di Luca De Pauli (Udine)
II viaggio in Israele, che si è svolto dal 22 al 26 settembre, ha rappresentato per me e per i miei compagni, ebrei e non ebrei, un’occasione per testimoniare solidarietà e vicinanza agli abitanti di questo Paese, segnati dall’abisso di dolore dovuto agli assassinii e ai rapimenti di persone innocenti e dall’angoscia causata dalla guerra incombente. L’esperienza è andata oltre ogni aspettativa facendoci provare realtà ed emozioni inimmaginabili, accompagnati dalla Direttrice di KKL Italia Liri, dalla nostra guida Naama e dal giovane Matan, che ha costantemente vigilato sulla nostra sicurezza.
Durante la missione abbiamo partecipato a più eventi, come il Gala d’apertura con le delegazioni KKL di tutto il mondo, alla presenza del Presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog e della Presidente del KKL Ifat Ovadia-Luski, con cui abbiamo rivissuto i drammi del 7 ottobre cogliendo il forte senso di unità oltre all’incrollabile resilienza che ha sempre permesso al Popolo d’ Israele di ricostruire e di rinascere.
Molto commovente è stata la cerimonia per i soldati che si è tenuta sul Monte Herzl, nel Memoriale dedicato: qui non c’è un milite ignoto, vengono ricordati ciascuno con il proprio nome recitando la preghiera nel giorno della scomparsa, per sempre; la cerimonia si tiene ogni mattina e, purtroppo, vengono aggiornati i nomi dei caduti sulle pietre che compongono l’immensa parete a forma di shofar.
Al Museo dei Libri d’Onore, nella sede KKL di Gerusalemme, sono conservati gli antichi volumi contenenti tutte le donazioni avvenute oltre cento anni fa, fino ad oggi; si percepisce il senso di gratitudine che ogni generazione ha verso la precedente, per chi ha reso possibile con il proprio contributo, dapprima la nascita e lo sviluppo dello Stato d’Israele e poi la tutela del suo prezioso territorio e delle sue meravigliose foreste, sorte dove prima era deserto.
A Gerusalemme abbiamo visitato un centro per la sicurezza della zona, provvisto di mezzi di difesa ad alta tecnologia e strumenti che, ovviamente, non abbiamo potuto fotografare. È stato organizzato dai residenti che, dopo il 7 ottobre, si sono spontaneamente attivati per costituire una rete di difesa, attivabile in ogni momento contro possibili atti di terrorismo.
A Tel Aviv, insieme alla troupe della giornalista Claudia Conte, abbiamo incontrato i familiari di alcuni rapiti, tuttora nelle mani dei terroristi. Sentire dal vivo il dolore profondo di queste persone e la loro grande speranza di riabbracciare i propri cari è stata un’esperienza tra le più intense che mai ho vissuto.
Il viaggio è proseguito a Sud, a ridosso del confine con la striscia di Gaza, nell’area della foresta di Reim e del Nova Party, dove si è verificata una delle più inaudite e terribili stragi della recente storia mondiale. Straziante osservare le fotografie delle centinaia di giovani uccisi subendo le violenze più atroci, che resteranno stampate nella nostra memoria; ciascuno di noi ha piantato un albero (un eucalipto, per la precisione) simbolo di rinascita, dedicandolo alla memoria e al sorriso di uno di quei ragazzi. Altrettanto terribile è stata la vista del cimitero delle automobili a Tkuma, che sono state crivellate dai colpi dei terroristi mentre erano in fuga e date alle fiamme con i ragazzi all’interno: una quantità enorme di carcasse sovrapposte e disposte a cerchio per poterle osservare; si poteva anche conoscere, attraverso i QR code disposti su ciascuna, la sua storia e quella della famiglia che la possedeva.
L’orrore è diventato parola e racconto a Ofakim, dove un sopravvissuto ci ha descritto il momento dell’assalto, mostrandoci il suo rifugio e anche come era riuscito a bloccare la porta con un vecchio telaio di bicicletta, mentre i terroristi cercavano di abbatterla gridando frasi minacciose.
Momenti di sorriso, speranza e fiducia li abbiamo vissuti alla presentazione della nuova ambulanza, attrezzata per scenari di guerra, donata da Giuditta Matalon e poi alla base militare del Neghev, dove abbiamo collaborato alla preparazione di una grigliata e del buffet, su lunghi tavoli all’aperto, per i soldati e per il nostro gruppo; di sottofondo le musiche israeliane con canti e balli. Una vera e inaspettata parentesi di serenità!
Il Popolo d’Israele si sta spendendo con tutte le sue forze nella difesa di giustizia e libertà, situazione in cui da più di 200 giorni molti riservisti sono stati sottratti al lavoro e alle famiglie, per difendere il Paese. Ciò ha provocato l’attuale crisi di mano d’opera, soprattutto nei campi; per questo motivo abbiamo svolto una mattinata di volontariato in un’azienda agricola, chi impacchettando peperoncini, chi sradicando erbacce da lunghi filari di coriandolo; ogni tanto, si avvertiva qualche esplosione provenire dalla vicina striscia di Gaza.
Al Centro di resilienza di Sderot abbiamo toccato con mano i traumi psicologici che la guerra infligge alla popolazione ma anche la capacità di affrontarli con sapere, cura e determinazione. Qui si trattano tutti i casi di ansia, depressione e altre problematiche riconducibili ai traumi subìti da individui di ogni età.
Abbiamo visitato il Kibbutz Holit, un tempo oasi di pace e di armonia a pochi chilometri da Rafah, preso d’assalto il 7 ottobre e barbaramente brutalizzato dai terroristi, che non si sono risparmiati, massacrando e devastando. Oggi è un villaggio fantasma, dove tutto è stato lasciato intatto dal quel giorno e, scorgere tra le macerie i giochi di qualche bambino o una biciclettina buttata a terra ci ha commossi profondamente. Insieme a Giulia Temin, responsabile per la ricostruzione, Shachar Ghivon, Rinat Dushansky Werbner e a Rut Keret abbiamo camminato tra le case sfregiate ascoltando le testimonianze e il progetto di rinascita, che ci ha lasciato nel cuore la prospettiva di un futuro nuovamente felice per un posto così bello che l’odio rancoroso ha cercato, non riuscendoci, di cancellare per sempre. L’ultimo giorno ci siamo dati appuntamento al Kibbutz Ruhama con le delegazioni KKL degli altri Paesi. Visitando stand e installazioni abbiamo potuto apprezzare le attività che vengono finanziate dal KKL, innumerevoli e variegate, quali l’aiuto ai bambini malati, l’assistenza alle disabilità, i progetti agricoli, la prevenzione degli incendi con le tecnologie più avanzate, i centri di bird watching e tantissimo altro.
Musica, spettacoli e cibo di qualità hanno reso meno malinconico lasciare Israele in questo momento: senza dubbio il nostro cuore è rimasto qui, e ci rimarrà per sempre. Grazie dal profondo al KKL, che ci ha eccezionalmente permesso di essere a fianco di questo Paese, immersi per qualche giorno nella sua, almeno per noi, quasi inconcepibile quotidianità e per gli esempi altissimi di amore, cura e fiducia che ci sono stati trasmessi da chi abbiamo incontrato in queste intense giornate!
Tutte le immagini sono © di Luca De Pauli (Udine) per Mosaico