di Andrea Jarach
Giovedì 24 ottobre al Memoriale della Shoah di Milano, “Dall’indifferenza ai genocidi: la storia non smette mai di ripetersi?”. Evento organizzato dall’Assessorato alla Cultura della Comunità Ebraica di Milano, in collaborazione con GARIWO.
Quando nacque il progetto del Memoriale fu da subito concordato che non avrebbe dovuto essere un semplice monumento ma un laboratorio vivo dove poter studiare e riflettere. Così è. Forte di quasi 45.000 giovani visitatori nel 2018, con numeri in aumento per l’anno in corso, il Memoriale sta affermandosi come un punto d’interesse per cittadini e turisti. Ai primi posti tra le esperienze offerte da Milano sulla classifica di TripAdvisor e ormai appuntamento fisso per sempre più numerose scuole.
Quindi giovedì 24 il Memoriale brulicava al piano vagoni di visitatori e contemporaneamente al mattino l’Auditorium Nissim vedeva una significativa cerimonia onorata dalla presenza della Senatrice Liliana Segre. La consegna della medaglia di Giusta tra le Nazioni di Yad Vashem alla memoria di Milena Melli per aver salvato, a rischio della vita, tre appartenenti alla famiglia Vitali. Viva commozione al risuonare degli inni israeliano e italiano mentre il consigliere della Ambasciata dello Stato di Israele Ariel Berkovich, leggeva la motivazione della onorificenza. Sono ormai 700 i Giusti italiani riconosciuti da Yad Vashem. Un numero apparentemente grande ma che, come ha detto Liliana Segre, si contrappone al terribile numero di milioni di indifferenti spettatori e complici. E questo ci porta alla storia e alla scritta INDIFFERENZA voluta da Liliana all’ingresso del Memoriale. Infatti, torniamo la sera in piazza Safra, questa volta per un convegno di stretta attualità ospitato al Memoriale e organizzato in tutta fretta di fronte alle minacce del presidente della Turchia Erdogan di genocidio delle popolazioni Curde della Siria dall’assessorato alla cultura della Comunità Ebraica e da Gariwo (Garden of the Righteous of the World).
I genocidi sono destinati a ripetersi? All’insegna dell’indifferenza? Questo il tema che ha visto coinvolti studiosi e testimoni. Da Gabriele Nissim a Gadi Luzzatto Voghera a Marcello Flores, storico dei genocidi.
Forti sono vibrate le parole della rappresentante curda Hazal Koyuncuer. Che ha offerto un quadro della straordinaria rivoluzione sociale applicata nel Rojava e oggi in fase di eliminazione ad opera di Erdogan. A partire dal ruolo delle donne alla organizzazione territoriale su base etnica improntata alla convivenza di diverse etnie.
Una denuncia del tradimento occidentale e del rischio del ritorno dei Jihadisti. Un monito da parte di una ragazza certamente coraggiosa. L’intervento di Hazal seguiva quelli del rappresentante Armeno Agop Manukian, di Jean Paul Habimana che oggi insegna religione al liceo italiano da molti anni. Jean Paul ha visto da bambino l’apocalisse è il bagno di sangue. Hutu contro Tutsi. Oggi è un ottimo insegnante che educa i propri ragazzi a resistere alle semplificazioni, alla creazione del nemico, alla divisione in categorie da aizzare una contro l’altra. Al ruolo dei media.
Ecco, il Memoriale ha confermato ancora una volta che la sua missione è di far riflettere visitatori di tutte le età e diventare una base per l’azione di resistenza ai nuovi genocidi.
Da qui l’invito del Presidente della Fondazione del Memoriale, Roberto Jarach, a renderci tutti ambasciatori di questo luogo che, di giorno in giorno, diventa sempre più uno strumento di divulgazione storica e di baluardo contro l’indifferenza. Proprio quanto ci si era prefissi alla nascita del progetto.