Dal lavoro “Boomer” al lavoro “Alfa” – Tra Burnout e futuro sostenibile

JOB news

di Dalia Fano, responsabile JOB

Il mondo del lavoro sta cambiando e con esso le priorità di chi cerca nuove opportunità o sta valutando un cambiamento professionale.

In questo scenario, l’esperienza lavorativa – la cosiddetta employee experienceassume un ruolo sempre più centrale. Oltre allo stipendio e ai benefit, chi cerca o cambia lavoro valuta la qualità della propria esperienza quotidiana: cultura aziendale, equilibrio vita-lavoro, possibilità di sviluppo di carriera e supporto ricevuto.

Un elemento importante di questa esperienza è il burnout, una condizione di esaurimento emotivo e mentale che incide sulle scelte professionali e sulla qualità della vita. Spesso percepito come una responsabilità individuale, in realtà ha radici profonde nelle dinamiche organizzative ed è il sintomo di un contesto che non funziona.

Se in passato il lavoro è stato sinonimo di stabilità e sacrificio, oggi le nuove generazioni ricercano ambienti lavorativi più sani e sostenibili.

Ma come riconoscere un’azienda che valorizza davvero i suoi dipendenti? E quali segnali indicano un ambiente tossico? Scopriamolo insieme.

 

Cos’è il burnout? Un segnale da ascoltare, non un problema individuale

È una condizione caratterizzata da esaurimento emotivo, distacco mentale e ridotta realizzazione personale, spesso causata da uno stress lavorativo cronico.

Si tende a trattarlo come un problema di gestione del tempo e di organizzazione personale, di gestione dello stress, ma affrontarlo solo in questa prospettiva deresponsabilizza le aziende, non basta organizzarsi meglio. Se il carico di lavoro aumenta senza un’adeguata redistribuzione, non si può semplicemente chiedere ai dipendenti adattarsi: il problema è anche organizzativo e strutturale.

Un fattore spesso sottovalutato è la solitudine lavorativa. Non si tratta solo di lavorare in team, ma di sentirsi supportati dall’azienda. Se il carico di lavoro aumenta senza un adeguato supporto, il rischio di esaurimento cresce.

 

Il fenomeno del Quiet Quitting: una reazione al burnout

Negli ultimi anni si è parlato molto di quiet quitting, ovvero il disimpegno silenzioso: i lavoratori smettono di fare più del necessario, evitando straordinari e compiti extra.

Questo comportamento, spesso giudicato come pigrizia o poca voglia di lavorare, è una possibile reazione al burnout: se un’azienda non riconosce il valore di un dipendente, questo si limita a preservare le proprie energie.

Un comportamento che ha un impatto sulla produttività e sulla crescita professionale, con il rischio di cadere in un circolo vizioso in cui la mancanza di coinvolgimento porta a un lavoro sempre meno gratificante. A lungo termine questa strategia rischia di trasformarsi in auto-sabotaggio: il lavoro perde di senso e la crescita professionale si blocca.

 

Dal lavoro “Boomer” al lavoro del futuro “Alfa”

Le diverse generazioni hanno un rapporto diverso con il lavoro. Se i Baby Boomer hanno costruito la loro carriera sulla stabilità e la dedizione assoluta, le nuove generazioni danno sempre più importanza all’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Uno studio Deloitte evidenzia che circa l’80% di Millennials e Gen Z è disposto a cambiare lavoro a causa di una cultura aziendale tossica. Questo dimostra che il benessere non è più un extra, ma un criterio determinante nelle scelte professionali.

Per valorizzare i talenti e ridurre il burnout, le aziende devono passare dal tradizionale modello di “lavoro Boomer” a un approccio più moderno e sostenibile, che potremmo chiamare ‘Lavoro Alfa’, basato su tre pilastri:

Flessibilità – Autonomia nella gestione del tempo e delle attività, non solo smartworking.
Benessere – Un ambiente che valorizza, senza esaurire le persone.
Sostenibilità – Ritmi di lavoro compatibili con una vita soddisfacente anche fuori dall’ufficio.

Le aziende che ignorano questo cambiamento rischiano di perdere talenti e competitività.

 

Strategie per un nuovo modello di lavoro

🔹Promuovere l’equilibrio vita-lavoro
Politiche di flessibilità oraria, supporto alla salute mentale e un ambiente inclusivo migliorano la produttività e riducono il turnover.

🔹Valorizzare le differenze generazionali
I Millennials apprezzano la formazione continua, la Gen Z ricerca flessibilità e coinvolgimento nei processi aziendali. Comprendere queste esigenze aiuta a creare un ambiente più motivante.

🔹Prevenire il sovraccarico
Monitorare il carico di lavoro, evitare straordinari sistematici e favorire la collaborazione è fondamentale per prevenire il burnout.

 

Il ruolo chiave del middle management

Oltre a stipendio e benefit, un aspetto spesso trascurato nella valutazione di un’opportunità lavorativa è la qualità del middle management.

I manager intermedi hanno un impatto diretto sul benessere dei dipendenti e sul clima aziendale. Se non adeguatamente supportati o formati nel bilanciare performance e benessere, possono, inconsapevolmente, contribuire a dinamiche di lavoro poco sostenibili, aumentando la pressione sui team.

 

L’economia del burnout: quando lo stress diventa un modello di business

Alcune aziende basano ancora la loro produttività su ritmi poco sostenibili, spremendo i dipendenti fino a esaurirli per poi sostituirli con nuove risorse. Questo ciclo ha un costo altissimo in termini di turnover, qualità del lavoro e innovazione.

 

Come riconoscere e valutare un ambiente di lavoro sano

Un ambiente di lavoro sano non si riconosce solo dai benefit offerti, ma soprattutto dalla cultura aziendale, dal supporto manageriale e dall’equilibrio tra performance e benessere.

Ecco alcuni aspetti da considerare:

📌 Turnover e clima aziendale – Se i team cambiano spesso e si percepisce un clima di pressione, potrebbe esserci una gestione problematica.
📌 Opinioni di chi ci ha lavorato – Recensioni su Glassdoor ed ex dipendenti su LinkedIn possono offrire informazioni preziose.
📌 Supporto dei manager – Un buon leader favorisce il confronto e la crescita, non solo la performance.

 

Cosa considerare quando si cerca o si cambia lavoro

Se sei alla ricerca di un nuovo lavoro o stai valutando un cambiamento, è importante raccogliere informazioni concrete sulla cultura aziendale. Il colloquio è un’occasione per farlo, la selezione è reciproca.

🔍 Informarsi sulla cultura aziendale

Non limitarti alle dichiarazioni dell’azienda, ma cerca di capire come i suoi valori vengono applicati nel quotidiano. Ecco alcune domande che puoi fare in modo spontaneo, sono spunti per arricchire il momento del colloquio:
👉“Com’è la giornata tipo in azienda? Ci sono momenti particolarmente intensi?”
(Un modo naturale per far emergere il tema dei carichi di lavoro.)
👉“In che modo la vostra azienda supporta i team nei periodi più impegnativi?”
(Per capire se esistono strategie concrete per evitare il sovraccarico.)
👉“Quali aspetti della cultura aziendale apprezzate di più nel quotidiano?”
(Utile per verificare se i valori dichiarati sono effettivamente vissuti.)
👉“Com’è il rapporto tra i team e il management? Ci sono momenti di confronto strutturati?”
(Per valutare il livello di accessibilità e supporto da parte dei manager.)
👉“Ci sono momenti dedicati al confronto sulle performance e alla crescita professionale?”
(Una domanda che apre alla discussione sullo sviluppo, non solo sulla misurazione dei risultati.)
👉“In che modo supportate lo sviluppo professionale dei dipendenti?”
(Per capire se l’azienda investe realmente nella crescita delle persone.)
👉“Cosa rende questa azienda un buon posto in cui lavorare?”
(Una domanda ampia che lascia spazio a una risposta più personale e autentica.)

💡Osserva anche il linguaggio e l’atteggiamento del recruiter: risposte vaghe o evasive potrebbero indicare che questi aspetti non sono una priorità per l’azienda.

🔍Cercare feedback e opinioni

Leggi le recensioni online – Glassdoor e altre piattaforme possono offrire insight utili.
Connettiti con ex dipendenti su LinkedIn – Cerca l’azienda su LinkedIn, vai nella sezione “Persone” e filtra per ex dipendenti per chiedere direttamente la loro esperienza.

 

Come proteggersi dal burnout nel presente

Se il tuo ambiente di lavoro non è ancora allineato a questi principi, puoi adottare alcune strategie per tutelarti:

Ascolta i segnali del tuo corpo – Stanchezza costante e perdita di motivazione non sono normali.
Crea una rete di supporto – Confrontarsi con colleghi può aiutare a trovare soluzioni.
Imposta confini chiari – Pause regolari e rispetto del tempo libero sono essenziali.
Valuta alternative – Se la cultura aziendale è tossica, cambiare non è un fallimento, ma una scelta di benessere.

 

Conclusione

Riconoscere il burnout come un problema che è sistemico diventa essenziale per migliorare il benessere dei lavoratori e l’efficacia delle organizzazioni. Le aziende che riescono ad adattarsi alle nuove esigenze generazionali, promuovendo un ambiente di lavoro sostenibile, non solo trattengono i talenti, ma costruiscono anche un futuro professionale più equilibrato e soddisfacente per tutti.

Fonti:
📌The Deloitte Global 2024 Gen Z and MillennialSurvey
📌Job Hopping e GenZ: Perché cambiano lavoro ogni due anni? | Intesa Sanpaolo