La Comunità al Tempio di Via Guastalla, per ricordare le vittime di Hamas e pregare per gli ostaggi

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di Nathan Greppi

In molti, ebrei e no, si sono riuniti domenica 23 febbraio nel Tempio Centrale di Via Guastalla per partecipare ad una preghiera collettiva in ricordo delle vittime e dei rapiti israeliani. Un momento molto sentito, sul quale aleggiava ancora la tristezza per la sorte toccata a Shiri, Ariel e Kfir Bibas.

Il discorso di Rav Arbib
“Sinceramente, è molto difficile parlare in questa situazione, in cui non abbiamo le parole per esprimere lo strazio di questo momento”, ha detto Rav Alfonso Arbib, rabbino capo della Comunità Ebraica di Milano. “Ma nello stesso tempo, credo che sia necessario parlare. Perché non credo che possiamo essere bloccati soltanto nel dolore, non possiamo permettercelo”.

Ha spiegato che “quello che è successo a Gaza, quello che è successo quest’anno, quello che è successo alla famiglia Bibas, quello che è successo agli ostaggi liberati” portano tanto dolore e rabbia. La situazione che abbiamo davanti è che “stiamo affrontando un odio profondo. A questo non siamo abituati, perché eravamo abituati ad agire in termini razionali e ragionevoli”. Si tratta di “un odio che si sta espandendo, che non è soltanto quello di un’organizzazione criminale come Hamas, ma si sta espandendo anche qui nei nostri paesi”. Un odio che sta facendo riemergere i fantasmi del passato.

Ha elencato però anche due fattori che permettono di riuscire a vedere la luce anche in questa situazione: “Noi ci sentiamo molto soli. Forse dobbiamo renderci conto che non lo siamo. Io non credo che siamo così soli. Noi quest’anno abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di nemici, e anche a qualcosa di molto triste: persone che credevamo amiche, e che in realtà non lo erano. Ma abbiamo fatto anche un’altra esperienza, di persone che non appartengono alla nostra comunità e ci hanno appoggiato con tutto se stesse, molto spesso mettendo a rischio se stessi e andando contro i propri interessi”.

Anche se il Rav non ha fatto nomi, il riferimento colto dai presenti era, tra gli altri, a Roberto Cenati, ex Presidente dell’ANPI, presente in Sinagoga.

Un altro elemento riguarda “la forza di Am Israel, del popolo ebraico, che non è la forza militare. La forza del popolo ebraico è stata quella di resistere per migliaia di anni. La nostra è stata una storia dove le sofferenze e i momenti difficili non mancano. La grandezza del popolo ebraico è che da questi momenti difficili si è sempre trovata la forza di rialzarci. Il momento difficile è stato spesso il momento per rinascere meglio, con più forza”.

Infine, Rav Arbib ha ricordato che “c’è D-o nella nostra storia. La nostra storia è sempre stata accompagnata della presenza di D-o, anche nei momenti più difficili. E questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Non dobbiamo mai dimenticare che non siamo soli”.

Letture e preghiere
Al termine del discorso, la funzione religiosa è cominciata recitando alcuni Salmi, in particolare 20, 91, 120 e 142. Dopodiché, è stata recitata una tefillah per gli ostaggi, alla quale è seguita la Ashkavah, la preghiera per ricordare i morti.