di resistenza e resilienza in una parte almeno dell’ebraismo italiano. Negli stessi ambienti e dalle stesse persone fu poi svolta successivamente l’azione che va sotto il nome di Alià bet. Questo lavoro comincio lo stesso 25 Aprile per proseguire con successo sino al maggio del 1948 e in forme diverse, anche dopo. A tutti quei generosi, il Bené Berit ha idealmente dedicato la loggia intitolata ai nomi di Nathan e Anna Cassuto.
Tornando al periodo prebellico la casa dei miei nonni divenne, naturalmente direi, un centro di transito e di coordinamento di tale attività ed in questo ambiente crebbe lo zio Amedeo che assimilò le idee di fratellanza e di solidarietà e di libertà e l’impegno a lottare per esse seguendo l’esempio degli zii Donati e Mortara, dei cugini più o meno lontani e del fratello Eugenio, mio padre.
Alla promulgazione delle leggi contro la razza Amedeo allora sedicenne su mandato a Lugano in compagnia di un amico (Giorgio Corinaldi) perché non doveva perdere la possibilità di studiare. A Losanna prese la laurea in Ingegneria chimica e visse fino al 1945 tra Lugano e Losanna assieme ai fuoriusciti anti fascisti e, ispirato dalle idee di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, aderì al movimento federalista europeo sviluppando degli ideali sovranazionali, avendo sperimentato che i nazionalismi sono forieri di scontri; non era pacifista perché per alcuni valori insindacabili libertà giustizia e rispetto della diversità è necessario combattere e lottare.
Sicuramente queste idee furono fondamentali per spingerlo a creare anche in ambito ebraico una organizzazione sovranazionale.
Fu proprio in quel periodo in cui partecipò a manifestazioni alla frontiera italo francese con il movimento federalista che nel 1946/47 conobbe il movimento del BB a Nizza.
L’occasione la racconta lui stesso: la vigilia di Rosh Hashanà del 1946 Angelo Donati, fratello di mia madre Marianna, lo zio Angelo mi venne a trovare a Ventimiglia dove lavoravo e andammo insieme a Nizza, al tempio. Quando i fedeli si resero conto che era entrato Donati, la funzione si fermò. Tutti vollero abbracciarlo, tutti piangevano, troppi erano i morti e troppo recenti. Troppa era la gioia di rivedere Angelo vivo. Da quel momento un vecchio signore silenzioso, dopo aver abbracciato Angelo, gli si mise alle spalle e non lo lascio più.
Tanto era estroverso e brillante Angelo Donati, tanto era chiuso e grigio Bruno Saslasky. Ebreo russo, fuggito da Kishinev nel 1903 dopo il pogrom, si era stabilito a Nizza dove commerciava in tessuti e biancheria. Durante gli anni tra il 1940 e il 1943 aveva collaborato con Donati ed il Comitè du Buchage, sempre un po’ defilato, mai in prima fila, ma in modo efficace. Aveva continuato nell’azione anche dopo l’otto settembre 1943, sino alla liberazione di Nizza nel 1944. Subito dopo, era stato tra i fondatori della Loggia Costa Azzurra del Benè Berith, la prima del Sud della Francia.
Durante l’inverno 1946 e nel 1947 andai di frequente a Nizza e Saslacsky mi incontrava, mi interrogava voleva conoscere le mie idee e quando gli dissi che bisognava creare da subito strutture permanenti per lottare contro l’antisemitismo e contemporaneamente l’intolleranza verso i diversi da sé, mi spiegò che questa associazione esisteva di già, che si andava diffondendo in Francia ed aggiunse che il nipote di Angelo donati doveva farne parte.
Così, a 26 anni, senza nessun merito da parte mia, divenni fratello Bené Berith (di Nizza, ndr).
Nel 1953 andai a visitare il venerato gran presidente del distretto 19, Edwin Guggnheim, della Loggia Augustin Keller di Zurigo e gli chiesi permesso di creare delle logge Bené Berit in Italia.
Ne parlai per primo con il futuro fratello BB, Renato della Torre, vecchio amico e compagno di università che avevo in quegli anni occasione di frequentare per ragioni di lavoro. Per un lungo anno incontrammo persone per spiegare loro le finalità dell’ordine.
Ebbi alcune risposte positive, alcune negative e molte interlocutorie. Fu solo quando il rabbino capo di Milano, Rav Ermanno Friedenthal e Berl Grosser mi diedero la loro disponibilità che mi resi conto che il nostro compito si stava concludendo in modo positivo.
Nacque quindi nel 1954 la loggia del BB a Milano intitolata a Nathan e Anna Cassuto, due figure rappresentative delle sfide degli anni del Ventennio fascista e della costruzione dello stato di Israele. Ci sarebbe ancora molto da raccontare, non solo di Amedeo Mortara, ma anche degli altri soci della loggia di Milano e magari nel dibattito potrò aggiungere qualcosa. Rav Friedenthal, Berl Grosser Renato Della Torre, Joseph Colombo e così via. Termino con le parole commosse dello zio Amedeo:
«Rav Ermanno Friedenthal fu il grande, dolce, saggio e tollerante maestro che guidò l’ebraismo milanese alla fine della guerra e per tutti gli anni della ricostruzione. Durante i 18 mesi dell’occupazione nazista il Professor Valpace, così si faceva chiamare nella clandestinità, non aveva, con la sua famiglia, abbandonato l’Italia».
INTERVENTO DI JOE ABENI
Buonasera a tutti. Non voglio ripetere alcune cose che avete sentito né anticipare cose che sentirete in dettaglio nel proseguo della serata.
La loggia di Milano negli ultimi 5-6 anni è diventata una delle logge più attive in Europa. Riassumo In breve, la loggia ha incrementato anzi, triplicato le sue azioni benefiche, ha ristabilito i rapporti con le logge Italiane. Dopo 20 anni di interruzione, insieme alle 3 logge italiane, una di Livorno/Toscana e due di Roma, ha riattivato il progetto dell’Unione del Bené Berith Italiano (UBBI). Ha creato nuovi rapporti, scambi di idee, collaborazioni e visite reciproche con 3 logge francesi, 3 svizzere e quella di Istanbul. Ha manifestato in piazza assieme ad altre associazioni in difesa di Israele davanti alla sede delle Nazioni Unite a Ginevra e tanto altro. Prima di questi eventi la loggia mai si era aperta verso l’esterno con questa frequenza e in queste dimensioni. Ha tenuto diverse conferenze ed incontri culturali e sociali multi-tematici, anche nel campo artistico. Ha sostenuto e continua a sostenere varie organizzazioni e associazioni attive nel campo sociale ed assistenziale a Milano.
Però il punto che voglio sottolineare è un fatto molto importante: Tutto questo, malgrado le difficoltà sanitarie e le dovute restrizioni del periodo di Covid, è stato possibile principalmente grazie ai membri attivi della nostra loggia, che hanno messo in primo piano gli interessi comuni della collettività, e hanno osservato minuziosamente i principi fondanti del Bené Berith.
La loggia in questo percorso di ulteriore maturità ha superato con le sue proprie forze e con successo molti ostacoli, pressioni e gravi problemi strutturali. Oggi il Bené Berith di Milano è una loggia ancora più matura, più dinamica, più indipendente ed è affermata in campo Nazionale e in Europa. Continuerà con successo nel suo percorso di crescita, in libertà, nel rispetto delle uguaglianze, senza accettare da qualsiasi parte arrivino, imposizioni e direttive che non osserveranno in pieno i principi morali e universali e i principi costituenti del Bené Berith. Sono orgoglioso, infinitamente, della mia Loggia. Questa è la mia seconda casa. Il prossimo anno la nostra loggia compirà i 70 anni dalla sua fondazione. Auguro molti altri successi al Bené Berith – Loggia Nathan e Anna Cassuto di Milano.