di Redazione
La TV pubblica israeliana (Kan 11) ha presentato un servizio sull’emergenza Coronavirus, illustrando la positiva esperienza della RSA della Comunità ebraica di Milano come una storia di “successo”. (Qui il video del servizio).
Le Direzioni Sanitaria e Gestionale hanno saputo infatti prevedere più che tempestivamente, il rischio contagio a cui si stava andando incontro applicando con lungimiranza e rigore le disposizioni opportune (chiusura ai visitatori, regole di distanziamento all’interno della casa, percorsi puliti, ecc..).
Questo video illustra molto bene l’atmosfera serena che nonostante tutto si è vissuta e tuttora si vive all’interno della RSA, mostrando momenti di vita in un’atmosfera anche gioiosa, festeggiando Yom Haatzmaut, facendo musicoterapia, arte terapia, pet terapia, mindfullness e anche video-chattando con i propri cari grazie all’uso dei tablet.
La traduzione del reportage
Qui riportiamo la traduzione dall’ebraico (di David Zebuloni) dei testi del servizio televisivo.
“Questa è la storia di una casa di riposo colpita dal coronavirus, una città che negli ultimi mesi ha visto principalmente morte, dolore e paura. Al contrario delle altre storie provenienti dallo “stivale” (l’Italia), in questa storia non c’è morte o dispiacere. Non ci sono immagini di famigliari in lacrime che non ha potuto separarsi dai loro cari.
La Casa di Riposo Arzaga si trova nel quartiere ebraico di Milano. I suoi dirigenti hanno accettato di condividere con noi ciò che accade nella Residenza in questi giorni, fornendoci delle immagini esclusive che mostrano la vita degli anziani durante la quarantena.
102 sono i residenti della Casa di Riposo, la maggior parte ebrei, ma ci sono anche dei cristiani: ecco l’integrazione nella terza età! Ciò che caratterizza questa casa di riposo però è che, a differenza di altre residenze sparse nella Lombardia, qui sono riusciti a tenere tutti i residenti in vita. E questa non è assolutamente una coincidenza.
(Dottor Antonio Rizzo parla in italiano)
Due settimane fa hanno festeggiato qui Yom Haatzmaut, senza fuochi d’artificio, con delle brioches al posto dei kebab e con della musica trans-ebraica: un po’ di libertà durante la quarantena!
Sono già diversi mesi infatti che questi anziani non escono dalla residenza e non incontrano nessuna persona esterna.
La decisione di non aspettare le direttive del Capo del Governo e di chiudere immediatamente i cancelli dell’edificio, probabilmente ha salvato la vita di molti residenti.
(Dottoressa Dalia Fano parla in italiano)
Potremmo continuare a discutere fino a quando troveranno il vaccino, se la quarantena era giustificata, obbligatoria e se valeva il prezzo che abbiamo pagato, ma su una cosa non c’è discussione: c’è stato un fallimento collettivo mondiale nel riuscire a difendere dalla pandemia i cittadini più a rischio, gli anziani.
I dati dicono che metà dei morti in Europa erano nelle case di riposo. Negli Stati Uniti il New York Times ha dichiarato che un terzo dei morti di tutto il paese erano lavoratori e residenti delle case di riposo.
In una casa di riposo a Barcellona sono morti i 70% dei residenti e la colpa e soltanto: (parla il direttore della casa di riposo in spagnolo)
Anche in Inghilterra ci sono molte critiche rivolte al Governo, in quanto ha reagito troppo tardi, rimandando troppo la quarantena. Un’inchiesta di Reuters ha mostrato che il Governo ha preferito gli ospedali alle case di riposo per evitare un crollo generale. Il risultato è stato opposto: il trattamento riservato ai più anziani ha generato ancora più danni.
(Parla Boris Johnson in inglese)
Ecco un altro esempio. In una casa di riposo vicino a Bergamo hanno deciso di fare il primo test per coronavirus un mese dopo la morte del primo residente. Un mese! Il risultato: in due mesi sono morti 34 su 87 residenti.
La dirigenza della Lombardia viene accusata perché ha permesso il contatto degli anziani ha persone esterne e allo stesso staff medico che entrava e usciva dalle case di riposo portando con loro il virus.
(Dottor Antonio Rizzo parla in italiano)
Tornando alla nostra casa di riposo a Milano, lì non hanno risparmiato alcuno sforzo per salvaguardare il benessere spirituale dei residenti. C’è chi persino ha ricordato la vita in “Terra Santa”.
In realtà il virus è riuscito ad entrare anche qui. Due residenti e tre membri dello staff sono stati controllati, ma grazie ad una reazione veloce e forse anche grazie ad un po’ di fortuna, sono riusciti ad evitare un contagio collettivo che era quasi certo e che poteva concludersi in una vera tragedia.
Risulta difficile non domandarsi se si poteva adottare una strategia diversa, concentrarsi solamente su chi era davvero a rischio di contagio senza fermare il mondo intero. Forse così avrebbero salvato più vite, e non solo l’economia.
La storia della casa di riposo ebraica di Milano ci mostra che forse potevamo salvaguardare meglio i nostri genitori e nonni. La loro musica nemmeno il coronavirus potrà fermare”.