Visita al quartiere ebraico di Chieri

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La ex Sinagoga di Chieri è un monumento di valore storico e artistico di cui rimangono ben conservati il bel soffitto affrescato e alcune parti del matroneo. Grazie alla generosità del suo proprietario, essa sarà finalmente visibile al pubblico dei visitatori in una apertura straordinaria che avverrà il 9 ottobre, in coincidenza con l’esposizione della mostra Chalutzim, ebrei piemontesi in Eretz Israel (1897-1948), che si è aperta presso la Biblioteca Comunale di Chieri il 5 ottobre.
L’antica Sinagoga di Chieri, in mancanza di una comunità ebraica attiva, ha cessato la sua funzione nel 1935. Da allora essa ha cambiato la sua destinazione e non è mai più stata visitabile: si è trasformata, passando gli anni e di mano in mano, proprietà privata, adibita ad alloggio. Da qualche anno è proprietà di un appassionato cultore della storia dell’edificio, che ha provveduto con attenzione e scrupolo alla messa in sicurezza del tetto e dei muri perimetrali, alla conservazione delle opere d’arte, e che ne prevede un prossimo restauro per uso privato.
I suoi preziosi arredi secenteschi (tevà e aròn ha-kòdesh) sono stati trasferiti nel 1942 nel Tempio inferiore di Torino, in sostituzione di quelli andati distrutti nel bombardamento del novembre 1942. Il loro spostamento però, se ha di fatto utilmente preservato dalla distruzione quegli oggetti, li ha però rimossi dal loro ambiente naturale e dalla “forza suggestiva ed emotiva che è propria solo agli assiemi mantenuti vivi nel loro ambito” .
A Chieri, dopo l’abbandono della Sinagoga e dell’area in cui vivevano gli ebrei, ormai trasferiti in gran parte altrove, il quartiere ebraico ha subito un continuo decadimento dovuto a fenomeni naturali, a pesanti violazioni, a vandalismi, a manomissioni edilizie, alla alienazione o cessione di arredi della sinagoga.
Negli anni ’70 la professoressa Noemi Gabrielli, allora soprintendente alle gallerie del Piemonte, insistette perché il complesso degli edifici costituenti il ghetto ebraico di Chieri fosse restaurato e destinato a museo ebraico. Si sarebbe così ridato vita a un ambiente culturale coerente, e messa in salvo una testimonianza storica e urbanistica di eccezionale importanza. Purtroppo quelle buone intenzioni non hanno avuto seguito, e anche la ricerca storiografica sull’ebraismo chierese non è andata molto oltre la pregevole tesi di laurea di Sergio Treves, Gli Ebrei a Chieri (1416-1848), pubblicata nel 1974, che rimane a tutt’oggi il testo fondamentale di riferimento.
Già percorrendo via Vittorio Emanuele, al n. 64 è la bella casa Levi, dove sembra che si radunassero i patrioti mazziniani dei moti del 1821. Ma il cuore di quello che sarebbe stato il ghetto era costituito dai palazzi gotici e rinascimentali dei nobili Solaro e Villastellone, compresi tra via della Pace, vicolo mozzo Corona Grossa e via Avezzana.
Quello che rimane oggi del quartiere ebraico è un agglomerato di abitazioni nel vicolo in salita denominato via della Pace, nota popolarmente come l sù dij breu (= la salita degli ebrei).
Le prime presenze ebraiche documentate a Chieri risalgono al 1416. Il quartiere antico era delimitato da una cintura di edifici religiosi cattolici che isolavano il ghetto dal resto della città. Le abitazioni, collegate come di consueto le une alle altre da ballatoi, passaggi e cortili, ruotavano intorno al cortile centrale, il chazer. Quando, nel 1723, a Chieri venne istituito il ghetto, tutt’intorno al tempio erano gli alloggi delle famiglie pigionanti in cui si era smembrato il quartiere aristocratico. Erano ancora conservati porticati, scalinate, saloni, logge, soffitti ed ornamenti di alta qualità artistica, sebbene in stato ormai decisamente fatiscente.
In via della Pace 6, in un vicoletto tra due corpi di casa Solaro, stanno sulla destra una torre gotica e una casa detta “del rabbino”. Al numero 8 di via della Pace, penetrando un androne a botte, si entra nel cortile principale, il chazer. Qui si vedono immediatamente gli effetti dei restauri realizzati dagli attuali proprietari. E’ immediatamente evidente la stupenda scala angolare a loggetta e il magnifico ballatoio, riportati a dignità dall’incredibile stato di abbandono in cui si trovavano fino a pochi anni fa. Appena a sinistra dell’inizio della scala, una porta conduce all’interno di una pregevole galleria d’arte. Tornati sul chazer sono da osservare le curiose due semicolonne sul muro di destra, probabile memoria di un vecchio portico ora chiuso. Qualcuno però le aveva considerate come una citazione del primo tempio di Gerusalemme.
In un angolo si trova una scala a chiocciola che porta al sotterraneo.
La Sinagoga era situata all’ultimo piano dell’edificio centrale prospiciente il chazer. Evidentemente essa venne realizzato a partire da strutture abitative preesistenti, probabilmente edificate nel XV secolo, e successivamente modificate in un affascinante palinsesto di stili e di malte di cui sono chiaramente visibili le tracce. Treves sostiene però che il Tempio venne “costruito ex novo al sorgere del Ghetto” . La tevà e l’aròn ha-kòdesh, che oggi arredano il tempio inferiore di Torino, si trovavano nell’asse centrale del piccolo tempio (di circa 80 mq). Lungo i lati maggiori erano disposti i banchi lignei dei posti a sedere. Oggi si riconoscono sul pavimento, non più originale, le tracce dei muri in mattoni forati che definivano le diverse stanze dell’abitazione che vi era stata arrangiata negli anni ’60. Anche i resti piuttosto malconci del matroneo sono chiaramente riconoscibili, ma ciò che colpisce lo sguardo del visitatore sono gli splendidi affreschi del soffitto, e i decori delle lunette sovrastanti le finestre. La loro esecuzione è di un eccellente artigiano il cui nome non è attestato, né la data di realizzazione è certificabile. Si tratta probabilmente dello stesso artista che nel 1875 aveva affrescato il Duomo di Chieri: simile è lo stile, simili i materiali e le tecniche usate.
Sotto la Sinagoga si trovava la sala dei pasti comuni, divenuta poi una falegnameria adesso abbandonata.
Marco Cavallarin

Ebrei piemontesi in Eretz Israel
5 – 20 ottobre 2007
Chieri – Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone”
Via Vittorio Emanuele II, 1

In occasione della seconda edizione di “Ottobre, piovono libri: I luoghi della lettura: campagna per la promozione della lettura durante il mese di ottobre 2007”, promossa dall’ Istituto per il Libro di Roma, la Biblioteca Civica di Chieri “Nicolò e Paola Francone” e l’Archivio Storico Comunale “Filippo Ghirardi”organizzano l’evento: “Ebrei piemontesi in Eretz Israel”.
Dal 5 al 20 ottobre 2007, presso le sale della Biblioteca Civica, rimarrà aperta la mostra fotografica itinerante “Chalutzim – Pionieri in Eretz Israel – 1897-1948”, realizzata da Giovanni Marco Cavallarin e Marco Mensa ed allestita in precedenza nelle località di Acqui Terme, Casale Monferrato, San Giorgio Scarampi e Bologna. L’esposizione si sposterà successivamente a Vercelli, Ashqelon (Israele), New York (USA) e Vancouver (Canada).
Il Primo Congresso Sionista di Basilea, nel 1897, propose di creare in Eretz Israel alcune comunità democratiche e paritarie in cui gli ebrei potessero riunire e coltivare i loro saperi. Nacquero così i Kibbutz. In Italia, ed in particolare in Piemonte, il dibattito in materia fu particolarmente fertile. Proprio dal Piemonte molti ebrei, alcuni dei quali prima della promulgazione delle leggi razziali, decisero di diventare chalutzim (pionieri) e compiere il viaggio verso Eretz Israel. Alcuni dei protagonisti vivono ancora in Israele ed in Piemonte.
Le mostra, grazie alle foto di Marco Mensa e a quelle provenienti da alcuni archivi privati, racconta questa storia e i suoi protagonisti. Il percorso si snoda tra i paesaggi del Piemonte e il deserto del Neghev, tra i colori e i suoni dei kibbutz, tra i profumi di quella terra e dei suoi prodotti, tra i ricordi e le testimonianze, tra i volti e le parole dei chalutzim.
Il giorno dell’inaugurazione è stato proiettato il documentario relativo allo stessa tema, mentre il 18 ottobre, alle ore 21, ci sarà la presentazione del libro: “Chalutzim. Pionieri in Eretz Israel – Ebrei Piemontesi. Il contributo alla realizzazione dell’Utopia sionista. 1897-1948” (Priuli & Verlucca) di Marco Cavallarin e Marco Mensa, da cui è stata tratta la mostra fotografica. Inoltre, in via del tutto eccezionale, sarà possibile visitare l’ex sinagoga ebraica di Chieri.

PER INFORMAZIONI:
Biblioteca Civica di Chieri “Nicolò e Paola Francone”: tel. 011.9428400 – fax 011.9428367
Ufficio Stampa (Alberto Stella): tel. 011.9428406 – e-mail: biblioteca@comune.chieri.to.it