di Maghen David Adom
Eilat Shinar, direttore dei Servizi del Sangue del MDA Israel, parla della Nuova Banca del Sangue, all’avanguardia, che verrà costruita a Ramla.
Denominata Centro Nazionale Marcus dei Servizi del Sangue, in onore del cofondatore Bernie Marcus, è stata finanziata in gran parte dagli Amici del MDA del Nord America e necessita ora del sostegno della associazioni in Europa e anche, quindi, degli Amici italiani di MDA.
«Abbiamo uno splendido centro dei servizi del sangue costruito negli anni ’80 – ha detto Shinar – ma quando venne costruito fornivamo 175.000 unità di sangue all’anno e vi erano solo pochi test che venivano effettuati per le malattie infettive. Oggi abbiamo bisogno di una struttura per i prossimi 20 o 30 anni che possa far fronte all’aumento della popolazione israeliana, garantendo circa 500.000 unità all’anno. Le nuove tecnologie e i nuovi metodi di ricerca, poi, richiedono più laboratori: solo una nuova struttura potrà offrire lo spazio di lavoro necessario. Ma queste non sono le uniche ragioni per le quali abbiamo bisogno di una nuova struttura. I missili lanciati dal Libano o da Gaza possono raggiungere Tel Aviv. Quando l’attuale centro venne costruito, nessuno avrebbe immaginato questa situazione; il nuovo Centro del Sangue sarà superprotetto. La nuova struttura avrà piani sotterranei dove potremo lavorare in sicurezza in ogni momento, sia in tempi di pace sia quando i nostri vicini decidono di lanciarci contro dei missili. La nuova struttura, inoltre, seguirà i nuovi standard di sicurezza antisismici».
Quali sono i costi per realizzare questo nuovo centro?
Tra i 120 e i 140 milioni di dollari. Per ora abbiamo circa 60 milioni di dollari e stiamo per iniziare la costruzione.
Quando si prevede di completarla?
Sono una inguaribile ottimista, così dico 3 o 4 anni.
È difficile convincere gli israeliani a donare sangue?
Durante le feste ebraiche, da Rosh Hashanà a Sukkot e da Pesach a Shavuot, e nei mesi estivi, è davvero difficile reclutare donatori perché sono indaffarati e trascorrono il tempo in famiglia o in vacanza. Ma in generale in Israele la popolazione è consapevole della necessità di sangue e, se succede qualcosa, un attacco terroristico, o un grave incidente d’auto, le persone sono più propense a donare. In generale, raccogliamo 1.000 unità al giorno.
Può parlarmi della controversia riguardante la possibilità di accettare donazioni di sangue da omosessuali o israeliani etiopi?
Per quanto riguarda gli israeliani etiopi il problema è che provengono da paesi ad alto rischio HIV ed epatite B, un rischio per il destinatario. Queste persone devono aspettare 12 mesi per donare sangue. Non conta dove sei nato e meno che mai il colore della pelle, ma ciò che conta è se si ha un comportamento ad alto rischio. Sappiamo che pur attenendosi ai test migliori, esiste un periodo iniziale dall’infezione, durante il quale il livello delle particelle del virus non viene rilevato neppure dai test più sofisticati, il periodo cosiddetto “ finestra”.
(intervista tratta da “The Canadian Jewish News”, 10 agosto 2017, a cura di Sheri Shefa)