di Ester Moscati
«Tutto è iniziato per via di un fratello. Non uno dei fratelli Singer ma il mio, che è spesso a New York e ama aggirarsi tra librerie e scovare storie ebraiche e yiddish. È stato così che ha scoperto Il compagno Nachman di Israel Joshua Singer, il fratello maggiore del premio Nobel Isaac Bashevis, di cui proprio quell’anno, 2015, scadevano i diritti di pubblicazione. In Italia Bollati Boringhieri ha pensato quindi di tradurlo e dopo una ‘prova’ su alcune pagine mi è stato subito affidato il lavoro».
Così Marina Morpurgo, giornalista e traduttrice (oltre a un sacco di altre cose, tipo scalatrice di pareti rocciose in giro per il mondo, scialpinista e domatrice di due cagnone esuberanti) ha presentato alla libreria Claudiana di Milano, invitata dal Nuovo Convegno, il suo incontro con una famiglia letteraria davvero unica, capace di generare tre scrittori di livello considerevole. L’ultima opera uscita in Italia per i tipi di Adelphi è Nemici. Una storia d’amore di Isaac Bashevis Singer
“Tradurre in casa Singer: Israel, Esther, Isaac” è dunque quanto è capitato a Marina. «Raramente – ha detto Paola Vita Finzi presentando l’ospite – nella vita di un traduttore capita l’occasione di tradurre romanzi, racconti e memorie di tre scrittori appartenenti alla stessa famiglia. Ancora più raro è che i tre scrittori abbiano un talento eccezionale, distribuito in modo equo, anche se poi il successo non viene distribuito con altrettanta equità. Da A oriente del Giardino dell’Eden (il titolo scelto da Bollati per Il compagno Nachman) a Nemici, Marina Morpurgo ha passato gli ultimi anni di lavoro in compagnia della famiglia Singer».
«Con Israel – racconta Morpurgo – ho trovato subito una ‘voce’ con la quale impostare la traduzione, per una sintonia con l’autore, che ha un grande senso della storia, oltre a un umorismo potente. Avrei preferito che l’Editore confermasse il titolo originario Il compagno Nachman, ma forse quel ‘compagno’ era fonte di preoccupazione», sorride. «Avevo la sensazione di essere in Polonia, mi svegliavo in quell’ambiente, tra quelle persone, nella loro storia».
Dopo Israel Joshua è stata la volta della sorella Esther Kreitman Singer con L’uomo che vendeva diamanti e La danza dei demoni (già pubblicato diversi anni prima in Italia con il titolo originale, Deborah) entrambi con Bollati Boringhieri. «Esther era una donna piena di talento ma molto infelice; ha scritto con caparbietà, con una vena di sarcasmo, nonostante tutto, con la famiglia (una vera famiglia diremmo oggi disfunzionale, con una madre severissima e un padre debole) che le remava contro, e non fu aiutata nemmeno dai fratelli; e poi segregata in un matrimonio senza amore, prima ad Anversa, poi a Londra. Tutti i fratelli si sono ribellati a questa famiglia, molto ortodossa e coercitiva. Si sono ribellati con la scrittura, con l’esilio. La madre era una donna sicuramente intelligente, severa, forse depressa. Leggeva tutto il giorno e non tollerava di essere disturbata. Il padre discendeva da una famiglia intellettuale, ma era un po’ babbeo, e la moglie lo aiutava anche nelle questioni religiose. Una famiglia contraria a qualsiasi gioia che allontanasse i ragazzi dello studio. Questo spiega perché i tre figli abbiano scelto di ribellarsi attraverso la scrittura. Tranne il quarto fratello, che morirà insieme alla madre, nella Shoah».
Nell’esilio in America fu Israel – il primo a trasferirsi, poi morto prematuramente, nel 1944 a New York – ad aiutare Isaac Bashevis, con la sua rete di conoscenze e contatti. E così Isaac fu l’unico ad avere successo in vita, una vita fortunata, fino al Nobel. Esther era devota e ammirava molto Israel. Ognuno dei tre fratelli scrittori è stato a suo modo un rivoluzionario: Israel con la ribellione politica, era un militante per i diritti dei lavoratori; Esther esprime una ribellione proto-femminista e sofferta; in Isaac invece la ribellione passa attraverso il sesso (soprattutto in Keyla la rossa ma anche i Nemici e Satana a Goraj – tutti di Adelphi).
Nell’ultima opera di Isaac Bashevis Singer, tradotta per Adelphi da Marina Morpurgo, Nemici, l’elemento portante è il tradimento «Ci sono una moglie, un’amante e un’altra moglie, tre donne che il protagonista non si gode ma subisce. E tradisce, elemento che non è affatto casuale». Oggi c’è una grande recupero dei testi di Isaac Bashevis, che anche dopo il Nobel non è stato mai un autore davvero “best seller”. «C’è un enorme deposito di manoscritti in archivio, ancora inediti, in yiddish. Certo non saranno tutti capolavori, ma è un patrimonio immenso».
Molte le curiosità del pubblico intervenuto all’incontro, alle quali Marina ha puntualmente risposto: le differenze di traduzione tra inglese e italiano rispetto allo yiddish («In italiano è più facile rendere lo spirito di quella umanità così calda e passionale»); come salvaguardare gli elementi della tradizione ebraica, i termini e i contesti, per non toglierne il sapore; le diversità di stile tra i fratelli («Ciò che caratterizza Israel è un senso dell’umorismo molto spiccato, mentre Esther è più sarcastica, c’è ironia ma anche tanta amarezza. Isaac aveva umorismo quando parlava, alle conferenza, agli incontri, nella vita; ma non quando scriveva»); il ruolo dei traduttori («Personalmente, cerco di tenere sempre presente la ‘voce’ originaria, togliendo un po’, quando serve, il filtro ‘educato’ dell’inglese. Cerco di rispettare il livello di espressività dello yiddish che l’italiano sa riprendere meglio dell’inglese, e di ‘entrare’ nel contesto della vita dei protagonisti, con una traduzione che hanno definito, con mia grande soddisfazione, ‘empatica’»).
Una famiglia, che è un unicum nel panorama letterario mondiale, ha trovato in Italia in Marina Morpurgo una traduttrice attenta e preziosa, che ha saputo calarsi nello stile e nelle peculiarità emotive e letterarie dei tre fratelli Israel, Esther, Isaac consegnando ai lettori la loro voce più autentica.