Novità nel consiglio dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane: il consigliere Yasha Reibman ha rassegnato per motivi personali le dimissioni e il suo posto è stato coperto con l’assegnazione per cooptazione dell’incarico da un altro milanese, Riccardo Hofmann.
Hofmann, 45 anni, laureato in Scienze Politiche ad indirizzo politico internazionale, ha lavorato nell’ambito delle relazioni pubbliche, comunicazione e moda; attualmente è manager delle relazioni esterne di un gruppo italiano che si occupa di ambiente, territorio e mobilità.
Riccardo Hofmann così ha commentato il suo nuovo incarico: “Desidero innanzitutto ringraziare il presidente della Comunità ebraica di Milano, Leone Soued e tutto il Consiglio della Comunità in cui vivo; il presidente dellUnione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna e tutto il Consiglio, per lonore che hanno voluto concedermi di essere un rappresentante dellebraismo italiano.
In questo momento sento la responsabilità di questo prestigioso incarico ma altresì il desiderio e la determinazione di promuovere al meglio gli interessi, le necessità e le aspirazioni dellebraismo italiano, sia allinterno sia allesterno.
Per quanto riguarda il contributo che vorrei dare allUnione, penso che entrando a metà mandato, spetterà al presidente, alla Giunta e al Consiglio suggerirmi dove potrò essere più utile.
Le mie competenze riguardano il mondo delle relazioni esterne, della comunicazione e dellimmagine, ma sarò a disposizione laddove servirà il mio contributo.
Penso anche, a prescindere dal ruolo che avrò, che il tema della comunicazione sia interna sia esterna e il tema dellavvicinamento dei lontani, che mi sembrano in qualche modo legati, siano oggi di grande importanza strategica. Ritengo importante che gli ebrei italiani o che vivono in Italia e non ebrei percepiscano anche una realtà viva, attiva, variegata accanto alla grande ed antichissima tradizione religiosa e culturale dellebraismo italiano.
Nel mio impegno in ambito ebraico, dai movimenti giovanili in poi, ho sempre lavorato per comprendere piuttosto che escludere, per dialogare laddove possibile, pur avendo ben chiari i principi etici e religiosi della tradizione ebraica e il mio attaccamento fortissimo allo Stato di Israele, che in quanto ebreo, considero anche il mio Stato”.