di Donatella Camerino
Il 18 gennaio 2023 sono andata ad ascoltare la conferenza, tenutasi presso il Circolo Noam, intitolata “No, da noi non succede! Ma se succede? Se noi e le nostre relazioni sono in affanno con chi si parla? Cosa si fa?”
Che tema strano! mi sono chiesta: cos’è quel “succede” che da noi sembra “non succedere”? di quali affanni si parla?
Si trattava dei grandi temi che affliggono l’universo femminile. L’invito voleva far conoscere un nuovo servizio presso la nostra Comunità che aiuta, ove richiesto, ad affrontare sofferenza, isolamento, solitudini, abbandoni… spirali di violenza, disgregazione… mal di vivere. È stato aperto un centralino, una help line, “Nanà ovvero Nashim leNahim (donne per le donne)” che risponde al numero verde 800.20.16.45, un servizio indipendente ma, come ben spiegato da Diana De Marchi (Presidente Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Comune di Milano), molto importante per l’amministrazione dei Servizi Antiviolenza del Comune di Milano, perché svolge un’azione di facilitazione e intermediazione.
In un mare d’iniziative sul territorio nazionale a favore della donna, ho condiviso l’idea di una help line dedicata specificatamente all’ambiente ebraico. Le nostre diverse storie hanno scavato sensibilità e vulnerabilità specifiche; le nostre diverse declinazioni culturali e religiose hanno ritagliato per noi percorsi coerenti con le tradizioni, utili per interpretare gli accadimenti, superarli e maturare. Eppure, difficilmente, se abbiamo una sofferenza o problemi gravi in famiglia, ci sentiamo di parlarne con i parenti, gli amici, i conoscenti.
Aiuti competenti e protetti da autentica privacy
La nostra Comunità è piccola, anche se distribuita su tutta Italia; a nessuno di noi può far piacere presentarsi socialmente con le nostre fragilità. Rosanna Supino (Presidente Associazione Medica Ebraica) ha ricordato come, in certi momenti di reali difficoltà, gli amici non possano bastare ed ha sottolineato l’importanza di aiuti competenti e protetti da autentica privacy, sia perché non è giusto lasciarsi schiacciare oltre misura dagli eventi senza chiedere legittimamente aiuto, sia perché le nostre sofferenze possono involontariamente avere delle ricadute sui figli.
Tamara Rabà (Psicologa, psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale di Niguarda) ha spiegato come stigma e pregiudizi interferiscano negativamente nella ricerca di aiuto, in caso di sofferenza e disagio psichico. Si crede che “difficoltà emotive”, “malattie mentali”, “comportamenti violenti” appartengano a particolari categorie di persone. Ma l’evidenza dimostra che sono trasversali a tutte le classi sociali, realtà culturali, etnie, generi, caratteristiche di personalità ed età. Oltre ai timori di essere giudicati, c’è quello dettato dalla paura da parte di chi subisce abusi e violenze come per esempio paura di rivalse, di perdere risorse economiche, abitative e di cura dei figli. La conflittualità esiste in tutte le famiglie ed è un modo sano di confrontarsi. Invece la Violenza è non solo fisica ma anche verbale, economica, sessuale, di limitata libertà di movimento e di relazione con altri. È volontà conscia o inconscia (differenza non rilevante) di sottomettere, di svalorizzare, di isolare, di intimidire, di colpire la dignità dell’altro … spesso non continuativa, ma ciclica. Sembra, ogni tanto, placarsi in una sorta di nuova “luna di miele” prima di ricominciare. Intanto i figli assistono … da soli non se ne esce; da qui la necessità di favorire una rete a supporto sia delle vittime sia dei perpetratori di ogni tipo di violenza.
Margherita Fioruzzi (Presidente di Mamachat) ha presentato la sua bellissima esperienza nel servizio di psicologhe volontarie che sono state le prime ad usare le chat online “Mamachat”. Queste rispondono alle prime domande che le persone in difficoltà riescono a porsi: ‘Adesso cosa faccio? Dove vado? Con chi ne posso parlare?’ Accompagnano, ovviamente senza giudicare, ad una maggior consapevolezza del problema e alla conoscenza dei professionisti o delle istituzioni attive sul territorio (Consultori familiari, centri antiviolenza, centri psichiatrici…) che potrebbero dar loro una risposta efficace. La help line Nanà, che ha scelto lo strumento “linea verde telefonica”, ha potuto ispirarsi a questo modello e fruire della loro esperienza e formazione.
Diana De Marchi ha ricordato le tante iniziative che le strutture della rete antiviolenza hanno saputo intraprendere, azioni simboliche come le panchine rosse, servizi d’emergenza come il numero 1522 e il protocollo ZEUS, iniziative culturali come librerie delle donne e soprattutto la volontà di favorire la educazione al rispetto di sé stessi e degli altri (donne comprese), fin dalla più tenera infanzia e di promuovere più centri per il controllo delle reazioni emotive disfunzionali.
Ha ricordato che è la mentalità che va cambiata, che il disagio non si annida solo nella mente di qualcuno, è soprattutto nelle relazioni, riguarda tutti e per questo ritiene importante allargare la rete di aiuti, ma anche diffondere messaggi tipo: “non sei solo, ti puoi fidare”, “Se non sei a tuo agio hai il diritto di dire di no”, “non devi accettare di essere discriminato”, “non hai colpa se non hai saputo reagire”, “fatti aiutare è un atto di maturità e non una debolezza”.
È ciò che Gabrielle Fellus (Presidente del Centro “I Respect”) ribadisce, perché è importante prevenire, insegnare che il rispetto e la considerazione di sé sono un diritto e vanno difesi, insegnare che bisogna saper attivare le proprie forze, la propria voce, il proprio corpo per reagire in difesa del proprio spazio esistenziale.
Isabella Ippoliti, responsabile del Servizio di Psicologia Scolastica della nostra Scuola ha ricordato gli obiettivi chiave di un servizio chiamato a favorire l’orientamento e il benessere di studenti, genitori ed insegnanti, per prevenire criticità, affrontare il quotidiano, saper indirizzare sul territorio. Offre ascolto ai bisogni, confronto in un setting aperto e in un clima di collaborazione. Si è guadagnata confidenza e generale soddisfazione.
Ho capito che help line Nanà è un primo livello d’aiuto che si propone di aiutare a prendere consapevolezza e orientarsi nell’offerta di assistenza, che rispondono al telefono persone di un certo spessore supportate sia da una rete interna che esterna. L’anonimato è garantito da nomi di copertura e mascheramento della voce. Nella speranza che non sia necessario, abbiamo comunque una voce amica che ci può ascoltare e… non è poco.