Oltre 150 agenti della polizia penitenziaria che lavorano nelle carceri della Lombardia, in particolare in quelle di Milano, parteciperanno a un seminario di tre giorni incentrato sul dialogo interreligioso e sulla libertà di culto. L’iniziativa, promossa dal Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria insieme alla Caritas ambrosiana, è stata presentata ieri negli uffici del carcere milanese di San Vittore.
Alla conferenza stampa di presentazione hanno partecipato i rappresentanti delle principali comunità religiose, a conferma che il radicalismo è una questione che non riguarda soltanto l’Islam, ma anche tutte le altre religioni. Oltre a Caritas ambrosiana, infatti, sono partner dell’iniziativa la diocesi di Milano, la Comunità ebraica di Milano, la Comunità religiosa islamica italiana e l‘Università del Sacro Cuore.
Fanatismo. “In Lombardia, su un totale di 7.826 detenuti, 3.630 sono stranieri – ha affermato Francesca Romana Valenzi, direttrice dell’Ufficio detenuti e trattamenti del Provveditorato della Regione Lombardia. In pratica stiamo parlando del 46,38%. Perciò non basta riflettere sull’immigrazione e sui fenomeni religiosi del proselitismo: bisogna anche iniziare a coinvolgere gli agenti attraverso un vero percorso di formazione”.
Nel nostro Paese sono più di 200 i detenuti sotto osservazione perché possibili estremisti, perciò non stupisce la scelta di fornire agli operatori dell’istituzione carceraria tutti gli strumenti necessari a comprendere le diverse sensibilità. Non solo per prevenire atteggiamenti tendenti al fanatismo, ma anche per evitare che i soggetti più a rischio si lascino attrarre dai predicatori che usano i luoghi di detenzione come terreno di conquista. “La conoscenza delle diverse pratiche religiose deve entrare a far parte del bagaglio di competenze degli operatori che prestano servizio negli istituti – ha detto monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, carità, azione e missione sociale e presidente di Caritas ambrosiana. Il carcere accoglie persone di tutte le etnie e di tutte le religioni ed è fondamentale che proprio questo luogo diventi un laboratorio di integrazione dove si sperimentano l’integrazione e il rispetto della diversità”.
Il primo incontro, mercoledì 6 aprile, dal titolo “Esperienza religiosa e maturazione umana. Identità religiose ed esperienze della religiosità” si concentrerà sulle tre grandi tradizione monoteistiche, ebraismo, cristianesimo e islam, mettendo in luce gli aspetti universali e particolari di ognuna di esse. La seconda lezione, martedì 19 aprile, dal titolo “La libertà di religione in una società plurale” affronterà alcune questioni pratiche come la possibilità di consumare cibi che rispettino i divieti religiosi, di ricevere assistenza religiosa e spirituale da parte di personale esterno. Il terzo seminario, mercoledì 4 maggio, intitolato “Educarci alla misericordia, ovvero il sogno della libertà” svilupperà il tema del rapporto tra etica e religione nelle diverse tradizioni.
“I detenuti ebrei in Italia si contano sulle dita di una mano, ma anche se ce ne fosse uno solo dobbiamo assolutamente difenderne i diritti a vivere il proprio ebraismo anche in carcere, nel rispetto delle regole – dichiara Davide Romano, assessore alla cultura della Comunità Ebraica di Milano -. Abbiamo quindi colto al volo l’occasione di questo progetto. Partito come sola formazione alla diversità per agenti penitenziari, dalla prima seduta (antecedente agli attentati di novembre di Parigi) abbiamo posto il tema della formazione per i detenuti, alla luce della presenza della diffusione del radicalismo islamico nelle carceri. Saremo dunque in prima linea nel richiedere che dalla formazione per gli agenti si passi all’assistenza ai detenuti per prevenire quanto poi da Parigi a Bruxelles è puntualmente accaduto: piccoli delinquenti che una volta in carcere vengono indottrinati e quando ne escono sono pronti al ‘martirio’. Questo è un progetto pilota che nasce in Lombardia e che vogliamo fare crescere al più presto in tutta Italia. Per il rispetto delle diversità e per la sicurezza di tutti”.