di Carlotta Jarach
«I fatti di Copenaghen non fanno altro che aggiungersi agli innumerevoli altri degli ultimi anni, e rendono quanto mai realistico lo stato di allarme in cui viviamo. Settanta anni dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz non avremmo mai pensato che nel cuore dell’Europa potessero accadere eventi così scellerati»: si rivolge così al pubblico Andrea Jarach, alla serata di raccolta fondi del Keren Hayesod lo scorso 19 febbraio.
Dopo i dovuti ringraziamenti agli sponsor, parla Rav Igal Hazan: «Appena sono venuto a conoscenza di ciò che era accaduto ho contattato il rabbino danese Lowenthal: poco prima della tragedia aveva invitato Dan Uzan, il giovane ebreo che faceva sicurezza, ad entrare in Sinagoga, ma lui rifiutò. I nostri ragazzi sono le nostre mezuzot, i nostri guardiani che ci proteggono e hanno a cuore la nostra incolumità»:
FROM HIGH RISK TO HIGH TECH
È stato questo il titolo e il tema dell’incontro di giovedì 19 febbraio, che da solo riassume al meglio cos’è il Keren Hayesod: il faro che illumina e aiuta tutti gli ebrei accogliendoli in Israele, in una società che, seppur con i suoi problemi, è armoniosa e all’avanguardia.
La raccolta di donazioni si è concentrata soprattutto su di un progetto chiamato NET@: un’opportunità educativa senza eguali, che permette lo sviluppo e l’innovazione, offrendo ai giovani delle periferie l’occasione di apprendere un mestiere, cambiando così la loro vita.
«Israele è il fiore all’occhiello quando si parla di tecnologia: anche se sembra accadere magicamente, tutto è possibile grazie al terreno fertile che il Paese possiede» dice Jarach. Ma sembra davvero un po’ un miracolo la storia di Frank Melloul, l’ospite della serata, ma prima di tutto CEO di un canale televisivo israeliano destinato a fare scuola; si tratta di i24news, il broadcast multilingue che con oltre 150 giornalisti propone ogni giorno contenuti di alta qualità, in inglese francese e arabo, assicurandosi così un’audience eterogenea e completa.
Il network di portata mondiale si trova alle porte di Tel Aviv, a Jaffo: lì, come ci dice lo stesso Melloul in un appassionato discorso, una nuova voce mediorentale si mette in comunicazione con il mondo.
Nato come diplomatico francese, Melloul è il ragazzo pazzo con un progetto pazzo. «La mia è una missione: rieducare il mondo, mostrando cosa davvero succede. Perché il nostro pubblico ideale non è chi ama Israele, ma chi lo odia: l’odio il più delle volte viene dal non conoscere». La missione più grande, continua Melloul, è convincere che la coesistenza, così come nella redazione di i24news, è possibile in tutto il Paese.
Samy Blanga, presidente del Keren Hayesod, conclude la serata: «Ciò che ci aspetta è impegnativo e oggi più che mai la presenza di i24news risulta essere importante, perché solo attraverso un’informazione imparziale e corretta può avvenire la vera svolta. Tolosa, Bruxelles, Parigi, e ora Copenaghen: l’antisemitismo imperversa e le statistiche parlano chiaro. Siamo il popolo più antico al mondo, sopravvissuto a pogrom e alla Shoah, ma siamo soprattutto il popolo del Libro. Fondiamo la nostra esistenza sullo studio e sull’educazione, sul futuro: abbiamo dato nuova linfa vitale ad una lingua che tutti credevano morta, abbiamo ottenuto un’indipendenza che amiamo e che facciamo crescere ogni giorno.
Dare a Israele non pesa e anzi, significa aiutate noi stessi. Agiamo per il nostro bene: am Israele chai».