di Roberto Zadik
Nonostante lo stereotipo antisemita sul popolo ebraico, tacciato storicamente di codardia o di slealtà verso il Paese “ospitante”, tanti sono stati coloro che prima che alla fede religiosa si dedicarono alla Patria. Molti morirono sotto il fuoco nemico, magari di correligionari schierati sul fronte opposto; altri, insigniti di medaglie e riconoscimenti al valore militare conseguiti nel corso della Grande Guerra (1914/1918), vennero poi deportati nei lager nella Seconda Guerra Mondiale.
Su questo tema appassionante e poco affrontato, martedì 6 marzo, si è tenuta la presentazione presso la Libreria Claudiana, organizzata dal Nuovo Convegno, di due interessanti testi. Si tratta di Moisè va alla Guerra: rabbini militari, soldati ebrei e comunità israelitiche nel Primo Conflitto Mondiale di Paolo Orsucci Granata (Belforte Editore, pp. 836, 38,00 euro) e di L’apporto degli ebrei all’assistenza sanitaria nella Prima Guerra Mondiale di Rosanna Supino e Andrea Finzi (Silvio Zamorani Editore, pp. 192, 28,00 euro). L’evento è stato presentato da Paola Vita Finzi, Presidente del Circolo ebraico di cultura, e fra i relatori sono intervenuti l’editore del primo volume Guido Guastalla e l’autrice del secondo Rosanna Supino, mettendo a fuoco caratteristiche e peculiarità delle loro pubblicazioni.
L’editore livornese ha sottolineato “il grande entusiasmo di tanti volontari ebrei italiani che si sentivano come gli altri e cittadini del Paese a tutti gli effetti “. È il caso, come ha proseguito, di “Silvio Magrini, ebreo ferrarese, presidente della Comunità ebraica di Ferrara e docente universitario di Fisica fino al 1943, profondamente legato all’Italia, che ha ispirato con la sua famiglia le vicende de Il Giardino dei Finzi Contini”. “Molti – ha continuato – sono stati i casi analoghi al suo; mentre nella Seconda Guerra Mondiale siamo stati esclusi e perseguitati, nella Prima il mondo ebraico ha avuto un notevole ruolo. Sono passati più di cent’anni ma c’è ancora bisogno di approfondire e elaborare quello che è avvenuto a quei tempi”. Nella sua lucida e appassionante analisi del libro di Orsucci, giornalista e studioso del mondo ebraico, Guido Guastalla ha ricordato come anche il fratello di suo nonno fosse impegnato con l’esercito garibaldino e ai tempi del primo conflitto mondiale “numerosi furono i rabbini che incitavano a difendere la patria e tanti ebrei risposero zelantemente, come accadde nel Risorgimento per ottenere l’emancipazione e integrarsi nella società”. Egli ha concluso che “questo libro mette bene in luce le vicende e le storie di chi si sacrificò, le gerarchie militari e le storie dei soldati e dei medici da campo ebrei; del resto la medicina ha sempre interessato molto da vicino il mondo ebraico”.
E proprio in tema dei medici ebrei, la presidente di AME (Associazione Medica Ebraica) Rosanna Supino ha parlato di questo argomento e del libro che riassume un Convegno tenutosi nel 2016. Quale fu il ruolo dei medici ebrei nella Prima Guerra Mondiale? Raccogliendo comunicati di vari studiosi, materiale di archivio, questo interessante testo è riuscito a portare testimonianze del profondo amor di patria e dell’altruismo dei corpi sanitari ebraici in vari momenti militari e storici. “Anche la mia famiglia è sempre stata profondamente italiana – ha ricordato la Supino – siamo una delle quattro famiglie più antiche venute in Italia assieme agli Anav; mio nonno ha combattuto sul Carso nell’esercito del Generale Cadorna”. Rosanna Supino ha sottolineato l’importante ruolo degli infermieri ebrei della Croce Rossa, degli studenti che, iscritti all’Università di Medicina, “furono costretti a fare il tirocinio sui campi di battaglia”, dei treni ospedalieri che trasportavano malati e professionisti per lunghe percorrenze. “In quelli anni tormentati (la Prima Guerra Mondiale fece 16 milioni di morti) ci furono – ha detto – una serie di personaggi ebrei straordinari. Come Giulio Ascoli medico in Galizia che valorosamente rifiutò di indossare la divisa austriaca, l’anatomista Attilio Cevidalli, il criminologo Leone Lattes e il Rabbino e soldato Yosef Colombo”.
Molto interessante anche l’intervento del coautore del testo Andrea Finzi che ha evidenziato l’impegno, oltre che degli ebrei italiani, anche di illustri correligionari alsaziani. Fra questi, Finzi, ha citato Leo Blum che, medico nell’esercito tedesco, sosteneva la sua patria, la Francia, mandando di nascosto informazioni; e soprattutto il grande Rabbino Avraham Bloch arruolatosi nei ranghi militari e che sacrificò la sua vita sul campo di battaglia. Tanti esempi di come, ha concluso Finzi, “gli ebrei parteciparono in maniera determinante alla storia francese, italiana e europea”.