A Scuola. A parlare di Scuola. Con la Fondazione Scuola

Scuola

di Roberto Zadik

Conto alla rovescia per le elezioni, che si svolgeranno domenica 10 giugno, e una serata tutta dedicata alla Scuola Ebraica, ai progetti per il futuro, alle linee strategiche e gestionali, alle innovazioni tecnologiche. Come ha sottolineato la moderatrice del dibattito, Fiona Diwan, rivolta al pubblico, “questa è un’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe in un momento di sospensione pre-elettorale e così esprimere preoccupazioni, soddisfazioni e richieste”. Tanti i temi sul tappeto: dalla ricerca di finanziamenti pubblici e fondi, alla questione se la scuola debba svincolarsi dalla politica e quindi non essere più gestita direttamente dalla Comunità; dal futuro del nostro liceo al potenziamento dell’ebraico e inglese (che dovrebbe essere dato in mano solo a insegnanti madre lingua).

Sul palco, a rispondere a domande e questioni, oltre a Marco Grego, presidente della Fondazione Scuola, un candidato per lista. Da sottolineare l’intervento del Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib che nell’ultima parte dell’incontro si è soffermato sulla definizione di scuola ebraica (“non condivido né amo usare l’espressione valori ebraici. Una scuola ebraica deve essere ebraica in ogni cosa, in ogni gesto, in ogni istante del suo divenire”), sottolineando problematiche importanti e delicate come l’assenza o la carenza di docenti e come sia difficile trovare dei sostituti quando le morot delle elementari ad esempio vanno in pensione, morà che è figura chiave nella trasmissione del sapere e del sentimento ebraico.

Prima questione chiave: a chi affidare la gestione delle linee guida della scuola del futuro? A un ente gestore esterno svincolato da logiche politiche oppure continuare a far dipendere la scuola dal Consiglio della Comunità? Su questo nodo fondamentale si sono confrontati Avram Hason, per lista Milano per l’Unione, Cobi Benatoff, lista Ucei per la scuola, Daniele Schwarz, Welcomunity, Raffaele Turiel, Machar, Andrea Bardavid, Com.unità, Gabrielle Fellus, Am Im, Davide Hazan, lista Ken 2.0, Joe Chalom, lista Shalom. Per Hazan deve essere come è stato finora, “sono il Consiglio della Comunità e la politica a dover decidere in materia scolastica assieme alla preside”, mentre Schwarz suggerisce una soluzione “aziendalista” per la scuola, ovvero la “nomina di un direttore amministrativo e una gestione manageriale volta a implementare l’immagine e i servizi offerti dalla scuola”.

Secondo Andrea Bardavid “oggi l’organizzazione è poco efficace e sono favorevole ad uno svincolamento del Consiglio della Comunità dalle questioni scolastiche, in modo da snellire le procedure gestionali”. Ovvero va considerata seriamente l’opzione, come avviene in moltissime altre realtà ebraiche, di svincolare la scuola dalla politica, per dargli una gestione autonoma con un budget indipendente, con un board in cui siedono il Rabbino capo, la Comunità, l’Ucei, un board che lavori con criteri di qualità e libertà di intervento, fuori dalle logiche faziose o di appartenenza a questo o a quello schieramento, di destra o sinistra che sia.

Di diverso parere Avram Hason, che invece pone come primaria “la qualità degli insegnanti e la scelta dei messaggi da trasmettere ai ragazzi mentre in un secondo momento si può pensare a chi affidare la gestione delle tematiche scolastiche”. Hason e Turiel si sono poi soffermati sui rapporti tra Ucei e Scuola, sottolineando la necessità di fare rete e di accentrare nelle mani Ucei le decisioni circa l’aspetto gestionale. Per Cobi Benatoff, si tratta invece “di fare tesoro delle esperienze di altre scuole ebraiche internazionali, gestite autonomamente rispetto alla Comunità e per questo rifiorite sia per l’aspetto didattico che per quello dei profitti. La nostra scuola è ottima, ma quella che dobbiamo incrementare è la qualità percepita, e dare valore aggiunto a un’offerta che è già molto buona”. Per Gabrielle Fellus invece si tratta di agire nell’ascolto e nel rispetto delle competenze del corpo docente e delle necessità dei genitori: pensare di poter prendere decisioni dall’alto, in modo autocratico, non ha senso, la Scuola ha un “dietro le quinte” che va conosciuto e esplorato, prima di dire o fare alcunché.

Marco Grego, ospite e padrone di casa, Presidente della Fondazione Scuola che ha organizzato e promosso la serata, ha sollevato la questione delle tecnologie: “Prima il laboratorio e le lavagne luminose (un gioiello che ci ha valso una menzione speciale) e poi i 40 tablet per gli studenti e i 15 per i docenti. E poi gli aiuti alle famiglie, i contributi ai viaggi d’istruzione… Questo –e altro-, finora è stato fatto dalla Fondazione che sempre di più vuol partecipare alla crescita di questa scuola, senza la quale, non dimentichiamolo, non c’è Comunità”.

Nel corso della serata è emerso anche il tema della salvaguardia della natura “pubblica” della Scuola di via Sally Mayer: una scuola per tutti gli ebrei, capace di far fronte alle esigenze delle famiglie, capace di accogliere chiunque, come in qualsiasi scuola pubblica che si rispetti.

E poi ancora, tutti sono intervenuti sul tema del finaziamento pubblico della scuola. Chiedere la partecipazione dello Stato al pagamento dei professori è davvero così impossibile? La Francia lo fa già con un contributo statale alle scuole delle minoranze . Senza contare poi che le scuole ebraiche in Italia, sono nate sulla base di una necessità storica: si era in piene Leggi razziali, quando professori e allievi furono cacciati dalle scuole pubbliche e il mondo ebraico si trovò a dover aprire scuole ebraiche… Basterebbe questo a motivare la richiesta di aiuto finanziario anche se sono passati tanti anni?

Infine, proposte e suggerimenti: visiting professor, gemellaggi, scambi con scuole ebraiche internazionali, seminari di figure esterne di prestigio i cui contenuti abbiano valore curricolare… E ancora: la possibilità di fare l’esame psicometrico in italiano nelle università israeliane (c’è già in russo, arabo, francese, inglese, ebraico…)  E varare finalmente quello che Avram Hason ha chiamato il Progetto Spinoza, un Erasmus ebraico che comprenda soggiorni all’estero per studenti del liceo, in famiglie e scuole di comunità straniere. Inglese e ebraico da potenziare con insegnanti di lingua madre fin dalle elementari e lezioni direttamente in lingua…

Una serata garbata e tutto sommato poco “accesa” per una vigilia di elezioni. Che ha sollevato interventi e domande anche dal pubblico. Accanto agli interventi degli ospiti, sul palco, hanno preso la parola anche Guido Osimo, Daniela Ovadia, Claudia Terracina, Stefano Jesurum, Simone Sinai e Riccardo Hoffman che ha posto la questione se sia meglio concentrarsi sulla qualità della didattica o se invece sia utile pensare anche alla quantità degli studenti, mentre il segretario Alfonso Sassun ha puntualizzato numeri e questioni tecniche. In merito alla scuola e alle sue problematiche, Raffaele Turiel ha confrontato gli istituti di Milano, Roma, Torino e Trieste specificando che “bisogna trovare un minimo comun denominatore tra di esse”.  Anche la Preside infine, Esterina Dana, è intervenuta sugli aspetti tecnologici della didattica e sull’adozione eventuale dei tablet ai posto dei libri di testo cartacei.

Per certi versi troppo politica e istituzionale, la serata ha tuttavia avuto il merito, non indifferente, di far ragionare tutti su un tema da sempre molto caldo e chiacchierato, la Scuola, affrontato di rado con pacatezza, confronto costruttivo e con una sana dose di razionalità.