Pattern comportamentali consapevolezza e cambiamento nei momenti di transizione professionale

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di Dalia Fano, responsabile di JOB

Nel mio lavoro, mi capita spesso di incontrare persone che cercano con impegno di entrare o rientrare nel mondo del lavoro. Sono candidati motivati, competenti, eppure noto una dinamica ricorrente: una certa resistenza al cambiamento.

Quando si parla di modificare il proprio approccio, che si tratti di rivedere il curriculum o di ripensare il modo in cui si affrontano i colloqui, molti faticano a cambiare. È come se ci fosse un attaccamento a schemi consolidati, quasi un’affezione per il modo in cui hanno sempre fatto le cose.

Questa attitudine, anche se comprensibile, non sempre facilita il raggiungimento dell’obiettivo: ottenere un colloquio, e poi un lavoro.

Non è una questione di mancanza di capacità, ma piuttosto di una difficoltà a vedere le situazioni con una prospettiva nuova, forse per il timore di dover mettere in discussione certezze consolidate nel tempo, e di uscire dalle proprie zone di confort. È naturale, e non c’è nulla di sbagliato in questo, ma esplorare strade diverse, con un approccio più aperto al cambiamento, può fare la differenza.

Tuttavia, non è solo il cambiamento che rende la ricerca di lavoro un processo così complesso. Insieme a esso, molte persone sperimentano frustrazione, senso di fallimento e perfino una certa vergogna per periodi di disoccupazione prolungata o per i “no” ricevuti durante il percorso.

Questi sentimenti non sono solo umani, ma sono anche aspetti che spesso restano nascosti e che, proprio per questo, creano schemi e reazioni automatiche difficili da gestire.

La ricerca del lavoro è un processo, spesso lungo, composto da fasi diverse, aggiustamenti di rotta, dove ogni feedback ricevuto contribuisce a definire i passaggi seguenti.

In questo articolo esploreremo come i pattern comportamentali e i meccanismi di reazione possano influenzare questi momenti, e quali strategie possono aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza e resilienza.

Pattern Comportamentali e Schemi di Reazione: Riconoscerli nei momenti di cambiamento

I pattern comportamentali sono modelli mentali e abitudini che, consolidandosi nel tempo, si attivano automaticamente nei momenti di incertezza. Questi schemi rappresentano meccanismi di difesa che ci aiutano a mantenere un certo equilibrio, ma in situazioni di cambiamento, come una ricerca di lavoro prolungata, possono diventare delle vere e proprie limitazioni.

Gli schemi di reazione, in particolare, sono risposte emotive automatiche a momenti di frustrazione o a ostacoli che percepiamo come fallimenti.

Sono reazioni naturali, come il senso di vergogna o il desiderio di chiudersi, che però rischiano di bloccarci se non riusciamo a riconoscerle e ad affrontarle con consapevolezza.

Pattern Comportamentali che si attivano nelle fasi di transizione:

Ecco alcuni pattern comportamentali che si attivano spesso quando affrontiamo una fase di cambiamento professionale e che, senza consapevolezza, possono trasformarsi in ostacoli:

  1. Il Pattern della “Confort zone e della sicurezza nelle abitudini”

Descrizione: In situazioni di incertezza, ci si aggrappa spesso a comportamenti abituali come strategia per mantenere un senso di controllo. Ad esempio, molte persone inviano sempre lo stesso CV o seguono lo stesso approccio nei colloqui, anche se non porta risultati.

Strategia: Provare piccoli cambiamenti, come adattare il proprio CV per ogni candidatura o sperimentare un diverso modo di presentarsi, può aiutare a creare flessibilità.

  1. Il Pattern della “Vergogna e della chiusura”

Descrizione: La vergogna per una disoccupazione prolungata o per una serie di rifiuti tende a innescare un pattern di chiusura, portando la persona a evitare il confronto con gli altri o a rinunciare a chiedere aiuto.

Strategia: Lavorare sulla percezione del fallimento come parte del percorso. La condivisione dei propri obiettivi con persone fidate può essere un ottimo primo passo per uscire dall’isolamento e per riacquistare fiducia in sé stessi.

  1. La Difficoltà di tollerare il fallimento e i “No” prolungati

Descrizione: Quando i rifiuti si accumulano, è naturale sentirsi delusi o demoralizzati. Questo pattern si esprime in una reazione emotiva intensa a ogni “no”, che alimenta pensieri di inadeguatezza.

Strategia: Rivedere il proprio rapporto con il fallimento. Prendere nota delle piccole vittorie raggiunte (anche fuori dal contesto lavorativo) può aiutare a mantenere alta la motivazione e a interpretare i “no” come tappe di un percorso più lungo.

  1. La Procrastinazione come meccanismo di difesa

Descrizione: Nei momenti difficili, può diventare molto comune rimandare azioni importanti, come inviare nuove candidature o completare il CV. La procrastinazione diventa un modo per evitare il confronto con il potenziale fallimento.

Strategia: Sperimentare tecniche come il metodo Pomodoro come abbiamo visto nell’articolo sulla procrastinazione, per affrontare il lavoro a piccoli passi. Suddividere il compito in azioni più semplici aiuta a superare la resistenza iniziale e a creare un flusso positivo.

La Mindfulness: una pratica di consapevolezza per affrontare i momenti di sconforto e frustrazione durante la ricerca del lavoro

La pratica della mindfulness può essere tra altri, un aiuto prezioso durante i periodi di transizione, soprattutto per chi si trova a fronteggiare sentimenti di frustrazione o senso di fallimento. Questa pratica di consapevolezza consente di osservare i propri pensieri e le reazioni automatiche senza giudicarli, acquisendo una maggiore capacità di gestione emotiva.

Nei momenti di ricerca di lavoro, la mindfulness può diventa un alleato riducendo l’impatto emotivo dei “no” ricevuti o della mancanza di risposte.

Altre Strategie per affrontare la transizione professionale

  1. Stabilire obiettivi realistici e incrementali

Il processo di ricerca di lavoro richiede un approccio strategico, dove gli obiettivi vengono suddivisi in tappe realistiche e graduali. Anziché mirare subito all’assunzione, definire piccoli traguardi, come la revisione del CV, il networking mirato, o la preparazione dei colloqui, mantiene viva la motivazione e consente di celebrare i progressi passo dopo passo. Questo approccio rende il percorso più sostenibile, permettendo di vedere ogni fase come una conquista concreta.

  1. Ricercare aiuto e confronto

Un elemento fondamentale in una strategia efficace di ricerca è il supporto sociale. Condividere il proprio percorso con persone fidate — colleghi, mentori, o un coach professionale — offre non solo consigli pratici, ma aiuta a normalizzare le sfide. Questa condivisione riduce il peso delle emozioni negative e apre a prospettive nuove, essenziali per superare blocchi emotivi e rafforzare la propria determinazione.

La capacità di fermarsi e riflettere sulle sfide con benevolenza e senza troppo giudicarsi, limita il logoramento emotivo e preserva l’energia per affrontare ogni fase del processo con lucidità.

  1. Monitorare i progressi

Tenere traccia del proprio agire rende il processo di ricerca più strutturato, strategico, e meno caotico. Documentare successi, feedback e lezioni apprese aiuta a visualizzare meglio il percorso, rafforzando la consapevolezza di ogni piccolo progresso. Questo strumento di autovalutazione e riflessione consente di mantenere il focus sulla crescita, trasformando anche le esperienze più difficili in occasioni di apprendimento.

Conclusione: sviluppare consapevolezza e flessibilità per facilitare il cambiamento

In definitiva, il percorso di transizione professionale richiede non solo competenze tecniche e qualifiche, ma anche una forte consapevolezza dei propri pattern comportamentali e delle proprie reazioni emotive. I momenti di cambiamento ci mettono inevitabilmente di fronte ai nostri meccanismi più radicati, e riconoscerli diventa il primo passo per trasformarli da ostacoli a risorse.

Essere consapevoli dei propri schemi e reazioni automatiche permette di ampliare la propria visione, di esplorare soluzioni inaspettate e di costruire una ricerca attiva (e meno reattiva), più strategica. È un lavoro su di sé che, se accompagnato dalla volontà di adottare nuove strategie, può aprire la strada a opportunità che prima sembravano fuori portata.

Attraverso piccoli cambiamenti nel comportamento e nell’approccio mentale, supportati da pratiche come la mindfulness, è possibile affrontare il percorso di ricerca del lavoro con uno spirito più aperto e meno influenzato dalle paure. Sviluppare questa flessibilità mentale e lavorare sulle proprie reazioni ai “no” e ai feedback può trasformare l’esperienza da frustrante a formativa, diventando parte integrante di una crescita personale e professionale più ampia.

Affrontare il cambiamento non è mai semplice, ma coltivare una maggiore consapevolezza può rendere ogni transizione un’opportunità di apprendimento e di evoluzione, avvicinandoci così sempre di più ai nostri obiettivi.