Un senso a questa vita

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Noar09 – incontro nazionale per giovani.

“Il giovane che vive giorno per giorno tradisce la sua natura”: con queste parole rav Alfonso Arbib ha spronato i ragazzi intervenuti al raduno milanese Noar09 a prendere responsabilmente in mano la propria vita e il proprio futuro. Un incontro che ha visto la partecipazione di più di centoventi persone; i giovani si sono divisi in due gruppi di lavoro per analizzare le prospettive e le linee guida per le attività destinate ai ragazzi under e over 18.

Il convegno di Milano è stato organizzato dall’assessorato ai Giovani dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane – presente al raduno la vicepresidente Claudia De Benedetti – con la finalità di condividere esperienze diverse, nate e portate avanti nelle due maggiori comunità italiane, Roma e Milano, e anche nelle piccole comunità, con scarsità di mezzi ma tenace volontà.

Così, tra i più giovani, si sono confrontati i movimenti giovanili Bené Akiva e Hashomer Hatzair, gli uffici Giovani di Roma e Milano, il Pitigliani e il Maccabi; per gli over 18, l’ufficio Giovani di Milano, Ugei, Efes2, Noam Giovani, Young Leadership, Lesson Party, Joy-Genova, Get-Torino. Sigle, codici ed etichette che identificano gruppi anche molto diversi come approccio al “problema” ma uniti dallo stesso scopo: far emergere nomi e volti dei giovani ebrei italiani e coinvolgerli in attività globali o selettive, per pochi o per molti, a “evento” o continuative.

“Al Congresso dell’Ucei nel luglio 2006 era stata approvata una mozione che impegnava l’Unione a costituire un assessorato ai Giovani. Solo con un coordinamento nazionale delle attività sarebbe stato possibile – fu deciso – valorizzare le risorse disponibili e trovare soluzioni comuni a comuni problemi” ha detto Alan Naccache. “Tra gli obiettivi: creare un Networking tra mondo del lavoro e i giovani, una newsletter, un forum, un calendario condiviso per evitare sovrapposizioni di eventi importanti”.

I ragazzi riuniti nella sessione “Over” hanno presentato diversi punti di vista, obiettivi e soluzioni. “Le organizzazioni ebraiche hanno coinvolto più giovani che erano fuori dall’ambiente”, dice Ariel. “Bisogna ora puntare agli interessi dei singoli, per farli partecipare in modo attivo”.
Alan ricorda un’esperienza positiva: l’idea di invitare i giovani ashkenaziti ad una festa di Sukkot ha avuto successo, con 250 partecipanti, molti dei quali assolutamente lontani dalla frequentazione di eventi comunitari. “Internazionalizzando le iniziative”, ha concluso “si ha la possibilità di vedere ‘facce’ nuove”.

Benji Oskar ha presentato la sigla milanese Efes2: “Il prefisso di Milano, 02, tradotto a metà in ebraico. Ci dice che siamo milanesi, ebrei e che vogliamo organizzare eventi ‘fuori dal ghetto’, in locali e ambienti diversi, unendo così la parte ebraica alla vita laica”.
Non è d’accordo Rav Levi: “Non bisogna portare i giovani fuori, in location che nulla hanno a che fare con l’ebraismo. Bisogna attirare i ‘ragazzi invisibili’ ebrei di Milano facendogli ‘sentire’ l’ebraismo e stimolandoli nella loro identità, fargli capire che siamo legati dalla forza comune dell’ebraismo”.

Anche Afshin Kaboli dei Giovani Persiani del Noam è perplesso sulle location esterne: “Attirare gente togliendo dagli inviti l’ebraicità non è il metodo migliore. Coinvolgere personalmente i giovani con contatti diretti è più efficace, e poi ascoltare ciò che hanno da dire”. Il contatto diretto è la strada giusta anche per Simone: “Fino a due anni fa non conoscevo nessuno, poi mi hanno invitato a passare una giornata a sciare, così sono entrato in contatto con altri ebrei. E’ importante che ci siano persone carismatiche che sappiano coinvolgere e differenziare le attività in modo da toccare gli interessi più diversi”.

Gad Lazarov ha parlato della crescita dell’Ugei a partire da un forte gruppo di amici, passata poi alla creazione di gruppi locali e alla decisione di organizzare eventi internazionali, aprirsi al confronto con realtà più ampie.
C’è poi chi sottolinea l’importanza di dare contenuti “utili” agli incontri giovanili: “Progetti, seminari, gruppi di lavoro” propone Daniele.
Giuditta: “La comunità è spaccata in due: chi frequenta il tempio e gli eventi organizzati e chi invece ne è lontano. Si devono quindi differenziare le proposte per dare modo a questi ultimi di entrare progressivamente nell’ambiente”.

I contenuti stanno a cuore anche a Giordana: “La Young Leadership del Keren Hayesod propone argomenti di dibattito con l’obiettivo primario di formare un gruppo di persone attive. I Temi: ritrovare l’identità ebraica, sostenere Israele”.

L’approccio “piramidale” è quello suggerito invece dal gruppo Brutti e Cattivi: “Chiamare 8 persone da 8 gruppi diversi; 8 persone sul palco, altre 8 che le presentano, ognuno coinvolge 10 amici, alla fine siamo 200…”.

Sono intervenuti al dibattito anche alcuni adulti, genitori, assessori ai giovani di Roma e Milano.
Dolfi Diwald ha detto che il problema principale, l’assimilazione, si combatte attraverso iniziative che abbiano una certa continuità, come ad esempio il Corso di Giornalismo organizzato dalla direttrice del Bollettino Fiona Diwan, con progetti duraturi che consentano di stringere amicizia; poi è fondamentale la comunicazione delle iniziative stesse che devono essere pubblicizzate attraverso tutti i mezzi disponibili, internet, email, sms, telefonate.

David Piazza ha sottolineato che i giovani non devono essere considerati come persone incapaci di decidere da soli, senza essere indirizzati.

Il gruppo di lavoro ha stilato una lista di proposte e metodi che sintetizzano quanto emerso nel dibattito: diversificare, internazionalizzare, dare valore ai contenuti, garantire continuità e responsabilizzare.

Nel pomeriggio, Claudia De Benedetti – vicepresidente e assessore ai Giovani dell’Ucei – ha tratto le conclusioni sull’attività dei gruppi di lavoro, delineando le strategie e gli scenari futuri; mentre Guido Vitale ha parlato del sito dell’Ucei Moked.it, portale dell’ebraismo italiano, un’opportunità per la comunicazione giovanile.
Enzo Campelli ha presentato il corso di laurea in Studi ebraici, un diploma triennale attivato dall’Unione delle Comunità e riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha l’obiettivo di formare esperti di cultura ebraica: “Un’opportunità per i giovani, che possono aspirare al lavoro nell’ambito delle istituzioni comunitarie, nell’insegnamento, nell’editoria, nella mediazione culturale e nella conservazione dei beni culturali”.

Ha concluso la giornata un seminario di Hasbarà (“controinformazione”) con Emanuele Ottolenghi, direttore del Transatlantic Institut Bruxelles, che ha parlato su Israele: vittorie e sconfitte; il terrorismo e l’Iran, e il giornalista de Il Secolo XIX, Giuseppe Giannotti, con un intervento su Israele e noi: disinformazione e manipolazione; verità e menzogne.



Tutti i numeri di Noar09

Partecipanti: 120
dai madrihim dei movimenti giovanili agli shlihim, dagli assessori ai giovani di tutta Italia, ai consiglieri UCEI



Organizzazioni: 25

Associazioni, movimeti giovanili, uffici giovani ed enti che si occupano di giovani


Comunità: 10
Bologna, Genova, Firenze, Livorno, Milano, Napoli, Roma, Torino, Trieste, Venezia



Catering: NuFood di Loni Saban e Anat Levi

Tante specialità elegantemente servite. Dalle tortillas alla paella, dal tabuleh alle barchette di sushi per concludere con dei bicchierini di tiramisù e mousse al cioccolato.