Bussola per orientamento nel lavoro

Lavoro, autonomia e violenza economica

JOB news

di Dalia Fano, responsabile JOB

1. Perché parlarne su JOB

Chi segue la JOB newsletter sa che il nostro approccio al lavoro non si limita a considerarlo come un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma lo riconosce come uno strumento di autodeterminazione.

Negli scorsi articoli abbiamo affrontato, oltre ad argomenti più tecnici, temi come il job crafting, la ricerca consapevole del lavoro, lo sviluppo delle soft e powerskills, la gestione dell’ansia e dello stress con la mindfulness. Tutti aspetti che danno senso e profondità al lavoro.

C’è però un tema che ancora non abbiamo affrontato, spesso ignorato, ma che merita spazio quando si parla di consapevolezza e crescita professionale: la violenza economica.

Il lavoro non è solo uno stipendio. È autonomia, crescita, realizzazione, socialità e potere personale. La violenza economica cancella tutto questo.

Spesso invisibile, si insinua nelle dinamiche familiari e culturali profondamente radicate. Crediamo che far luce su questo tema e offrire strumenti per riconoscerlo sia parte della nostra mission.

Parlarne è fondamentale, perché il primo ostacolo è proprio l’assenza di consapevolezza: molte persone non si rendono conto di essere vittime di violenza economica, perché la dipendenza finanziaria viene ancora considerata ‘normale’ in tante situazioni. Ma normale non significa giusto.

 

2. Che cos’è la violenza economica?

Non lascia lividi, non è sempre evidente, ma limita l’autonomia come una specie di gabbia invisibile.
La violenza economica è qualsiasi atto che priva una persona del controllo sulle proprie risorse finanziarie, creando dipendenza, insicurezza, disistima di sé.

Viene agita in modi diversi, alcuni sottili, altri più espliciti:

• Impedire di lavorare (o studiare), scoraggiando o vietando la ricerca di un impiego e l’accesso ad opportunità lavorative.
• Controllare ogni spesa, costringendo l’altra persona a rendicontare ogni acquisto, spesso con una ‘paghetta’ per le spese quotidiane.
•Esclusione dalle decisioni economiche che riguardano la famiglia.
• Negare l’accesso a conti bancari o risparmi, lasciando la persona senza mezzi propri.
• Accumulare debiti a nome del partner, obbligandolo a firmare documenti finanziari senza consenso informato.
• Non versare gli alimenti o il mantenimento dovuto ai figli, lasciando l’ex partner in difficoltà economica.

E chi si trova in questa situazione non ha solo un problema economico: ha perso fiducia nelle proprie capacità di essere indipendente. Non riguarda solo i soldi, ma il controllo totale sulla vita di una persona. Questo controllo costante mina, un giorno dopo l’altro, l’autostima, la fiducia nelle proprie capacità che si percepiscono sempre più esigue.

3. La violenza economica e la barriera invisibile al lavoro

La violenza economica può far perdere anni di esperienza lavorativa, creare un vuoto nel CV e minare la sicurezza personale.
Rientrare nel mondo del lavoro dopo una situazione di dipendenza economica è complesso, ma non impossibile. Alcuni ostacoli concreti che chi esce da una relazione abusante si trova ad affrontare:
Lacune nel CV: periodi di inattività che possono scoraggiare chi assume.
Mancanza di esperienza nella gestione del denaro: se per anni qualcun altro ha controllato il bilancio familiare, prendere decisioni economiche può spaventare.
Timore di non farcela: dopo anni di isolamento, affrontare un colloquio può sembrare un’impresa impossibile.

4. Riconoscere il problema

Il primo passo per uscire dalla violenza economica è riconoscerla, prenderne consapevolezza e parlarne con persone amiche, informarsi, e soprattutto non darla per scontata o immutabile. 
Spesso, non ci si rende conto della situazione in cui ci si trova, l’isolamento è parte del problema: si resta immobili per paura di rompere un equilibrio familiare fragile.

5. La violenza economica è più diffusa di quanto pensiamo

Si nutre di isolamento e manipolazione, colpisce persone vicine, soprattutto in contesti dove la dipendenza finanziaria è purtroppo, ancora considerata normale.
Se notiamo qualcuno senza libertà economica o autonomia nelle scelte lavorative, potrebbe essere vittima di questo abuso. Ascoltiamola, supportiamola, senza mai, mai giudicare.

6. Facciamoci antenne e radar

Osservare: prestare attenzione ai segnali, sia nella propria vita che in quella di chi ci sta vicino.
Parlare: condividere le proprie esperienze e ascoltare quelle degli altri, rompendo il silenzio che circonda questo tema.

7. Noi di JOB ci siamo!

Nessuno dovrebbe sentirsi solo in questo percorso. Sappiamo quanto possa essere difficile e, proprio per questo, collaboriamo con servizi specializzati pronti a sostenere e offrire un aiuto concreto. 

8. Violenza economica e lavoro: perché le aziende non possono ignorarla

Quando si parla di inclusione e pari opportunità, spesso si pensa a disparità salariali o alla conciliazione tra vita e lavoro. Ma c’è un aspetto meno visibile e altrettanto impattante: la violenza economica.
Ignorarla significa:
Perdere talenti, perché persone capaci e motivate restano escluse dal mercato.
Avere dipendenti in difficoltà, con impatti sulla produttività e sulla loro crescita professionale.
Ridurre diversità e inclusione, perché molte persone escono dal mondo del lavoro non per scelta, ma per necessità.

9. Il ruolo delle aziende: farsi “antenna” per intercettare e supportare

Le aziende non devono “risolvere” problemi personali, ma possono creare un ambiente che intercetta i segnali di difficoltà e offre strumenti concreti per chi vuole riprendere in mano la propria carriera.

🎯 Come fare la differenza? Sensibilizzando HR e manager su questi temi. Offrendo formazione mirata, per aiutare le persone a ricostruire sicurezza e competenze. Creando spazi di ascolto e indirizzando chi ne ha bisogno verso servizi di supporto.

10. Un cambiamento possibile, insieme

La violenza economica priva le persone di dignità, della possibilità di costruire il proprio futuro. Ma nessuno deve affrontarla da solo.

Parlarne è il primo passo, noi di JOB ci siamo per dare informazioni, supporto e consulenza. 
Ci siamo.