di Redazione
«Noi ebrei oggi, in Israele e in diaspora, viviamo in un’era miracolosa in cui per la prima volta dopo duemila anni possiamo proteggerci e difenderci da soli. In Israele e all’estero non c’è separazione e differenza, siamo una sola famiglia». Così il nuovo ambasciatore di Israele a Roma, Dror Eydar, che ha da pochi giorni presentato le credenziali al Presidente Sergio Mattarella, si è rivolto alla Comunità ebraica di Milano nel corso di un cordiale incontro nella Sala consiliare, dopo la visita alla Scuola ebraica di via Sally Mayer. Nella mattinata ha avuto un colloquio con il Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib e ha visitato il Memoriale della Shoah.
In Comunità è stato accolto dalla Senatrice Liliana Segre, in veste di Presidente della Associazione Figli della Shoah, dal Presidente CEM Milo Hasbani, da una nutrita rappresentanza di consiglieri, compreso il past president Raffaele Besso, e dai rappresentanti di tutti gli Enti ebraici milanesi.
Si è intrattenuto qualche minuto con la Senatrice Segre alla quale ha raccontato la storia dei suoi nonni deportati ad Auschwitz: «Sono molto emozionato, per questo, di conoscerla. Solo pochi giorni fa ho consegnato a Roma due Medaglie di Giusti delle Nazioni alle famiglie Cencelli e Gessini, salvatori della famiglia ebraica dei Terracina». Un altro ramo della sua famiglia proviene dall’Iran: «Appena lo Stato di Israele è stato fondato hanno cercato subito di emigrare e poi sono stati 10 anni in un campo profughi prima di costruire la loro casa, come migliaia di israeliani» – ha raccontato. «Quando ho incontrato il Presidente Mattarella, egli ha voluto ricordare la Shoah e io ho proseguito dicendo che Israele, lo Stato degli ebrei ha raccolto i sopravvissuti anche grazie all’Italia e questo legame tra Israele e Italia è inscindibile».
«Sono stato diverse volte in Italia, ma questa è la prima volta a Milano. Sono ambasciatore di Israele in Italia, non nella comunità ebraica, perché tutti voi siete come me ambasciatori di Israele; siamo una famiglia. Le ultime due generazioni di ebrei hanno vissuto sotto la protezione di uno Stato ebraico indipendente come mai negli ultimi duemila anni. È un imperativo, difendere tutti gli ebrei in Israele e fuori. È una responsabilità dello Stato verso tutti gli ebrei del mondo e se dipendesse da me, tutti gli ebrei del mondo voterebbero alle elezioni israeliane».
«Io sono uno storico esperto anche in storia delle religioni e ha spesso colloqui con prelati della Chiesa. Recentemente, – ha raccontato Eydar – negli Stati Uniti ho incontrato un Vescovo che mi ha detto ‘Io amo gli ebrei e Israele, ma se non riconoscete che Gesù è morto e dopo tre giorni è risorto, andrete all’inferno. Gli ho risposto: ‘Pastore, prima di tutto Gesù era ebreo e quindi questa è una questione interna alla nostra famiglia, nella quale voi non dovreste entrare. Poi quando è finita la seconda guerra mondiale? Nel 1945. Quando è nato lo Stato di Israele? Nel 1948. Dopo la Shoah il nostro popolo, tutto il popolo ebraico era annientato; i vivi e i morti giacevano in un’unica fossa desolata. Ma dopo tre anni il popolo ebraico è risorto nello Stato di Israele. Dalla distruzione alla Redenzione, siamo tornati a casa. Siete voi che dovere credere a questo miracolo».
L’ambasciatore si è poi soffermato su Israele Start-up Nation, paese dell’innovazione, della tecnologia e del futuro. «Tutti noi dobbiamo essere consapevoli di questo miracolo».
Nella foto, da sinistra: Milo Hasbani, Dror Eydar, Liliana Segre e Michal Gur-Aryeh, portavoce dell’Ambasciata d’Israele a Roma