di Ilaria Myr
Essere pronti a recepire le nuove sfide della Ricerca storica: digitalizzazione, organizzazione interna, formazione. Rilanciare nelle Scuole la didattica della Shoah. Stabilire un rapporto sempre più stretto con UCEI e Comunità. Parla il nuovo direttore del CDEC
Nuovi strumenti e competenze del mondo digitale, l’ingresso di nuove giovani leve, e una più stretta collaborazione con gli enti ebraici, prima fra tutti la Comunità di Milano: sono questi gli obiettivi principali del nuovo direttore del CDEC Gadi Luzzatto Voghera, figlio d’arte, ossia dello studioso ed ex presidente UCEI Amos Luzzatto.
«Ho trovato un luogo in cui lavorano persone appassionate e che sanno il fatto loro, che seguono numerose attività diverse con serietà e professionalità: un centro, insomma, in buona salute sia per competenze che per voglia di fare, che sono onorato di poter dirigere».
Parla con emozione mista a soddisfazione Gadi Luzzatto Voghera, a pochi giorni dal suo insediamento nel ruolo di nuovo direttore del CDEC, il 1 settembre: un incarico, questo, ricoperto in questi ultimi 14 anni da Michele Sarfatti (vedi intervista nel Bollettino di aprile 2016), che rimarrà consulente del Centro. Scelto a seguito di un concorso europeo – il primo indetto dall’istituto dalla sua nascita – a cui hanno partecipato una quarantina di candidati, il nuovo direttore porta al Centro un’esperienza variegata, maturata nel mondo accademico in ambito storico, con incursioni nei beni culturali: sempre, però, con lo sguardo orientato al mondo ebraico e alla sua storia. «A livello personale il CDEC è il luogo in cui si concentrano tutte le mie diverse esperienze precedenti – commenta Luzzatto -. Vi avevo già lavorato in passato per alcuni progetti, e per un periodo avevo anche fatto parte del Consiglio di amministrazione. Per tutti questi motivi questa nomina è un traguardo per me particolarmente importante».
Molte sono le sfide che il nuovo direttore si trova ad affrontare nella direzione di una realtà particolare come il CDEC, un centro di eccellenza a livello internazionale in cui la cultura ebraica viene affrontata in tutti i suoi aspetti. «Il primo challenge sarà senza dubbio continuare ad accompagnare le trasformazioni dei tempi, mantenendo il proprio approccio analitico e di ricerca, ma aggiornando i propri strumenti e competenze – spiega Luzzatto Voghera -. Un primo passo in questa direzione sarà il rifacimento del sito internet istituzionale, sia da un punto di vista grafico che di funzionalità, per rendere, ad esempio, consultabile Quest, la rivista storica internazionale sviluppata dal Centro».
Un altro fronte su cui il neo-direttore intende lavorare è quello relativo all’organizzazione interna dei diversi dipartimenti. «L’impostazione che abbiamo tutt’oggi – con un archivio e una biblioteca – è troppo rigida, legata com’è al mondo della ricerca – continua -. Pensiamo ad esempio a quante persone oggi prendono i libri in prestito dalla biblioteca: sempre meno, a causa della facilità di reperire i contenuti online e su strumenti digitali. Anche il CDEC deve dunque organizzarsi internamente per fare fronte all’evoluzione dei tempi. Sul fronte del personale interno, ci saranno sicuramente nuovi ingressi di persone giovani, che andranno a sostituire la generazione “storica”, oggi gradualmente in uscita».
La collaborazione con l’UCEI
Fondamentale, poi, per Luzzatto è aumentare la collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e le altre comunità del territorio, sviluppando progetti comuni, come, ad esempio, la creazione (già in cantiere) di un progetto integrato di archivi e biblioteche ebraiche italiane. «E poi senza dubbio dobbiamo migliorare il rapporto con la Comunità di Milano – aggiunge -. Mi sarei aspettato di vedere il CDEC molto più coinvolto nelle iniziative della Comunità, mentre l’impressione è che non venga percepito a sufficienza l’apporto che può dare. Può essere considerato molto di più un punto di riferimento, e certamente lavoreremo in questa direzione».
E infine, la didattica della Shoah: un ambito, questo, su cui l’istituto ha lavorato molto nel passato, ma che negli ultimi anni è stato lasciato un po’ da parte. «Vorrei creare un collegamento proficuo con altre realtà internazionali operative in questo ambito, in modo da implementarlo ulteriormente». Molti, dunque, sono i fronti che vedranno impegnato il nuovo direttore del CDEC, che dovrà fare i conti con una realtà complessa com’è quella del Centro, e allo stesso tempo con l’evoluzione del ruolo dello storico nell’era digitale. «Oggi lo storico di professione ha un compito complicatissimo, a cui arriva senza essere stato formato – spiega Luzzatto -: da un lato deve mantenere il rigore del rapporto con le fonti su cui si costruisce un percorso, e dall’altro deve confrontarsi con un mondo sempre più multidisciplinare, che necessita di competenze sociologiche e tecnologiche vere e proprie (basti pensare che molte fonti oggi sono disponibili solo su formati digitali) e di un aggiornamento continuo sui nuovi strumenti. Guardare avanti, dunque, facendo però sempre tesoro dell’esperienza della generazione che ci ha preceduto, in un continuo dialogo fra passato, presente e futuro».
Chi è Gadi Luzzatto Voghera
È nato a Venezia nel 1963, ha conseguito il dottorato in storia con una tesi sull’emancipazione degli ebrei in Italia, è autore di numerose pubblicazioni sull’ebraismo italiano e sull’antisemitismo. Attualmente è docente di storia presso la Boston University – sede di Padova e direttore scientifico della Biblioteca Archivio Renato Maestro della Comunità Ebraica di Venezia. Ha collaborato con molti enti ebraici, fra cui il CDEC, il Fondo per i Beni Culturali Ebraici e il Museo della Padova Ebraica.