Diana Segre Soria
Genova 1927 – Milano 1 settembre 2024
Il viaggio di Diana Soria, attraverso quasi un secolo e quattro continenti, è stata una storia densa di eventi affascinanti, di strappi e di rivolgimenti, di fortune alterne.
I lunghi viaggi, gli spostamenti familiari hanno fatto di lei una donna cosmopolita e di grande cultura. Inoltre, come ebrea, la sua vita si è inesorabilmente intrecciata con i rivolgimenti della Grande Storia e della persecuzione ebraica del periodo fascista.
Diana nacque a Genova nel 1927, ma venne concepita nel lontano Oriente. Suo padre, Guido Segre, torinese, diplomatico, era stato assegnato in Cina quale governatore della concessione Italiana di Tien Tsin. Sua mamma Irma Avigdor volle partorire in Italia e viaggiò da sola sulla Transiberiana con un altro figlio e con Diana in grembo da Tien Tsin a Berlino. Il viaggio durò circa une mese.
Sempre in funzione della carriera di suo padre, Diana visse a Spalato e poi a Boston.
A seguito delle leggi razziali del 1938, Guido, in quanto funzionario pubblico, venne destituito dal ruolo, restò senza lavoro per tutto il periodo della guerra. La famiglia, pur versando in gravi difficoltà economiche, decise di restare a Boston.
In quegli anni, Diana fu studentessa brillante: ammessa con borse di studio alla prestigiosa università di Harvard, finì in seguito i suoi studi all’università di Sciences Po a Parigi. Una formazione eccezionale per quei tempi!
Nel corso di un soggiorno da parenti a Buenos Aires nel 1951, Diana incontra e sposa Massimo Soria da cui avrà due figli Lorenzo e Donatella. Massimo aveva vissuto a Torino 25 anni con i suoi genitori.
Massimo muore prematuramente e Diana resta sola con due figli piccoli a soli 36 anni, con tutti gli oneri sentimentali e pratici che ciò comportava.
Trasferitasi a Milano nel 1963, Diana conduce una vita di intenso lavoro come insegnante e come collaboratrice editoriale, sempre dedita, amorevolmente, ai figli da crescere.
Diana voleva dare anche un contributo al lavoro di memoria sulla storia ebraica. Così per trent’anni ha lavorato come volontaria al Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) di Milano, dove ha sistemato i poster a tema ebraico degli ultimi cento anni.
Diana aveva una personalità vivace, un’intelligenza acuta e una curiosità inesauribile. E così, pur occupatissima, non rinunciava a coltivare i suoi innumerevoli interessi per la lettura, l’arte, la musica, i viaggi, il bridge.
Diana è stata una madre, una nonna, una bisnonna, un’ amica, sempre attenta e generosa. non si è mai stancata di offrire il suo sorriso e la sua rocciosa bontà d’animo anche quando l’età cominciava ad avanzare e le energie venivano meno.
Della personalità di Diana ricordiamo soprattutto il rigore e l’altissima integrità morale. E non c’è dubbio che i principi e gli insegnamenti della religione ebraica e delle tradizioni familiari siano stati per lei una guida ed un sostegno nel corso della sua lunga e laboriosa vita.
Che il suo ricordo sia di benedizione.
Milano Settembre 2024