Buon appetito. La prima cucina sociale kasher di Milano

Insider-Associazioni

di Ruth Migliara

Il progetto è stato presentato nel corso di una serata il 17 giugno.

Il titolo della serata era “beteavon”, buon appetito in ebraico, e non è un caso. La  finalità di questo galà benefico era infatti che questo augurio se lo possano scambiare, d’ora in poi, anche i più poveri di Milano.
“Beteavon. La cena che nutre un progetto” ha avuto luogo con grande successo lunedì 17 giugno, presso lo spazio esclusivo del teatro Vetra di Milano.

L’obiettivo dell’ iniziativa, organizzata dall’Associazione Merkos, era quello di raccogliere più fondi possibile per ultimare la realizzazione della prima cucina sociale kasher in Italia. Una mensa, dunque, che come altre strutture analoghe a Milano, distribuisca pasti ai bisognosi.

Una fra le tante – si potrebbe dire.  Ma posto che queste iniziative non sono mai abbastanza, c’è una novità a rendere unico il progetto. I pasti saranno preparati in osservanza delle più rigide norme secondo cui un cibo è kasher, ossia permesso secondo le regole enunciate nella Torà.

Ma torniamo a Beteavon.

Lunedì sera sono state molte le personalità pubbliche a partecipare: dalla Vice Sindaco De Cesaris, al Presidente della Comunità Ebraica di Milano Walker Meghnagi e al Rabbino Capo di Milano Alfonso Arbib. Tutti a sottolineare che quando una iniziativa è per il bene collettivo può e deve cadere ogni distinzione e divisione e non importa più se si è ebrei o meno, chabad e no. Ognuno porta la sua pietra per la costruzione e così, mattone dopo mattone, si arriva a costruire un “tempio” intero.

Una  bella serata: ad accogliere i partecipanti un tripudio di fiori bianchi allestiti da Angelo Garini, il wedding planner delle star, e la cena di alto livello dello chef stellato della Locanda del Pilone che, presentato a fine serata, risulta essere un piccolo e timido uomo giapponese degno di un racconto di Murakami. Musica con Raiz degli Almamegretta, il cantante ebreo che a San Remo, quest’anno, si rifiutò di suonare di Shabbat. E ancora, divertimento con il comico televisivo Teo Teocoli.

Tutti accorsi rigorosamente gratis, per partecipare con un personale contributo alla riuscita della cena benefica.

Zedakà, si chiama in ebraico. Ossia il contributo personale di “giustizia” che ognuno dovrebbe dare, per ricordare che ogni ricchezza e successo non sono nostro merito e di nostra proprietà esclusiva, ma ci sono dati per essere messi a servizio di tutti.

E così eccoci alla bellezza “spirituale” della serata. Il fare una cosa bella per se stessi mentre si pensa però anche a chi è meno fortunato: “ama il prossimo tuo come te stesso”, recita la Torà – e, nel dire “buon appetito” agli eleganti compagni di tavolo, fare arrivare questo augurio anche a tutti coloro che mangeranno grazie alla cucina sociale del Merkos.