di Rosanna Supino, presidente AME
Con i fondi dell’8×1000, l’UCEI ha finanziato per il 2019-2020 un progetto dal titolo “Potrò avere figli?”.
L’argomento è importante soprattutto nelle famiglie nelle quali ancora si desidera avere figli e i nostri figli desiderano avere figli a loro volta. Oggigiorno, quando l’età del matrimonio è sempre più ritardata, scoprire, a matrimonio avvenuto, un qualche impedimento e quindi ritardare ulteriormente la procreazione potrebbe creare seri problemi; infatti considerato che la fertilità della donna dopo i 35 anni diminuisce drasticamente, potrebbe portare alla impossibilità di avere figli. Inoltre anche il rapporto di coppia potrebbe risentirne e andare incontro a pesanti screzi. L’impossibilità di avere figli rappresenta per la coppia una minaccia per l’autostima, non solo per l’uomo ma anche per la donna, e la ricerca esasperata di una gravidanza rischia di trasformarsi in un meccanismo a tempo, con rapporti esclusivi e mirati nel giorno e nell’ora dell’ovulazione, o nella medicalizzazione, con l’affidamento esclusivo alle tecniche di riproduzione assistita.
Nella società occidentale, l’infertilità di coppia rappresenta un importante problema sociale e sanitario che coinvolge il 15-20% delle coppie in età fertile. Studi epidemiologici hanno messo in evidenza che in circa il 30% dei casi l’infertilità è da attribuire all’uomo e un altro 20% a fattori ascrivibili ad entrambi i partner; il maschio si trova così coinvolto nel 50% dei casi di infertilità. Le stesse percentuali per la donna.
L’Ame, Associazione medica ebraica, ha organizzato un incontro con i genitori e uno con i ragazzi degli ultimi due anni dei licei. Erano presenti le IV e V superiori della Scuola della Comunità ebraica di Milano e della Scuola del Merkos. Divisi in due gruppi, le femmine con la ginecologa e i maschi con l’andrologo, accompagnati da un medico di base, i tre specialisti hanno affrontato il problema con i ragazzi presentando i vari impedimenti alla procreazione e poi rispondendo alle domande dei giovani che sono state veramente molte, dimostrando non solo le loro lacune in tale settore, ma anche un grande bisogno di parlare in modo riservato con persone competenti. Sono argomenti difficili da affrontare con i genitori; molte sono le inibizioni che un medico di base o uno specialista possono aiutare a superare. Quindi i nostri medici hanno invitato i ragazzi a sottoporsi a una visita specialistica, anche in assenza di problemi, anche solo per avere informazioni serie, scientifiche e affidabili.
Un libro esplicativo e di facile approccio è stato distribuito a tutti i ragazzi che lo hanno voluto.
I vari medici (Giuseppe La Pera, andrologo di Roma, Gaeta dell’Ospedale Militare di Milano, Stefania Piloni, ginecologa all’Ospedale San Raffaele e presso il centro Ginecea di Milano, Laila Cortese, medico di base a Milano) si sono detti disponibili ad eventuali incontri con genitori o ragazzi che volessero contattarli singolarmente.
Un vivo ringraziamento va ad Agostino Miele, Esterina Dana e Rivka Hazan che hanno permesso e collaborato all’organizzazione dell’incontro; uno analogo si terrà nella scuola ebraica di Roma nel mese di marzo.